EMERGENZA SANITARIA

Tamponi in calo anche in Piemonte, "ma ora facciamo molti sierologici"

Nonostante l'aumentata capacità si riduce il numero di test molecolari. L'Unità di crisi respinge le accuse della fondazione Gimbe: nessun magheggio per manipolare la situazione. "Continuiamo a cercare asintomatici e focolai"

C’è un’altra curva, oltre a quella dei contagi, che scende in maniera ancor più decisa in Piemonte ed è quella dei tamponi. Nella settimana dal 4 a 6 giugno ne sono stati fatti 490 in meno rispetto ai sette giorni precedenti. E questo dato, secondo Nino Cartabellotta presidente della Fondazione Gimbe che ha prodotto un report subito motivo di polemiche, incominciando dalla durissima reazione arrivata dal Veneto, “indica come l’attività di testing, finalizzata all’identificazione di nuovi casi alla tracciatura dei contatti e al loro isolamento, continua a non essere una priorità per molte Regioni”.

Molto severo il giudizio del medico che con la sua fondazione indipendente a fine maggio aveva scatenato gli strali della giunta lombarda per aver avanzato il sospetto che il governo di quella regione avesse “aggiustato” i dati del contagio. “Purtroppo nella gestione di questa fase dell’epidemia – osserva Cartabellotta – la strategia non è adeguata”. Dunque anche in Piemonte, dove ormai si è in grado di processare oltre 10mila tamponi al giorno e dove proprio oggi viene presentato il laboratorio mobile messo a disposizione dal’Agenzia spaziale europea e dal governo belga con la collaborazione di quello del Lussemburgo, il numero dei test molecolari è andato, sempre per usare le parole di Cartabellotta, “in picchiata libera”. Perché?

Prima di cercare una o più risposte, bisogna sottolineare come il report di Gimbe metta in evidenza anche un altro aspetto: “Il trend dei tamponi diagnostici è crollato del 20,7% in prossimità delle riaperture del 4 maggio, per poi risalire e precipitare nuovamente del 18,1% in vista delle riaperture del 3 giugno”. Test drasticamente ridotti per evitare di scoprire nuovi casi e rischiare di dover differire la riapertura? Il non scritto che ben traspare dalle considerazioni è anche questo.

I numeri, quelli raccontano che insieme al Piemonte nella lista delle regioni che hanno visto una notevole flessione sui tamponi c’è la Lombardia con meno 2.576 test, il Veneto (che pure aveva fatto tamponature a tappeto quando altrove un po’ per scelta un po’ per penuria li centellinavano) con meno 2.145 e poi Campania, Lazio, Toscana, Sicilia, Sardegna e Basilicata. Sul lato opposto una regione colpita molto duramente come l’Emilia-Romagna mentre gli altri calavano, saliva rispetto alla settimana precedente di ben 5.334 tamponi e 2.810 sono stati fatti in più in Friuli Venezia Giulia.

Ma torniamo alla domanda, perché in Piemonte si sono fatti oltre 400 tamponi in meno nel giro di pochissimi giorni nonostante ci siano, ormai, laboratori in grado di processarne moltissimi e la richiesta sia ovviamente calata rispetto ai giorni in cui molti addirittura andavano persi? “Quando abbiamo fatto pochi tamponi, nella primissima fase dell’emergenza, è stato perché non ne avevamo a sufficienza”, ricorda Roberto Testi, medico legale alla guida del Comitato tecnico scientifico della Regione, “e a tutti questi scienziati che dicono che avrebbero fatto molti più tamponi, darei in mano il numero di tamponi che noi in quel periodo potevamo fare: attorno al 23 febbraio erano 350 tamponi per tutto il Piemonte. E gli chiederei come si sarebbe potuto fare meglio”. Adesso, con i laboratori in grado di processarne 30 o 40 volte tanto, “è calata moltissimo la domanda”. E cercare i nuovi casi, al di là dei sintomatici e delle tracciature “facendolo con i tamponi continua ad essere contrario alle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, che questo piaccia o non piaccia”, spiega Testi.

È pur vero che ancora ieri il ministro della Sanità Roberto Speranza ha richiamato alla necessità di “tenere alto il numero dei tamponi per individuare precocemente i soggetti positivi al Coronavirus e contenere nuovi focolai”. Ma “la ricerca col tampone va fatta sui sintomatici. E in Piemonte abbiamo fatto la ricerca epidemiologica effettuando una quantità enorme di test sierologici. Sui positivi al test sono stati fatti tutti i tamponi. La scelta del Piemonte è stata quella di fare moltissimi sierologici”, invece di quei tamponi che Cartabellotta indica in caduta libera.

Un’immagine, peraltro, non sfuggita a chi si occupa dei laboratori nell’ambito della regione come il professor Umberto Dianzani che di fronte a quei numeri decisamente inferiori, come ricorda, ha avvertito i vertici dell’assessorato. “Abbiamo notato un forte decremento”, conferma il responsabile dei processi di analisi nell’ambito dell’Unità di Crisi. “Nella mia azienda, l’Asl Città di Torino, ci sono stati 6,7% di sierologici positivi – ricorda Testi – e lo 0,1% di tamponi positivi. Per avere questi risultati si sarebbero dovuti fare mille tamponi. Se abbiamo sdoganato il sierologico e accertato che funziona, è vero che si fanno meno tamponi ma perché c’è poca richiesta. Il compito di andare a cercare gli asintomatici in Piemonte è stato svolto e si svolge con i sierologici”.

A supporto della sua tesi, Testi cita l’ultimo bollettino sui contagi: “Su 42 nuovi casi segnalati 38 sono asintomatici, 17 sono ospiti di Rsa e 18 positivi al test sierologico” e sottolinea come “in Piemonte è stato deciso di puntare per lo screening sul sierologico”. Per il presidente del comitato scientifico c’è un ulteriore motivo alla base del calo di esami molecolari: “La riduzione è anche dovuta al fatto che non c’è più la paura nelle persone che chiedevano di fare il tampone”.

Ci sarà stato chi aveva paura senza motivo, ma certamente per settimane in Piemonte a chiedere, spesso dovendo aspettare giorni o settimane, di fare il tampone sono state anche persone con sintomi evidenti e contatti con positivi. O, per contro, pazienti clinicamente guariti che, però, senza tampone di conferma sono stati costretti in casa per molto tempo. Falle di un sistema e disservizi che richiedono una spiegazione, ancor più rispetto a quella picchiata dei numeri dei tamponi. 

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