POLITICA & GIUSTIZIA

Rosso esce dal carcere

Concessi i domiciliari all'ex parlamentare, sottosegretario e assessore regionale. Era stato arrestato il 20 dicembre dello scorso anno, con l'accusa di voto di scambio politico mafioso. Il 9 luglio inizierà il processo

Dopo sei mesi di detenzione è stato scarcerato questo pomeriggio l’ex assessore regionale Roberto Rosso, arrestato il 20 dicembre dello scorso anno con l’accusa di voto di scambio politico mafioso, nell’ambito dell’operazione “Fenice”, un’appendice dell’inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nella zona di Carmagnola denominata “Carminius”, condotta dal Gico della Guardia di finanza e dal Ros dei carabinieri. Nei giorni scorsi i suoi legali, l’avvocato Giorgio Piazzese e il professor Franco Coppi, avevano inoltrato l’istanza con la richiesta dei domiciliari, accolta questa mattina dal Tribunale di Asti. Rosso, 58 anni, nelle ore immediatamente successive all’arresto si era dimesso dalla giunta regionale di Alberto Cirio e pure da consigliere. Inoltre era stato espulso dal suo partito, Fratelli d’Italia, che lo aveva messo alla porta con una nota rilasciata dalla leader Giorgia Meloni nello stesso giorno in cui era finito in carcere.

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Negli atti dell’inchiesta si fa riferimento all’ingerenza della cosca Bonavota di Sant’Onofrio (Vibo Valentia) in occasione delle elezioni politiche regionali del 26 maggio 2019 nel corso delle quali avrebbe stipulato un “patto di scambio” con l’allora candidato Rosso, consistente nel pagamento di 15mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti. Da quanto si apprende, della somma concordata con gli intermediari delle cosche, Rosso ne versò poco meno di 8 mila, in due tranche da 2900 e 5000 euro. A fare da tramite sarebbero stati Enza Colavito e Carlo De Bellis, quest’ultimo già coinvolto nelle indagini Minotauro e Big Bang. Secondo i pm sarebbe emersa “la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori”.

Per Rosso i pubblici ministeri torinesi Paolo Toso e Monica Abbatecola avevano chiesto il rinvio a giudizio con lo scopo di riunire i due procedimenti, “Fenice” e “Carminius”, in un unico dibattimento. Il 6 febbraio scorso il gup aveva stabilito che i due procedimenti avrebbero dovuto seguire percorsi separati. Il 9 luglio inizierà il processo nell’aula bunker del carcere Le Vallette di Torino, davanti al collegio di giudici del tribunale di Asti composto da Alberto Giannone (presidente), Beatrice Bonisoli e Claudia Beconi.

Il 9 luglio inizierà il processo nell'aula bunker del carcere Le Vallette di Torino, davanti al collegio di giudici del tribunale di Asti composto da Alberto Giannone (presidente), Beatrice Bonisoli e Claudia Beconi