EMERGENZA SANITARIA

Covid, a rischio le cure domiciliari

Il Piemonte chiede chiarezza sull'uso della idrossiclorochina per i malati di Coronavirus. L'assessore Icardi: "Se non va bene ci dicano cosa possiamo utilizzare in alternativa". L'esperienza della oncologa Paola Varese nell'Alessandrino

“Se non va bene l’idrossiclorochina, ci dicano cosa si può utilizzare in alternativa, altrimenti viene meno il perno su cui ruota gran parte della strategia di cura domiciliare dei pazienti Covid e si rischia di tornare ad affollare gli ospedali mettendone in crisi l’operatività”. La domanda che ha il sapore di un aut aut, Luigi Icardi spera di poterla presto rivolgere, in qualità di coordinatore degli assessori alla Sanità in Conferenza della Regioni, al direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini.

“Non si tratta di iscriversi al partito del Plaquenil – dice riferendosi al nome commerciale del farmaco -  però credo sia importante rilevare come i protocolli di cura a domicilio con l’uso della idrossiclorochina, sperimentati in Piemonte nel trattamento precoce, abbiano dato risultati molto incoraggianti. Dopo il ritiro da parte della rivista scientifica Lancet dello studio che aveva portato alla decisione dell’Oms di bloccare le sperimentazioni con l’idrossiclorochina, sarebbe opportuno al più presto un confronto con l’Agenzia italiana del farmaco per fare chiarezza”.

Anche se non è tra i poteri dell’Oms autorizzare o meno un farmaco, ma questo spetta ad altri enti europei e, in questo caso proprio all’Aifa, è pure vero che l’azione intrapresa dal Piemonte in qualità di titolare del coordinamento della sanità nella Conferenza presieduta da Stefano Bonaccini appare più che giustificata visti i risultati delle terapie domiciliari precoci effettuate con questo medicinale. Tant’è che, come ricorda lo stesso Icardi, “tutte le Regioni sono state concordi nel chiedere un’audizione in tempi brevi del direttore dell’agenzia”.

L’altro ieri nel corso della riunione telematica degli assessori alla Sanità Icardi ha invitato chi in Piemonte ha ideato e applicato il protocollo Covid a Casa. L’oncologa, Paolo Varese, primario dell’ospedale di Ovada, contagiata dal coronavirus e curatasi con l’idrossiclorochina, producendo poi insieme al collega Claudio Sasso, con l’avallo di infettivologi come il primario dell’ospedale di Alessandria Guido Chichino, ha illustrato in teleconferenza il progetto che, come ricorda l’assessore “nel distretto Acqui e Ovada dell’Asl di Alessandria, dal 18 marzo al 30 aprile, ha preso in carico e seguito a casa, precocemente, 340 pazienti, con una drastica riduzione dei ricoveri, in controtendenza con i dati della stessa provincia, tra le più colpite del Piemonte. Su 340 pazienti, si sono avuti 22 ricoveri e 9 decessi, numeri dolorosi, ma nettamente inferiori agli attesi in base ai dati epidemiologici”.

Numeri che fanno dire a Icardi che “più precocemente si avviano le cure, maggiori sono le probabilità di guarigione” e che “è il territorio il vero campo di battaglia contro il virus. I medici di medicina generale hanno dimostrato di essere strategici e forza proattiva nell'intercettazione precoce dei malati, a prescindere dall'esecuzione dei tamponi. Clinica, esami ematici domiciliari e elettrocardiogramma sono stati sufficienti per identificare i malati, selezionarli per profili di rischio e avviare precocemente un trattamento farmacologico articolato che ha avuto successo”.

Però, tutto questo se si vieta l’uso del Plaquenil, salta. A sostenere la necessità di una rapida inversione di rotta da parte dell’Aifa è anche un nutrito gruppo di medici. In 140, tra cui il direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale universitario Maggiore della Carità di Novara Pietro Luigi Garavelli, hanno presentato un’istanza formale al ministero della Salute, oltre che all’Aifa, per chiedere la revoca della nota dell’agenzia e consentire la prescrizione precoce dell’idrossiclorochina sotto controllo medico.

Secondo i legali che assistono i 140 camici bianchi non sarebbe da escludere un eventuale ricorso a Tar. "In assenza di risposta dell'Aifa, la questione – spiega l’avvocato Erich Grimaldi - potrebbe passare alla competenza del tribunale amministrativo”.

Un’azione a tenaglia, con medici e Regioni concordi nella richiesta di un passo indietro da parte di Aifa rispetto alla decisione assunta che potrebbe a breve sortire effetti, evitando di dover rinunciare a un protocollo che, partito dal Piemonte, ha dato risultati importanti, evitando ricoveri e soprattutto riducendo in molti casi le pesanti conseguenze del virus.

“Covid a casa, così come l’altro analogo protocollo farmacologico di cura domiciliare dei professori Di Perri, Bonora e Venesia, non sono stati un ripiego perché gli ospedali erano pieni – ricorda Icardi -  ma una precisa scelta strategica organizzativa”.

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