GRANA PADANA

Salvini si s-Lega dal Nord

Al congresso del 21 dicembre verrà tagliato l'ultimo legame, quello statutario, con la mitica Padania. Nasce il partito personale del leader. Poi anche in Piemonte partiranno le assise della nuova formazione. Il peso dei novaresi e le mosse del torinese Ricca

Anche i leghisti del Nord potranno iscriversi al partito di Matteo Salvini. No, non è una battuta. E neppure l’effetto di una bevuta. Tant’è che per superare un ferreo divieto imposto ai tempi in cui Umberto Bossi fondò il partito e procedere, senza intoppi o addirittiura rischiare l’espulsione dalla Lega Nord, verso il compimento del disegno salviniano e la trasformazione completa della prima forza politica del Paese si farà un congresso pochi giorni prima di Natale.

Il 21 dicembre a Milano, mentre a Parigi l’odiato Emmanuel Macron festeggerà il suo quarantaduesimo compleanno, Salvini compirà l’ulteriore passo nella rivoluzione dell’ormai fu partito del Senatur, modificando quella norma dello statuto in base alla quale “la qualifica di militante è incompatibile con l’iscrizione o l’adesione a qualsiasi altro partito o movimento politico, associazione segreta, occulta o massonica (…) e il verificarsi di tale incompatibilità è motivo di espulsione dalla Lega Nord”.

La bizzarra situazione, ma non per questo non seria né gravida di possibili conseguenze, si era già palesata in qualche modo un paio d’anni fa quando il Capitano lanciò l’allora semisconosciuta Lega per Salvini Premier. Un escamotage per evitare il sequestro dei fondi disposto dal tribunale di Genova per l’affare dei 49 milioni, si disse. Probabilmente vero, certamente non l’unica ragione vista la trasformazione da partito federalista del Nord a forza politica sovranista estesa anche a quello che un tempo era il vituperato Sud.

Il risultato elettorale e nei sondaggi nell’invenzione del Capitano è sotto gli occhi di tutti, meno quello più ingarbugliato dell’aver creato una nuova Lega senza aver eliminato o assorbito quella originale. Oggi la struttura centrale e periferica del partito, dalle sezioni alla storica sede di via Bellerio dove ieri il consiglio federale ha fissato la data del congresso, è quella della Lega Nord. Lo sarà ancora per poco: nell’assise a pochi giorni da Natale tra le modifiche che verranno apportate e votate ci sarà anche quella che elimina ogni articolazione periferica del partito, mantenendo solo quella centrale e a quel punto solo formale proprio di via Bellerio. Un contentino a Bossi che ieri ha chiesto di non chiudere del tutto il partito da lui fondato nel 1991. Per il resto, un colpo di spugna su tutto il resto che transiterà nella nuova Lega con i congressi di sezione e a salire in programma dall’inizio dell’estate.

Per fare questo, però, servono gli iscritti, i militanti come si chiamano nella Lega. E per potersi iscrivere al partito di Salvini senza l’imbarazzante conseguenza dell’espulsione da quella che ormai s’avvia a destino di bad company serve il superamento di quel divieto. Divieto che, per la storia stessa del Carroccio (altra immagine ormai sempre più anacronistica nel sovranismo nazionale salviniano che ha pure cambiato il colore dal verde al blu) esercita i suoi effetti nelle regioni del Nord, come il Piemonte, dove la Lega è nata e cresciuta e ha raccolto migliaia e migliaia di attivisti. È qui, non nel Centro e al Sud dove il leghismo è incominciato con il nuovo partito del Capitano, che da un paio d’anni in un crescendo si è prospettato più che altrove il bisogno di sciogliere quei nodi al pettine nel momento del rinnovo degli organismo dirigenti.

