CENTRODESTRA

"Così non va, datti una mossa", pressing della Lega su Cirio

La Regione è inchiodata, l'altra velocità promessa in campagna elettorale si vede solo nei tagli di nastri, l'azione della giunta è carente. E le incursioni del governatore in casa leghista mandano in fibrillazione il partito. La cena "segreta" di Alagna

Una Lega inquieta, a tavola e ai tavoli. A una cena in quota dove, in vino veritas, si sono squadernati cahiers de doléances e album di famiglia, è succeduto un incontro del gruppo leghista di via Alfieri con Alberto Cirio nel corso del quale il governatore ha assai poco apprezzato alcune punture di spillo, cui ha risposto senza celare una palese irritazione.

Incontro rigorosamente a inviti, riservato ad alcuni alti papaveri leghisti, quello organizzato sabato ad Alagna, ospiti del presidente di Confindustria di Novara e Vercelli, Gianni Filippa, nel quale si è ben presto passati dalla discussione su come valorizzare il comprensorio sciistico a mettere sul piatto una serie di questioni interne alla Lega e alla Regione. Attovagliati il segretario regionale Riccardo Molinari, la pattuglia novarese con Massimo Giordano, il sindaco Alessandro Canelli, l’assessore regionale Matteo Marnati e il consigliere Riccardo Lanzo, e il torinese Fabrizio Ricca, ormai sempre più in stretti rapporti con i compagni di partito della città di San Gaudenzio.

Clima conviviale e informale, bicchieri e battute, ma anche qualcosa di più. Mattatore un Giordano che, pur nell’ambito dialettico, come si usa dire in queste occasioni, è andato giù per le trippe, rappresentando senza troppi giri di parole insoddisfazioni e malcontenti per questi primi mesi di governo della Regione. Tra una portata e l’altra, si è palesata l’immagine di un Cirio piuttosto famelico di bocconi leghisti, capace di infilzare portando a sé più di un leghista: dal suo vice Fabio Carosso, compagno di viaggio nel recente tour all’estero, passando per il capogruppo Alberto Preioni spesso attovagliato con il governatore e arrivando all’asse privilegiato con il presidente di Palazzo Lascaris Stefano Allasia. Gelosie, timori? Certo è che a questo quadro non parrebbe strana l’ipotesi che circola e che vorrebbe i novaresi avvicinarsi a Ricca facendone un alleato con una strategia che poggia su equilibri interni, non scevri da ambizioni, simpatie e pesi all’interno del partito piemontese.

Dopo la tavola, il tavolo. Quello al quale si sono seduti ieri i consiglieri leghisti e il presidente della Regione non ha certo scricchiolato, tuttavia lo stridore di alcune rimostranze si è sentito eccome. Sarebbe, forse, bastato lo sguardo di Cirio di fronte a quei richiami a un’azione più energica, a quella promessa di un'altra velocità, arrivatigli inattesi e in una forma che ha contribuito ad accrescere la sua irritazione. Le parole del governatore sono arrivate, comunque, taglienti. Il senso è questo: se volete un’azione più concreta, più argomenti in campo, non avete che da esercitare il vostro ruolo di legislatori. Un richiamo giunto allo stesso Allasia che si è riferito alla squadra di governo con la seconda persona plurale – “Ci dite”, “che cosa fate” ecc. – si è preso il rimbrotto di Cirio: “I segnali politici si danno anche in Consiglio e si chiamano leggi”. Insomma, vi lamentate della farraginosità del Psr? Chiedete al vostro assessore all’Agricoltura. Sulla sanità dite che occorre indicare priorità da perseguire? Rivolgetevi al vostro assessore Icardi. E via dicendo. Prendi e porta a casa, si diceva una volta.

E anche questo è un segnale del clima che c’è nella Lega e tra la Lega e il presidente. Nulla che possa al momento incrinare la granitica maggioranza al governo del Piemonte, ma certo non si può parlare di un idillio. Cirio che nelle prossime ore sembra intenzionato a dire la sua sullo stato (comatoso) di Forza Italia forse pensava di godere ancora per un po' di quella nomea cucitagli addosso da una pubblicistica facilona. Sarà pure il berlusconiano più leghista del Piemonte, come del resto lui stesso ama accreditarsi, ma agli uomini di Salvini le etichette non bastano.

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