Caro Elkann le scrivo...

Al Presidente Exor, John Elkann 

Di solito le lettere iniziano con una lunga premessa per poi arrivare a una breve proposta. Comincerò dalla proposta per poi perorarne la causa.

Le chiedo di farsi promotore, presso gli azionisti Exor e gli imprenditori italiani con aziende con sede legale in Olanda e sono tanti, di un’azione di lobby finalizzata a modificare la politica antieuropea e sovranista assunta dal governo olandese nella grave situazione di pandemia mondiale in cui dovrebbe prevalere la solidarietà politica, finanziaria, sociale.

So bene che il diritto societario olandese è decisamente semplificato e consente all’azionista di maggioranza relativa, con una quota sotto il 30%, di mantenere la maggioranza assoluta in cda. E anche che su quanto avete continuato a produrre e vendere negli stabilimenti e attraverso le società finanziarie e commerciali italiane continuate a pagare le imposte in Italia.

Glielo chiedo perché nei dodici anni da segretario generale della Fim-Cisl di Torino, dal 2008 anno in cui si era appena usciti dalla grande crisi Fiat dei primi anni duemila, abbiamo condiviso e difeso i piani Fiat/Fca, con le scelte sindacali sin dagli accordi di Pomigliano e Mirafiori.

Torino è stata una piazza difficile nel sostenere le scelte che abbiamo fatto, avevamo contro tutti: la politica (solo due ci condivisero: Fassino e Chiamparino), giornali e televisioni, opinionisti, insomma l’ostilità del Paese contro gli accordi sindacali firmati con Fiat. Ricordo che nel 2011, dopo il referendum, tornando da Roma, all’aeroporto incontrai un “vecchio” direttore del personale di un importante azienda informatica, il quale “sparò a zero” sugli accordi firmati in Fiat. Esempio, non unico, che dimostra che avevamo contro anche tanta imprenditoria italiana. Forse invidiosa, forse incapace di scelte coraggiose.

Avevamo e abbiamo avuto ragione.

Con il Ccsl prima abbiamo consentito la transizione verso un contratto di lavoro utile a gestire in lavoro in officina riducendo la fatica e che fosse capace di governare la concorrenza nel settore automotive. Successivamente nei due rinnovi  si è elargito salario, premiando i sacrifici, non ci sono sati esuberi e si sono governati i processi interni e esterni.

Questo è un Paese irriconoscente, ma nel frattempo molti si sono ricreduti. Ho visto “capriole” mediatiche anche perché noi abbiamo “fatto i fatti” mentre altri narravano la realtà. Quindi narravano una finzione. Questa è una città, nella sua classe dirigente, irriconoscente, incapace di avere una visione. Quanti in questi anni di dirigenza sindacale, delle persone che ho conosciuto: politici, rappresentanti delle istituzioni, studiosi, concludevano ogni ragionamento con: “tanto Fiat chiude e va via…”. Miopia politica e amministrativa che correva dietro ai populismi anche di sinistra. Ho passato questi anni a spiegare che occorreva chiedere a Fiat, ora Fca, ma soprattutto chiederlo agli azionisti, a Lei, che ha un’intensa vita solidale su Torino attraverso la sua famiglia, che cosa la città, l’area metropolitana, poteva fare per consentire un ulteriore sviluppo e radicamento torinese di un’azienda pienamente internazionale. Invece no, prevaleva (prevale?), lo scetticismo, è “figo” attaccare Fiat, è sport nazionale. Ricordo alcuni incontri in Regione in cui fino al giorno prima il Presidente Cota attaccava Fca salvo poi, incontrando Marchionne, dire l’esatto contrario.

Quindi presidente Le chiedo un gesto forte, pesante, di assumere la guida di un fronte imprenditoriale di solidarietà europea per uscire da questa crisi tragica: spiegate al Governo olandese che siete pronti a fare pesare i vantaggi di cui beneficia l’Olanda con la vostra presenza, basti pensare che a pochi chilometri dal centro di Amsterdam, negli uffici di un’azienda specializzata nella domiciliazione di società, hanno sede quasi tremila imprese e transitano 5 trilioni di euro l’anno. Da Google a Uber, da eBay ai Rolling Stones.

Lo spieghi e si faccia promotore di una grande alleanza Europea insieme agli altri imprenditori italiani e non solo, perché abbiamo di fronte una grande opportunità per cambiare questa Europa, farla diventare più giusta e equilibrata nella scala sociale, più forte economicamente se si evita insieme un tracollo industriale, più solidale accorciando le differenze sociali e sconfiggere i sovranismi dannosi anche per le imprese. D’altra parte lo ha detto anche Lei, oggi è il tempo, prioritariamente, della sicurezza nei luoghi di lavoro per poter lavorare. L’economia e il profitto vengono solo successivamente, aggiungo io, non prima.

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