RETROSCENA

Cirio "fratello" d'Italia, berluscones nel panico

Secondo fonti romane il passaggio del governatore al partito della Meloni è cosa fatta. Regista dell'operazione Crosetto che ha avviato il reclutamento anche in altre regioni. Telefoni roventi in piazza Castello: prima chiama Tajani e poi (forse) addirittura il Cav.

Ormai, non se ma quando. Il passaggio di Alberto Cirio a Fratelli d’Italia, a detta di molti e tra questi il deputato ed ex ministro Enrico Costa, amico di lunga data dal governatore, sarebbe cosa fatta. L’operazione transumanza (termine non improprio se, come si vedrà, insieme al presidente della Regione potrebbero passare con Giorgia Meloni anche alcuni amministratori locali e pure qualche parlamentare azzurro) non solo prosegue, ma parrebbe arrivata al punto in cui l’interrogativo principale resterebbe solo quello del momento in cui annunciare ufficialmente l’abbandono di Forza Italia da parte di Cirio e il contestuale approdo in FdI.

L’indiretta conferma di tutto ciò, anticipato nei giorni scorsi dallo Spiffero, arriva da una fortissima preoccupazione che attraversa il partito di Silvio Berlusconi e dall’allarme che ha fatto muovere i massimi livelli nazionali nel disperato tentativo di bloccare tutto ed evitare che anche l’ultimo presidente di Regione azzurro nel Nord abbandoni la nave, suppur ormai piena di falle e quasi alla deriva mentre il bastimento sempre più carico della Meloni veleggia col vento dei sondaggi in poppa.

Il panico scatenato da Cirio in quello che potrebbe essere ancora per poco il suo partito ha l’immagine terrea del coordinatore regionale Paolo Zangrillo che si spese senza risparmio per ottenere la candidatura dell’allora europarlamentare e appuntarsi al petto l’insegna al merito del risultato. Il fratello del medico personale del Cavaliere si rende conto di quale smacco subirebbe il partito e, non ultimo, degli effetti che avrebbe per le sue ambizioni.

Anche per questa ragione ha subito premuto tutti i pulsanti di allarme, allertando i vertici parlamentari, a partire dalla capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini, come noto non proprio una fan del governatore piemontese. Il passaggio che, più degli altri, rende l’idea del terremoto che scuote, con epicentro a Torino, Forza Italia è la telefonata che il numero due del partito Antonio Tajani ha fatto a Cirio. Giova ricordare come fu proprio l’allora presidente del Parlamento Europeo ad annunciare che sarebbe stato il politico albese il candidato presidente della Regione, più volte e ben prima che gli alleati, in particolare la Lega che in quel momento pareva intenzionata a puntare sull’imprenditore Paolo Damilano, sciogliessero ogni riserva e dessero il via libera.

Il suo main sponsor ha chiamato il governatore ma, a quanto riferito dallo stesso Tajani ad alti dignitari della corte di Arcore, avrebbe ottenuto rassicurazioni giudicate poco convincenti. E dire che il Romolo Augustolo del partito, come icasticamente viene soprannominato, pare aver usato toni decisi e ultimativi, ricordando gli sforzi fatti per ottenere poco più di un anno fa l’incoronazione, ma anche cercando di allettarlo proponendogli di entrare nel comitato di presidenza del partito. Una proposta respinta dal governatore piemontese che si era legato al dito la promozione avvenuta qualche tempo fa della collega calabrese Jole Santelli nel politburo azzurro in sostituzione di Mara Carfagna, mentre lui era rimasto fuori dalla porta. Sarà anche per l’assenza di una netta e definitiva smentita di queste voci che il notabilato azzurro nazionale ha diffuso, non si sa quanto ad artem, la notizia di un’altra telefonata arrivata a Cirio: quella di Berlusconi. Vero? Certamente verosimile, vista la posta politica (e l’immagine del partito) in gioco.

I riti e le liturgie di Forza Italia raccontano che quando viene evocato “Il Presidente” significa che si è all’ultima spiaggia. Quella da cui Cirio potrebbe salire sulla nave dei Fratelli, dietro le cui rotte e manovre sempre più spesso si staglia la ben visibile sagoma di Guido Crosetto. Sua la regia dell’operazione per portare il governatore “in famiglia”. Ma non l’unica. L’ex sottosegretario che si era dimesso da parlamentare, per dedicarsi a curare gli interessi delle imprese dell’industria bellica e della sicurezza, alla domanda su un possibile rientro attivo in politica, ha risposto come James Bond: “Mai dire mai”.

Nei piani dell’operazione transumanza non rientra soltanto il governatore. Sulla sua scia dovrebbero transitare alcuni amministratori locali di Forza Italia piemontesi, in particolare dell’Alessandrino, ma non solo. E poi spuntano pure i nomi di parlamentari: la coppia di Giaveno, Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, anche se i vertici nazionali di FdI fanno sapere di essere molto più interessati e propensi ad accogliere la deputata che non il suo storico mentore. Il bacino di voti della Ruffino è una dote nient’affatto trascurabile che unita alla qualifica di matricola parlamentare (è al suo primo mandato a Montecitorio) la rende più appetibile e più digeribile rispetto a un veterano come Napoli che ha sul groppone quattro legislature. Molto corteggiato è pure il deputato Carlo Giacometto, figura storica (a dispetto dell’età, 47 anni) del berlusconismo nostrano, da sempre annoverato tra i lealisti del Cav. Anche in questi caso tutto è ancora sospeso, tra blandizie e strategie pianificate, e molto dipenderà da come e quando Cirio volterà le spalle al suo partito (dopo averlo fatto molti anni fa con la Lega) per essere annoverato tra i Fratelli. Nonostante i disperati tentativi messi in atto dai vertici azzurri per evitare oltre al danno pure la beffa.