DIRITTI & ROVESCI

Bando e offerta regolari, ma la gara è annullata

Uno scontro tra le alte burocrazie di piazza Castello e la società di committenza ha portato alla revoca di un appalto da oltre 4 milioni di euro. Sfuma l'inserimento lavorativo di soggetti disabili e svantaggiati. Pd e Moderati vogliono vederci chiaro

Uno scontro ai piani alti della burocrazia regionale ha portato alla contestata revoca di una gara da oltre 4 milioni di euro, nonostante alla procedura avesse risposto un soggetto con tutti i requisiti per ottenere l’assegnazione. Un fitto scambio di mail in cui dalla potente direzione Risorse finanziarie di piazza Castello viene imposto l’annullamento della procedura alla società di committenza regionale. Si tratta di una gara pubblicata lo scorso 29 marzo per assegnare i servizi di pulizia di immobili pubblici divisa su più lotti. Uno di questi, dal valore di 4,1 milioni, risultava particolarmente innovativo poiché prevedeva “l’inserimento di soggetti disabili e svantaggiati” secondo quanto previsto dall’articolo 112 del codice degli appalti. Si presentano le cooperative sociali Nuova Socialità (gruppo Valdocco), La Nuova Cooperativa e Frassati produzione e lavoro, riunite in una costituenda associazione temporanea d’impresa; ma secondo la Regione Piemonte, in presenza di un unico soggetto, viene meno il principio di concorrenza e così salta tutto: il 26 settembre la gara viene revocata.

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Il primo a occuparsi della vicenda è stato il consigliere Pd Daniele Valle, il quale attraverso un accesso agli atti è risalito a monte di una vicenda per alcuni versi non ancora chiara. In uno scambio di comunicazioni tra la dirigente del settore Tecnico e Sicurezza ambienti di lavoro Annamaria Facipieri e il direttore degli appalti di Scr Adriano Leli. La dottoressa Facipieri non ha dubbi: “la clausola di riserva ai soggetti indicati all’articolo 112” del Codice degli appalti “è stata probabilmente letta dal mercato come totalmente escludente la partecipazione di soggetti diversi dalle cooperative sociali” e quindi risulta contraria “al principio del favor partecipationis, limitando quindi la scelta del contraente”. Secondo la dirigente regionale è volta a garantire la “massima partecipazione delle Pmi”, cioè piccole e medie imprese anche se risulta difficile che queste possano essere in grado di sobbarcarsi un appalto da oltre 4 milioni. È il 27 giugno e inizia così il braccio di ferro con Scr. Nella risposta dell’8 luglio la società di committenza chiede indicazioni alla Regione e il via libera per “procedere all’aggiudicazione della procedura”. Appare subito chiaro che per la stazione appaltante nulla osta ad assegnare l’appalto alle tre cooperative partecipanti anche perché l’articolo 112 del codice degli appalti, contestato dalla Regione, parla chiaro e non esclude nessuno, anzi si rivolge a tutti gli “operatori economici e a cooperative sociali e loro consorzi”.

Dalle Risorse finanziarie di piazza Castello, però, tengono il punto: per procedere all’assegnazione “è necessario poter selezionare la miglior offerta garantendo un effettivo confronto concorrenziale tra più offerenti”. Dello scambio è a conoscenza l’assessore Andrea Tronzano, in copia a ogni mail, così come il direttore Giovanni Lepri. L’11 luglio viene chiesto formalmente di “revocare la gara per il lotto di competenza e di modificare il nuovo bando”. Pare che la Regione voglia eliminare la clausola legata all’inserimento di persone svantaggiate e disabili e per aver certezza che venga stilato secondo le proprie indicazioni chiede di riceverne la bozza prima della pubblicazione. Passano poche ore e il direttore Leli, di Scr, fa notare ancora una volta che la cosiddetta lex specialis all’articolo 22 del Disciplinare di gara prevede che la stazione appaltante “si riserva la facoltà di aggiudicare l’appalto anche in presenza di una sola offerta, purché valida e congrua”. Dunque, dove sta il problema? Se l’offerta sia congrua o meno spetta stabilirlo “a questo settore” battono i pugni dalla Regione per l’ultima volta ribadendo “la volontà di revoca”, il 25 settembre Scr si arrende e comunica che procederà in tal senso ma a dimostrazione della forzatura in atto precisa che “qualora sia proposto ricorso giudiziario” contro la revoca “sono a carico dell’Amministrazione regionale le eventuali somme riconosciute a titolo di indennizzo”.

La questione è stata anche al centro di una interpellanza presentata nell’ultimo Consiglio regionale dal capogruppo dei Moderati Silvio Magliano, cui l’assessore Tronzano ha risposto riproponendo in gran parte le motivazioni già addotte dalla dottoressa Facipieri nello scambio con Scr e conferma l’intenzione della Regione di rimettere a gara il servizio. Resta da capire se le tre cooperative decideranno di ricorrere contro la revoca. “Continueremo a seguire questa vicenda – affermano Valle e Magliano – lo scambio tra i due dirigenti dimostra che restano dei dubbi sulla decisione assunta. Ma al di là delle questioni tecniche il nodo politico è quello di capire se e quanto alla Regione interessino le politiche d’inserimento lavorativo delle fasce più deboli della popolazione”.

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