CORONAVIRUS & POLITICA

Cassa integrazione in deroga, buon ultimo arriva il Piemonte

Dopo aver cincischiato per settimane, l'assessore Chiorino scarica sulla "burocrazia romana" la colpa dei suoi ritardi e annuncia l'accordo con Intesa Sanpaolo per l'anticipazione. Ma quando si assumeranno le loro responsabilità?

“Non potevamo più attendere le lungaggini della burocrazia romana, abbiamo fatto da soli” esulta l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte Elena Chiorino, annunciando l’accordo con Intesa Sanpaolo per l’anticipazione della cassa integrazione in deroga per oltre 45mila lavoratori. Quel che però non dice l’esponente della giunta di Alberto Cirio è che a essere impantanata, tanto per cambiare, era proprio la Regione. Come si legge in una dettagliata ricostruzione su L’Inserto.it, la Regione, a lunedì 4 maggio, sosteneva di aver elaborato circa 10mila domande, aumentando il personale dedicato da 5 a 57 unità. Ma le cifre fornite dalla sede piemontese dell’Inps erano ben diverse. “Le domande trasmesse dalla Regione a Inps al 30 aprile erano 1.509, mentre alla medesima data le sedi regionali ne avevano autorizzate 1.390. Il 1° maggio la Regione ha trasmesso altre 990 domande, per un totale di 2.499 istanze. Lunedì, infine, sono giunte all’Inps altre 400 domande per un totale di 2.899” chiarisce l’Istituto nazionale della previdenza sociale a cui risultano autorizzate 2.210 domande di cassa integrazione in deroga.

Con l’accordo di ieri sera si dovrebbe andare verso un rapido sblocco: sarà la Regione ad anticipare i soldi ai lavoratori, le prime erogazioni partiranno già lunedì prossimo. “Si tratta di un risultato fondamentale, per il quale abbiamo lavorato a lungo e che è finalizzato a venire incontro nel minor tempo possibile alle urgenti esigenze di migliaia di lavoratori – spiegano il presidente Cirio e l’assessore Chiorino – . Ringraziamo tutti i soggetti che hanno contribuito alla realizzazione di questo accordo, in particolare Intesa Sanpaolo che ha dimostrato ancora una volta grande attenzione al territorio piemontese e ai lavoratori in difficoltà”. “Ci sono voluti due mesi per raggiungere un accordo anche se solo con una importante banca piemontese. Tutto ciò non può ripetersi- affermano Cgil-Cisl-Uil – e nessuno provi a scaricare la responsabilità sui lavoratori della Regione e dell’Inps che ancora in queste ore, stanno sopperendo alle disfunzioni e alle lungaggini burocratiche. I ritardi sono figli degli errori di chi aveva il compito di presentare le domande, della complessità della procedura informatica, della cattiva macchina organizzativa della stessa Regione che non si è dimostrata adeguata al volume di domande di cassa in deroga”.

A proposito di Intesa Sanpaolo, va detto che l’accordo con l’Abi (l’Associazione che racchiude gli istituti bancari) i sindacati lo avevano già sottoscritto più di un mese fa, esattamente il 30 marzo scorso. Chi è mancato è la Regione, che anche in questa occasione è arrivata tardi e non per le lungaggini e la burocrazia del Governo. A parità di condizioni, infatti, altre Regioni sono state ben più performanti. Alla fine di aprile, il Lazio aveva già processato 30.901 domande, il Veneto 29.411, la Toscana 26.590, la Campania 19.804. Più indietro Lombardia (8.582), Liguria (8.565) ed Emilia-Romagna (7.974). Il tutto mentre il Piemonte era fermo a 1.509. Sicuri sia colpa della “burocrazia romana”?

L’accordo sottoscritto ieri prevede l’utilizzo del Fondo regionale di garanzia, già attivo e pari a 5 milioni, a sostegno dei lavoratori dipendenti in condizione di disagio economico per l’emergenza coronavirus. I lavoratori beneficiari dovranno presentare alla banca la richiesta di accesso al credito. Si tratterà di una procedura semplificata, che verrà comunicata dallo stesso istituto di credito. Sarà la banca a esaminare le richieste al fine di concedere un credito pari allo stesso importo della Cassa in deroga. Qualora il lavoratore interessato non fosse correntista presso quella banca, potrà aprire un nuovo conto le cui spese e interessi saranno a carico della Regione. Al protocollo potranno auspicabilmente aderire anche altri istituti bancari.

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