La password della Pisano

Mutuando lo slogan femminista degli anni Settanta, la ministra dell’Innovazione Paola Pisano pare abbia tentato di innovarlo pronta a mettere nero su bianco che “la tua password è mia e te la gestisco io”. L’ex e non rimpianta assessore all’Anagrafe della giunta di Chiara Appendino, sotto una raffica di reazioni non proprio positive, ha poi tentato una parziale retromarcia, ma era partita in quarta annunciando l’idea di una password di Stato, ovvero una chiave d’accesso fornita dal Governo a ogni cittadino per accedere ai servizi della pubblica amministrazione, ma non solo. Già, perché la grillina, una dei ministri più vicini a Casaleggio, ha spiegato che quel codice fornito dallo Stato potrebbe essere usato anche per servizi privati, insomma dagli acquisti online fino ai conti bancari passando per carte di credito e prenotazioni di viaggi. “Un grande fratello inquietante” lo ha definito Matteo Renzi. Un coro di proteste e indignazione sul web ha sommerso la proposta bissando il successo che la Pisano aveva mietuto gestendo l’anagrafe di Torino.

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