PALAZZO LASCARIS

Sanità, sfida sull'autonomia

Quel rapporto conflittuale tra Stato e Regioni, emerso durante la gestione dell'emergenza sanitaria, sarà terreno di scontro politico in Consiglio regionale. Confronto a distanza tra Lanzo (Lega) e Grimaldi (Luv). La tregua siglata in questi giorni durerà poco

“Il punto dell’autonomia è centrale. Questa emergenza sanitaria lo ha confermato ancora di più”. “Ma quale maggior autonomia? Questa giunta non sa neppure gestire l’ordinaria amministrazione”.

I lavori del consiglio regionale riprendono con una parvenza di normalità, dopo il muro contro muro superato con lo stralcio dall’omnibus degli emendamenti alla legge sul gioco d’azzardo e il mezzo compromesso sulla caccia. Della commissione sull’autonomia ancora non c’è traccia nel calendario, mentre ormai è stato raggiunto l’accordo per l’indagine conoscitiva sull’emergenza sanitaria affidata a un gruppo di lavoro in seno alla IV guidato da un consigliere di minoranza, quasi certamente  Daniele Valle del Pd.

Autonomia e gestione dell’emergenza Coronavirus, due questioni che si intrecciano e continueranno a farlo in uno scontro tra maggioranza e opposizione che lo stravolgimento della politica di questi ultimi mesi non ha certo mitigato, accentuandone anzi i toni e le distanze. Nel confronto a distanza tra il consigliere regionale della Lega Riccardo Lanzo, l’uomo destinato a guidare la commissione-simbolo del partito di Matteo Salvini, e Marco Grimaldi capogruppo di Luv a Palazzo Lascaris non emergono solo due visioni, logicamente differenti e lontane. Viene fuori anche e soprattutto la riconferma di quel binario parallelo su cui viaggerà il vessillo autonomista e la bandiera bianca di una resa cui il governo del Piemonte è stato costretto di fronte a più di una difficoltà nella gestione della crisi sanitaria e di cui le minoranze chiedono di rendere conto.

 “Il punto dell’autonomia è centrale. Quello cui abbiamo assistito nella Fase 1, con apice di conflitto di competenze: lo abbiamo visto su chi avrebbe dovuto assumere la decisione sulle zone rosse. Nella Fase 2 si sarebbe già dovuti arrivare con un rapporto esatto e chiaro tra le competenze dello Stato e quelle della Regioni. Invece – sostiene Lanzo – appena esplosa la pandemia, con la necessità di attrezzature e dispositivi di protezione abbiamo assistito a una vera e propria requisizione da parte della Protezione Civile nazionale ai danni delle Regioni. E l’approvvigionamento è stato gestito malissimo”.

Tutta colpa, o almeno gran parte, dello Stato centrale, del Governo: non una novità per la Lega che proprio su questo rapporto conflittuale con le Regioni batte il ferro, ancora tiepido, dei maggiori poteri decentrati.

“Mentre la giunta di Alberto Cirio chiedeva i poteri speciali, non sapeva neppure gestire l’ordinaria amministrazione. Voleva un’altra velocità e andava più lento di un monopattino”, ribatte Grimaldi esponente in consiglio regionale del partito del ministro della Salute Roberto Speranza che ancora in questi giorni ha ribadito la necessità di trovare un punto di equilibrio tra neocentralismo e ultrafederalismo, lasciando supporre un possibile, anche se parziale, ritorno a una sanità centralizzata.

“La verità è che il centrodestra a trazione leghista invece di copiare e incollare dagli amici lombardi, avrebbe fatto meglio guardando cosa succedeva nella sanità non dico toscana, ma almeno quella del Veneto. A prescindere dal ruolo dello Stato centrale in una pandemia – osserva il consigliere di Luv – la possibilità di fare tamponi almeno da subito a partire dal personale medico, di mettere in sicurezza chi lavorava per noi invece di lasciarlo abbandonato a sé stesso e fare vigilanza attiva, tutto ciò era ed è consentito già oggi alle Regioni. Ma in Piemonte, questa amministrazione ha inanellato un errore dietro l’altro confermando l’incapacità di gestire i propri poteri. Altro che chiederne di più”.

