EMERGENZA SANITARIA

Il Piemonte chiede "normalità", ma la decisione è del Governo

Cirio incontra sindaci e prefetti: "Tutti auspicano la riduzione delle misure adottate, però serve cautela". Probabile riapertura delle scuole da mercoledì, "ma dovrà essere il ministero a deciderlo". Scontro con Toti sui piemontesi ancora bloccati nell'hotel di Alassio - VIDEO

"Vogliamo tornare alla normalità, credo che ci siano le condizioni per farlo, ma sempre mettendo prima la salute delle persone”. Il Piemonte guarda ad una graduale uscita dall’emergenza, magari incominciando proprio dalla riapertura delle scuole, ma deve fare anche i conti con i nuovi casi di contagio che, pur ancora in attesa di conferma per cinque di essi (due ad Asti e tre a Novara), portano con quello conclamato a Torino a sei il numero dei positivi al test.

Dunque nessuna decisione autonoma, ma l’attesa di eventuali riduzioni delle misure in atto concordata con il governo. “Siamo allineati al decreto del presidente del Consiglio che impedisce fino a domenica manifestazioni pubbliche. Serve prudenza – spiega il presidente della Regione Alberto Cirio al termine dell’incontro con i prefetti e i sindaci dei capoluoghi –. Dobbiamo adottare tutte le cautele. La nostra proposta al ministro Speranza è quella di riaprire le scuole sospendendo l'attività didattica, per un'azione di pulizia degli edifici, per arrivare a riaprire in tutto e per tutto entro metà settimana”. Ma il governatore aggiunge che “la decisione spetterà al ministero, su basi scientifiche".

Per quanto riguarda le scuole, l’intenzione sarebbe quella di incominciare la prossima settimana con il rientro del personale docente e non docente e poi, se le condizioni e il governo lo consentiranno, riprendere regolarmente le lezioni. Cirio ha spiegato che “da tutte le province piemontesi è emerso il desiderio di muoversi verso la normalità, ma serve grande prudenza e cautela. Qui in Piemonte i numeri sono piccoli, ma ci fanno dire che il problema persiste".

Nel tardo pomeriggio il governatore ha partecipato a una videoconferenza con gli altri presidenti ed è stato nel corso di questa che ha avuto un duro scambio di opinioni con il suo omologo ligure. Giovanni Toti in precedenza in alcune dichiarazioni aveva definito complicata la situazione ad Alassio, dove alloggiano anziani astigiani per soggiorni marini e dove si sono verificati alcuni casi di contagio.

Ore di tensione, dunque, tra Liguria e Piemonte per il trattamento dei cittadini piemontesi provenienti da Asti e oggi in stato di sorveglianza attiva all'Hotel Bel sit di Alassio, uno dei luoghi "caldi" del contagio Coronavirus. Secondo i protocolli vigenti tutti i cittadini piemontesi che non necessitano di cure dovrebbero essere trasferiti ai loro domicili in provincia di Asti, presi in carico dalla Sanità piemontese.

Il trasporto, avallato dalla cabina di regia nazionale guidata dal commissario Angelo Borrelli sarebbe già stato predisposto e i cittadini, quelli che non necessitano di cure, potrebbero già partire per la loro casa, ma Regione Piemonte, da 24 ore, secondo la Liguria interporrebbe molte difficoltà a riprendersi i suoi cittadini Per Toti la causa delle difficoltà sarebbe da addebitare al Piemonte “che non ha ancora indicato un luogo dove ospitare gli anziani per la quarantena. “Ci auguriamo – aveva detto – che il Piemonte indichi al più presto una struttura”. Piccata la replica di Cirio all’amico e collega: “Non sono dei pacchi e la dignità va garantita”.

Alla fine l’accordo è stato trovato: domani gli astigiani tuttora in albergo ad Alassio saranno sottoposti al tampone per verificare se esistano ulteriori casi positivi al Coronavirus. Tutti coloro che risulteranno negativi e asintomatici saranno riportati in ambulanza in Piemonte e ospitati presso la Casa del Pellegrino di Villanova d’Asti per l’isolamento, dove saranno assistiti da personale della Protezione Civile e da personale sanitario. “In questo modo – ha spiegato Cirio – possiamo garantire a queste persone di essere accolte in una struttura più vicina alle loro abitazioni e con una assistenza maggiore: si tratta di anziani, che sono i soggetti più a rischio, e devono essere monitorati con attenzione. Così facendo sarà garantita la loro sicurezza e quella delle altre persone. Nessuno potrà uscire dalla struttura, né entrarvi a tutela loro e degli altri”.

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