POLITICA & SANITA'

Terremoto alle Molinette, lascia  il direttore generale Falco

Si è dimesso questa sera il numero uno della Città della Salute di Torino. I rapporti tesi con i vertici della Regione e le difficoltà finanziarie di un ospedale sempre più difficile da governare alla base della sua scelta. Icardi: "Mai pensato di mandarlo via"

Il direttore generale della Città della Salute, Silvio Falco ha rassegnato le dimissioni. Ancora non si conoscono le motivazioni ufficiali alla base della decisione del manager del più grande ospedale del Piemonte e tra i maggiori d'Europa, anche se quanto trapela indicherebbe in un clima di continue critiche al suo operato da parte dei vertici regionali una delle possibili ragioni.

Falco era stato nominato nel giugno del 2018, succedendo a Gian Paolo Zanetta che aveva retto per l'ultimo periodo le Molinette in regime commissariale. Nell'ultimo anno l'azienda ospedaliera aveva accumulato oltre 120 milioni di perdite e proprio queste difficoltà finanziarie sono state alla base dei rapporti sempre più tesi con l'assessore alla Sanità Luigi Icardi. Critiche e misure che avrebbero impedito, negli ultimi tempi, attuazioni di programmi definiti da tempo e avrebbero indotto il manager a gettare la spugna con una decisione che certo non potrà che far discutere.

“Chi non tiene i conti in ordine salta” era stata la frase più volte ripetuta da Icardi con un riferimento chiarissimo proprio al numero uno della Città della Salute, che evidentemente lo ha preceduto, abbandonando di sua iniziativa l’incomoda poltrona.Tra i motivi che hanno spinto Falco a lasciare il proprio incarico una questione strettamente legata alle politiche del personale: secondo voci che si rincorrono nei corridoi delle Molinette, il direttore generale si sarebbe opposto a interventi draconiani su medici e infermieri, rifiutandosi di lasciare a casa alcun dipendente, compresi i 31 precari. 

"Non ho mai avuto intenzione di mandare via il direttore Falco" interviene l'assessore che ricorda come il manager "aveva trovato conti sfasciati, ma al contrario di altri non li ha peggiorati" e, per questo "non era tra quelli da mandare via". Una ventina di giorni fa a Falco e ai suoi due più stretti collaboratori - il direttore sanitario Giovanni La Valle e amministrativo Valter Alpe - Icardi aveva spiegato come la situazione fosse drammatica e pertanto il piano di rientro e risanamento andasse applicato con rigore. Misure pesanti "che se non applichiamo noi - spiega Icardi - ce le impone il ministero, quindi chiunque diriga la Città della Salute le deve attuare". Una sorta di avviso a chi arriverà al posto di Falco. In corso Regine di prevedono tempi brevi, forse una settimana, per la nomina di quello che con ogni probabilità sarà un commissario.

Il nome di Falco era circolato nei mesi scorsi come uno dei papabili alla direzione regionale della Sanità, ruolo poi affidato al cuneese Fabio Aimar. Anche quella "bocciatura" era stata da molti letta come indicativa del clima tutt'altro che idilliaco tra corso Regina Margherita e il vertice delle Molinette.

Le sue dimissioni hanno provocato una fortissima irritazione nel governatore Alberto Cirio, probabilmente ignaro del precipitare della situazione della quale sarebbe stato solo in parte a conoscenza. L'immagine di Cirio e Falco che, vestiti da Babbo Natale, tra battute amichevoli e pacche sulle spalle si calano dal tetto del Regina Margherita per lo spettacolo a favore dei bambini racconta di una reciproca stima e, quindi, del rammarico misto a disappunto non nascosto dal governatore per la piega che ha preso la vicenda e il suo epilogo. 

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