Toh, ci sono diseguaglianze sociali 

Una volta veniva chiamata “la scoperta dell’acqua calda”. La frase era solitamente indirizzata a chi, durante una discussione, sosteneva tesiscontate, o verità oramai acquisite dall’opinione pubblica e di cui era impossibile dubitare (proprio per la loro acquisita ovvietà). Sono emerse davvero tante false “scoperte” in questo periodo.

La politica sovente si meraviglia davanti a fenomeni sociali diffusi, di conoscenza ritenuta mediamente elementare, dimostrando uno stupore fanciullesco molto simile a quello della massaia di mezza età che (nelle pubblicità dei prodotti di pulizia per la casa) rimane basita osservando il fenomeno dell’acqua che deposita il calcare.

I vari livelli istituzionali ignorano quanto accade normalmente nella società che pretendono di voler governare. La sorpresa di chi detiene il potere politico nel rilevare l’attualeconsiderevolenumero di studenti dispersidurante l’obbligata chiusura scolastica, dovuta al contenimento del Covid19, è davvero sconcertante.

Nessuno pare abbia valutato gli effetti di un sistema scolastico costretto, dall’emergenza, a tenere le lezioni tramite lo sfruttamento della rete web. Metodo dalle conseguenze gravi, non solo dal punto di vista dell’apprendimento e dell’isolamento dei ragazzi, ma ancor più da quello delle famiglie costrette a vivere in difficoltà economica. Molti genitori hanno faticato asostenere le spese imposte dall’informatizzazione del rapporto insegnante/allievo, mentre altri non hanno potuto fare nulla al riguardo, se non avallare con dolore il distacco dei propri ragazzi dalla scuola.

Improvvisamente, grazie alla ricerca condotta dalla “Rete di Cultura Popolare” sul mondo dell’abbandono scolastico, è riemerso un vocabolo che molti avevano nascosto nelle zone più remote della coscienza: ineguaglianza. Una triste realtà svelatasi inaspettatamente anche agli occhi della politica. La distribuzione delle ricchezze, si è scoperto, è squilibrata: a pochi che possiedono molto si contrappongono tanti che hanno poco.

Il computer portatile e l’abbonamento alla rete wireless hanno un costo che non tutti possono affrontare. Chi non ha dotato la casa degli strumenti idonei alle teleconferenze è rimasto, conseguentemente, tagliato fuori. La povertà ha isolato le persone ancor più delle misure restrittive varate dal Governo per tenere a bada il virus. Disoccupati e vittime varie del disagio economico hanno visto chiudersi innanzi a loro molte porte, tra cui quella che permette di accedere a lavori di fortuna, e il portone che apre ai necessari rapporti sociali (diventati impossibili senza l’ausilio di una connessione virtuale).

Le proli (utilizzo appropriato di un termine desueto) di famiglie in difficoltà hanno dovuto rinunciare all’istruzione di ogni ordinee grado. Fatta eccezione forse per gli studenti universitari, i quali in qualche modo riescono quasi sempre a far fronte alle discriminazioni della tecnologia (e quindi ad attrezzarsi per non perdere i corsi accademici).

Dal Wi-Fi passa tutto, con buona pace di cassaintegrati e disoccupati dal reddito zero, compresi i sacri riti della Democrazia. Nello stesso modo avvenuto per il sistema dell’istruzione, infatti, le assemblee consiliari si sono radunate solamente grazie all’uso di piattaforme 4G.

L’emergenza ha quindi impedito il normale svolgimento della pratica democratica, poiché non tutti gli eletti hanno dimestichezza con il computer e le sue applicazioni. Inoltre, anche in questo caso, molti non hanno le risorse economiche per unirsi alla rete (nei piccoli comuni i consiglieri percepiscono gettoni irrisori e spesso si accollano molte spese).

Lo svolgimento dei consigli via web ha infine dei limiti imbarazzanti. L’esempio lo fornisce la Circoscrizione 2 (Mirafiori-Santa Rita) di Torino, dove da 5 mesi giacciono inevase due mozioni di critica alla presidenza (per cui a votazione segreta). Messe finalmente nell’ordine del giorno di un consiglio tenutosi in epoca di distanziamento sociale, non è stato possibile discuterle: in videoconferenza è realizzabile esclusivamente la votazione palese.

Tra i diritti negati agli eletti è comparsa pure l’impossibilità, per i consiglieri “on line”, di fare riunioni separate (sia di minoranza che di maggioranza) per concordare strategie comuni. Inoltre si è presa coscienza delle enormi difficoltà procedurali da affrontare per chi vuole depositare emendamenti a una delibera in discussione.

L’acqua calda è stata quindi scoperta, come il calcare che essa contiene. Il Covid19 ci ha preoccupati molto, ma al contempo ci ha sorpresi mettendoci innanzi a fenomeni del nostro sistema che rifiutiamo di vedere. Allibiti, scopriamo allora che l’ingiustizia sociale non è si è dissolta tra uno show televisivo e uno Spritz in piazza. E’ sufficiente considerare la qualità delle mascherine indossate dalla maggior parte dei lavoratori e confrontarla con quelle in dotazione ai loro dirigenti (mascherine chirurgiche economiche, mascherine con filtro più onerose, mascherine con filtro e lavabili) per avere un ulteriore riscontro di quanto sia attuale la differenza di classe.

Il virus ci ha pure voluto ricordare che la Democrazia (anche se incompiuta) è molto fragile, poiché soggetta a limitazioni per decreto o debolezza di reddito dei cittadini.

Povertà e limitazioni dei diritti costituzionali: una miscela esplosiva in attesa di un buon innesco.

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