LAVORO & OCCUPAZIONE

Olisistem, "spezzatino" indigesto

Lo smembramento dell'azienda in tre nuove società prospettato dai vertici produrrebbe oltre 250 esuberi. Appello di sindacati, consiglieri regionali e amministratori locali al principale cliente, la banca Intesa Sanpaolo. Critica la situazione di Settimo Torinese

Un paio di mesi fa i lavoratori, quattrocento tra operatori di call center e tecnici informatici, aveva scioperato davanti alla sede della Olisistem Start di Settimo Torinese per richiamare l’attenzione sul rischio della perdita del posto di lavoro. Adesso è la politica, o almeno una parte di essa, a intervenire accendendo i riflettori sul gruppo che lavora per grandi banche, soprattutto Intesa Sanpaolo.

Parlano di “quadro disastroso prospettato nei giorni scorsi dall'amministratore unico Vito Puce” i vertici regionali di centrosinistra e Cinquestelle, insieme ad alcuni sindaci nella nota congiunta in cui si paventa l’ipotesi di “uno “spezzatino societario con alcuni rami di azienda finalizzati alla cessione, costituzione di Newco, presentazione del concordato in continuità, al cui termine comporterebbe 250 esuberi distribuiti sui territori di Torino, Milano, Roma, Napoli, L'Aquila e Bari, tra i comparti telecomunicazioni e metalmeccanico”.

Lungo l’elenco dei firmatari di un pressante appello ai vertici di Intesa Sanpaolo, ma anche della Regione: i consiglieri regionale Diego Sarno (Pd), Francesca Frediani (M5s), Marco Grimaldi (Lev), Mario Giaccone (lista Monviso), Silvio Magliano (Moderati), i parlamentari Francesca Bonomo del Pd, e Jessica Costanzo dei Cinquestelle, poi i sindaci di Settimo, Nichelino, Moncalieri, assessori comunali di Torino e vertici regionali e provinciali del Pd.

“Per la sola situazione di Settimo Torinese le decisioni di Intesa Sanpaolo prevedono la divisione in tre aziende di cui una sola con il sistema dell’affitto di ramo di azienda e quindi un passaggio in continuità con le garanzie per i lavoratori. Gli altri lavoratori, si stimano quasi 200 unità, dovranno obbligatoriamente licenziarsi per essere riassunti da altre due aziende eludendo così, sia i principi della clausola sociale che il codice civile e le protezioni che producono in caso di passaggio ad altra azienda per cambio commessa o tramite affitto”, avvertono politici e amministratori locali.

“La suddivisione di Settimo in più realtà inoltre non permetterà più quelle dinamiche interne che permettevano ai lavoratori di essere spostati sulle commesse diverse nei casi di cali o salite evitando in questi anni il ricorso alla cassa integrazione. Identica situazione si sta verificando sulla commessa assistenza tecnica sul territorio nazionale che si prevede sia suddivisa su altre due aziende dove anche qui i lavoratori coinvolti dovranno licenziarsi se vorranno essere riassunti, perdendo le attuali tutele derivanti dalle anzianità precedenti. Inoltre – si legge nella nota – su tale commessa, sono già esclusi dalla possibile ricollocazione in queste nuove aziende tutti i tecnici, si presume almeno 50, che pur lavorando oggi parzialmente per Intesa Sanpaolo si vedranno all’improvviso senza più tale attività da svolgere e di fatto degli esuberi aggiuntivi”.

Una situazione che centrosinistra e Cinquestelle definiscono “inaccettabile” spiegando che “qui si parla di famiglie da tutelare. Seppur si devono tenere in conto i diritti del privato e del suo utile aziendale, non può e non potrà mai essere issato come priorità rispetto ai diritti e alle tutele dei lavoratori e delle loro famiglie”. Viene ricordata la “disponibilità di almeno due aziende, tra cui un’importante multinazionale, che potrebbero rilevare l’intera commessa di Intesa Sanpaolo assicurando la piena occupazione dei lavoratori con un piano aziendale di almeno cinque anni e la totale disponibilità di sedersi al tavolo con i sindacati per trovare le tutele migliori per i lavoratori”. Un’opportunità permetterebbe di tenere insieme i diritti del committente e quello fondamentali dei lavoratori e delle loro famiglie.

Netta la richiesta al colosso bancario: “Ripensare alle sue strategie aziendali e rimettere in discussione il sistema spezzatino sedendosi al tavolo con le realtà disponibili a subentrare su tutta la commessa andando a garantire tutti i posti di lavoro”. Altrettanto chiara quella che le opposizioni rivolgono alla giunta di Alberto Cirio: “a lui e all’assessora al lavoro Elena Chiorino, chiediamo di non perdere più tempo e di convocare un tavolo regionale formale e istituzionale con Intesa Sanpaolo per incentivare quei progetti che prima di tutto tutelino i lavoratori e le loro famiglie”. Si rivolgono anche al Governo, avanzando la richiesta di “supportare le istanze con tutte le azioni opportune, in sinergia con le istituzioni locali e regionali coinvolte”. Sul furo di Olisistem, tuttavia, permangono forti interrogativi. E le risposte su come si sia arrivati a questa situazione probabilmente vanno ricercati in un ruolo giocato dal gruppo bancario nei mesi e negli anni scorsi con strategie di acquisizione che non hanno impiegato molto a mostrare le loro debolezze.

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