“Un militante della Lega può essere iscritto solo alla Lega e non ad altri movimenti”, disse Salvini nel 2015 cacciando l’allora sindaco di Verona Flavio Tosi, “colpevole” di aver dato cita alla formazione Ricostruiamo il Paese, in verità per essersi messo duramente contro il leader. Ma tant’è anche quel precedente avrebbe potuto pesare nella sempre più difficile coabitazione dell’ex partito dell’Umberto e quello nuovo di Matteo, sempre più distanti uno dall’altro.

Nello stesso consiglio regionale del Piemonte il gruppo che adesso si chiama Lega Salvini Piemonte nella scorsa legislatura si chiamava Lega Nord Piemont, denominazione che resiste nel gruppo consiliare del Comune di Torino. Con il risultato che il capogruppo in Sala Rossa Fabrizio Ricca, in Regione sta nella formazione con il nome differente. Dettagli. La sostanza sta, è chiaro, nella svolta impressa da Salvini e nei risultati confermati dalle ultime regionali e che continuano ad essere indicati dai sondaggi.

Il passaggio (obbligato) dei congressi per costituire la nuova struttura territoriale (oggi formalmente inesistente) della Lega Salvini Premier non è affatto detto sarà una mera formalità, un semplice passaggio dagli attuali della “vecchia” Lega al nuovo partito. Il Piemonte, dove l’attuale segretario Riccardo Molinari, appena uscito completamente assolto in Cassazione da ogni accusa per Rimborsopoli, appare non solo saldo ma ulteriormente rafforzato dai risultati elettorali delle regionali e nelle città dove si è votato di recente, è un territorio dove saranno importanti e probabilmente contese più che altrove le posizioni di vertice. Le elezioni per il Comune di Torino del 2021 sono per la Lega un obiettivo tanto importante quanto cruciale per un partito che storicamente è sempre stato più forte e strutturato in altre aree della regione.

Non è un mistero il peso crescente del Carroccio novarese, con il primo cittadino Alessandro Canelli, nel quadro del leghismo piemontese. Peso confermato anche nell’assetto della giunta regionale, dove tuttavia l’assessore più politicamente connotato anche per la delega alla Sicurezza, core business salviniano, è proprio Ricca il quale continua a tenere oltre allo scranno di capogruppo anche gli occhi sul Comune. Senza tralasciare l’importanza dell’altra competenza regionale, quella delle Partecipate dove, come la storia insegna, si tessono molte relazioni e si aprono molte amicizie, sempre utili nel caso di una eventuale corsa a Palazzo Civico.

Altre corse, un po’ maldestre, hanno portato ad inciampare la Lega sulla riva del Lago Maggiore dove, a Verbania, tre consiglieri su cinque anno lasciato il gruppo in aperto dissenso con le scelte sulla vicenda degli ospedali in provincia fatta dall’assessore regionale Luigi Icardi, leghista come l’altro finito sotto accusa dai contestatori, ovvero il capogruppo a Palazzo Lascaris Alberto Preioni, appena supportato (di fatto commissariato, anche se l’interessato afferma di aver chiesto lui l’aiuto) dal novarese Riccardo Lanzo quale suo vice.

Una stagione congressuale per dare la struttura territoriale alla nuova Lega, importante anche per rafforzare ulteriormente il partito nelle zone della regione dove è meno forte e cercare di smussare eventuali spigoli tra un’area e l’altra, ma anche all’interno delle stesse province. Questo succederà dai primi mesi dell’anno fino all’appuntamento estivo. Prima, tra meno di un mese, all’hotel Leonardo da Vinci di Milano Salvini, la cui riconferma non è in discussione così come probabilmente saranno riconfermati i vice Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e Andrea Crippa, cancellerà dallo statuto della vecchia Lega quella riga all’articolo uno in cui ancora si legge “per l'indipendenza della Padania”, eliminerà tutta la struttura territoriale del partito fondato da Bossi, consentirà l’iscrizione alla sua Lega completando la rivoluzione salviniana in senso sovranista e nazionale. Il partito fondato quasi trent’anni fa dal Senatur, che ieri ha chiesto di non chiudere, resterà una scatola vuota. E forse una targa in via Bellerio.

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