Ma anche sui tamponi la distanza tra chi governa e chi sta all’opposizione è notevole: “C’era un’indicazione nazionale. Chi si è scostato, come il Veneto, ha fatto una sorta di scommessa, rischiando. Probabilmente nessuno dirà nulla a quella Regione, perché è andata bene, ma visti i costi altissimi chissà cosa sarebbe accaduto in caso contrario”, spiega Lanzo che non rinuncia a riferirsi a quanto successo nelle settimane in cui gli ospedali erano al limite, le mascherine mancavano e si dovevano aumentare le terapie intensive per spiegare come tutto questo non possa mettere in secondo piano l’obiettivo del suo partito.

“I detrattori dicono che l’autonomia adesso non è da tenere tra i punti principali dell’agenda. Invece deve essere proprio così. Il tema della risoluzione del conflitto tra Stato e Regioni è venuto fuori con forza proprio nell’emergenza sanitaria. Ed è una questione che deve essere risolta. Nella nostra proposta abbiamo dato indicazioni per l’edilizia sanitaria, le specializzazioni, la medicina territoriale”. Anche per questo il leghista auspica che “quando si incomincerà a lavorare all’indagine conoscitiva sull’emergenza sanitaria, al tavolo di lavoro ci sia anche la questione del rapporto tra Stato e Regioni”. Poi quello che definisce “un appello accorato” alle minoranze: “Non si veda l’autonomia come battaglia ideologica, ma come la reale necessità delle Regioni, messa in evidenza più che mai in questi ultimi mesi”.

Appello che pare destinato a cadere nel vuoto, almeno dalle parole che Grimaldi spende per spiegare la sua versione dell’istanza leghista. “Le richieste di maggior autonomia nascono in una stagione in cui il capo della Lega pensava di diventare premier entro l’autunno e invece per colpa della calura estiva è riuscito a mandarsi all’opposizione da solo. La Lega in Regione è rimasta impigliata in queste rivendicazioni, mentre nei primi sei mesi non ha fatto nulla. Questa maggioranza è riuscita a perdere tempo sul Papetellum rivelatasi poi una Caporetto”. Quanto alla sanità più centralizzata o più regionalizzata, pochi dubbi: “Soprattutto nelle pandemie si capisce l’importanza del ruolo dello Stato e la necessità di poter magari avere un ruolo sovranazionale che vada oltre l’Oms. Le Regioni possono utilizzare la loro autonomia sulle scelte organizzative. Ma devono saperlo fare. Quale scelta organizzativa migliore che non quella di saper almeno coordinare le proprie Asl? Qui non sono riusciti a fare neppure quello e la vicenda delle Rsa ne è la tragica conferma”.

Di questo e altre falle nella gestione dell’emergenza, con colpe da comprendere quanto in capo al Governo e quante alla Regione, dovrà occuparsi l’organismo che sarebbe dovuto essere di inchiesta e che invece s’è poi trasformato da commissione in sottocommissione “conoscitiva”. Incomincerà a lavorare quando ancora dovrà essere costituita quella sull’autonomia? Il consigliere destinato a presiederla scaccia questa ipotesi: “Mi auguro che si riesca a far partire la commissione autonomia entro luglio. Manca ormai praticamente solo il voto”.

La replica, che nulla di buono fa presagire per la maggioranza, arriva puntuta: “Ricordino che c'è il mio ostruzionismo – avverte Grimaldi, rammentando che in questo caso non può essere applicato in contingentamento dei tempi –. Quindi prima che passi ce ne vorrà ancora un po’. Si dotino di tanta pazienza e magari cambino l’oggetto dei loro desideri. Abbiamo visto come non sanno gestire quel che dovrebbero, non vedo perché dargli ancora più poteri”.

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