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Atc, manutenzioni a rischio

Preoccupano i conti dell'agenzia torinese per le case popolari: finanziamenti all'osso e pagamenti sempre più in ritardo. L'allarme messo nero su bianco nell'ultimo bilancio. Il presidente Bolla chiede un incontro alla Regione

Il bilancio dell’Agenzia per le case popolari di Torino “presenta un pareggio che è meramente di natura tecnica, in quanto le risorse a disposizione, a meno di un cambiamento del quadro normativo, non permetteranno ad Atc di svolgere la normale attività istituzionale”. Non solo, “a partire dall’anno 2021, Atc non disporrà più di risorse per fare fronte alle esigenze manutentive ordinarie del proprio patrimonio, dovrà contenere il costo del lavoro e la remunerazione per i servizi resi dalle società in house”. A sostenerlo non è qualche catastrofista del mondo politico o sindacale, ma è la stessa Agenzia del Piemonte Centrale, quella che gestisce l’ingente patrimonio di case popolari dell’area metropolitana subalpina. L’allarme è contenuto in un passaggio del bilancio triennale 2018-2021 e nei giorni scorsi è stato oggetto di una sollecitazione dei sindacati nei confronti del nuovo presidente Emilio Bolla, appena nominato dalla Regione.

Negli ultimi quattro anni l’azienda ha fatto il possibile per tirare la cinghia (tra i provvedimenti dell’ex presidente Marcello Mazzù, l’accorpamento delle sue partecipate, passate da cinque a due) e soprattutto è stata impegnata in una serrata campagna di recupero crediti effettuata in particolare con il socio pubblico, la Regione Piemonte, e con il Comune di Torino nei confronti del quale è stato necessario andar per avvocati per ottenere quanto rimasto in sospeso. Basti pensare che Palazzo Civico ha un debito risalente agli anni 2009-2011 che ammonta a oltre 8 milioni di euro e che verranno restituiti in dieci comode rate di qui al 2030.

Al 2018 i crediti di Atc nei confronti degli altri enti pubblici ammontavano a 34 milioni di euro, oggi sono 29. In parte si tratta di mancati rimborsi per la cosiddetta morosità incolpevole, in parte di anticipazioni ancora non corrisposte sulla manutenzione. Tutto ciò per quanto riguarda i problemi di cassa, che costringono l’ente a rivolgersi alle banche per garantire l’operatività. C’è poi una questione di competenza, ancor più grave, se possibile.

A partire da due anni fa, infatti, i conti di Atc sono entrati nel perimetro del bilancio consolidato della Regione Piemonte e per questo l’agenzia ha dovuto costituire un fondo per i crediti di dubbia esigibilità che nel 2020 ammonta a 3,8 milioni. Intanto nella casse di corso Dante hanno iniziato ad affluire sempre meno risorse, per la difficoltà della Regione a intercettare finanziamenti straordinari derivanti da bandi europei o nazionali.

Nei precedenti mandati c’erano il Programma Casa da 10mila alloggi con costruzioni già finanziate, i Por per l’efficientamento energetico (2.500 alloggi ristrutturati a Torino), i Contratti di Quartiere su Torino, che hanno riqualificato i complessi di via Dina a Mirafiori Nord, via Parenzo a Lucento e via Ghedini a Regio Parco per un investimento da 7-8 milioni di euro per ogni intervento. Ultimo grosso finanziamento risale al 2016-2017 e riguarda i fondi stanziati dalla legge Delrio per la manutenzione straordinaria del patrimonio immobiliare pubblico sfitto, con cui sono stati resi nuovamente abitabili circa 700 alloggi. Oggi non ci sono finanziamenti all’attivo e l'azienda è in attesa di sapere dalla Regione se avrà diritto ai fondi del Cipe per i quali si è candidata a ottobre per ristrutturare il complesso di corso Racconigi. 

Casse al verde e investimenti all'osso. Finora il bilancio è rimasto in piedi sfruttando l'incasso delle vendite di immobili, grazie alle quali l'Atc ha potuto scongiurare tagli a manutenzioni e servizi. Una soluzione contabile resa possibile da una norma ad hoc della Regione che ha consentito di utilizzare parte delle risorse generate dalle cessioni per coprire il disavanzo che di anno in anno si generava. Una soluzione temporanea che scadrà nel 2021, motivo per cui in corso Dante è già stato lanciato l'allarme. Una situazione precaria cui prima o poi sarà necessario porre rimedio. Anche perché oggi il fabbisogno di manutenzione del patrimonio immobiliare dell'ente ammonta a circa 65 milioni e in questi anni Atc è riuscita a investirne non più di 7 milioni l'anno. Se anche questi dovessero venir meno la situazione diventerebbe gravissima.

“Sto studiando con attenzione i nostri conti e presto mi confronterò con la Regione per capire come andare avanti e soprattutto se ci sarà la possibilità di ottenere risorse in più” spiega il neo presidente Bolla, che starebbe anche valutando la possibilità di modificare la natura giuridica di Atc, trasformandola in ente pubblico economico; operazione che consentirebbe anche qualche autonomia in più in termini finanziari e fiscali. Anche i rappresentanti dei lavoratori, preoccupati, hanno chiesto il 28 novembre scorso un incontro all'assessore al Welfare Chiara Caucino, rimasta per ora senza risposta. Chissà se Bolla sarà più fortunato.

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