SANITA' & POLITICA

Istituto Zooprofilattico nel limbo, da un anno è senza direttore

Dopo il mancato rinnovo della Caramelli è ancora il facente funzioni Ferrari a guidare la struttura. Eppure a marzo si è chiusa la procedura pubblica ma il dossier è rimasto chiuso in un cassetto. Intanto il grande accusatore Corgiat ha fatto carriera

Un’eccellenza piemontese che da un anno è nelle mani di un manager ligure, nominato a suo tempo da Giovanni Toti e che ancora oggi a lui risponde. È lo strano caso dell’Istituto Zooprofilattico, dove lo scorso dicembre, a seguito di una lunga faida interna e l’avvio di un’inchiesta della Corte dei Conti, non è stato rinnovato l’incarico al direttore generale Maria Caramelli, affidando la struttura ad Angelo Ferrari in qualità di facente funzione. Intanto è stata aperta (e chiusa) una selezione pubblica per l’individuazione del successore. A distanza di un anno, però, nulla si è mosso.

Lo statuto dell’ente – partecipato dalle Regioni Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e dal Ministero della Salute – prevede che l’indicazione del nuovo direttore generale arrivi proprio da piazza Castello, e quindi da Alberto Cirio, seppur di concerto con le altre due Regioni e sentito il parere del dicastero di Lungotevere Ripa. Il 28 marzo scorso la procedura è stata chiusa ma da quel momento il dossier è rimasto chiuso in un cassetto.

La bufera sull’Istituto Zooprofilattico scoppiò esattamente un anno fa: in seguito a una serie di esposti giunti nel 2017 alla Corte dei Conti, l’allora procuratore Giancarlo Astegiano spedisce la Guardia di Finanza nel quartier generale di via Bologna per prelevare documenti e faldoni. La ricerca si concentra su una serie di spose sostenute dall’ente per gli spostamenti del suo direttore, la Caramelli, appunto. Spunta pure un viaggio in taxi da Torino a Pisa dove l’allora numero uno si recò per partecipare a un convegno. Un secondo filone di indagine si concentra su alcuni incarichi di consulenza e in particolare sotto la lente finiscono “prestazioni giudiziali e stragiudiziali” affidate tra il 2016 e il 2018 dall’istituto a un avvocato che in precedenza aveva difeso la Caramelli come suo legale di fiducia. Spese e consulenze contestate dal direttore finanziario Aldo Corgiat, esponente storico della sinistra piemontese ex Pci-Pds-Ds, con cui la Caramelli ha duellato per anni. Scoppia il caso anche a Palazzo Lascaris dove gli esponenti di Leu – compagni di partito di Corgiat – incalzano Sergio Chiamparino e l’allora assessore alla Sanità Antonio Saitta per chiedere spiegazioni. Così una questione interna si è trasformata in un caso politico e nonostante la stessa Caramelli potesse contare su un ottimo rapporto con il governatore, neanche lui se la sentì di rinnovarle l’incarico, scegliendo la strada del bando pubblico. Intanto inizia l’era di Ferrari, in qualità di facente funzioni, e Corgiat ottiene la direzione di due strutture complesse (Risorse umane e Direzione finanziaria), cui assomma l’incarico di direttore amministrativo all’Ospedale Civico di Settimo Torinese, città di cui è stato a lungo sindaco.

“Il problema – fanno notare da via Bologna – è che un istituto che svolge il 90 per cento della propria attività in Piemonte e che di fatto rappresenta a tutti gli effetti una eccellenza piemontese, continua a vivacchiare nelle mani di manager della Liguria”. “È un dossier di cui ci occuperemo – assicura l’assessore alla Sanità Luigi Icardi –. Si tratta di una struttura caratterizzata da tempo da un’alta conflittualità e questo richiede qualche approfondimento in più e un’attività di tessitura tra le Regioni e le fazioni”.

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