SANITA' & POLITICA

Asl in rosso, direttori nel mirino

I sindaci fanno da apripista alla Regione che, a fronte dei bilanci in perdita, quasi certamente solleverà i vertici delle aziende sanitarie. Tra i primi a essere sfiduciati la Serpieri (Vercelli) e Ardissone (To4)

Bocciati. Il verdetto negativo su (per ora) due direttori generali di Asl, arriva prima dai sindaci che non dalla Regione. Il pollice verso nei confronti di Chiara Serpieri al vertice dell’azienda sanitaria di Vercelli e del direttore dell’Asl Torino 4 Lorenzo Ardissone, entrambi da tempo nella black list del centrodestra, lo mostrano i primi cittadini dei rispettivi territori.

L’assemblea dei sindaci dell’Asl Torino 4 ha bocciato il bilancio consuntivo dello scorso anno che evidenzierebbe perdite attorno ai 24 milioni di euro, confermando quei buchi che già i dati previsionali dell’estate scorsa avevano evidenziato in pressoché tutte le aziende sanitarie della Regione. La decisione dei sindaci di non votare il consuntivo arriva quando ancora nulla è stato detto dall’assessore alla sanità Luigi Icardi proprio sui bilanci, arrivati nelle scorse settimane in corso regina e che lo stesso assessore ancora pochi giorni fa spiegava di non aver ancora visto, annunciando una verifica in tempi brevi. Proprio in virtù dei preventivi pesantemente in rosso che, poco meno di un anno fa avevano portato Icardi a lanciare pesanti avvertimenti della necessità di cambiare rotta ai vertici delle Asl, paventando un possibili ritorno al piano di rientro per la Sanità piemontese, è facile supporre che le situazioni critiche non siano affatto limitate a Vercelli e alla Torino 4, ma coinvolgano molte altre Asl.

Sui bilanci in rosso la Regione può, anzi deve, intervenire sollevando dall’incarico il direttore generale. Lo prevede la legge che testualmente recita: “Quando ricorrano gravi motivi  o  la gestione presenti una situazione  di grave disavanzo (…) la giunta regionale risolve il contratto dichiarando la decadenza del direttore  generale e provvede alla sua sostituzione”. È quanto accadrà nelle prossime settimane quando i consuntivi saranno passati al vaglio degli uffici di corso Regina, sempreché non sia già accaduto contrariamente alla dichiarazioni ufficiali? E, dunque, sarà l’assessore a decidere di rescindere i contratti con i direttori che non sono riusciti a contenere il disavanzo, oppure come alcune iniziative locali ad aprire la strada saranno i sindaci? Quel che accade a Vercelli appare emblematico: i primi cittadini di Vercelli, Andrea Corsaro, di Varallo Eraldo Botta e quello di Borgosesia, il deputato leghista Paolo Tiramani chiedono alla Serpieri di dimettersi dopo la sua bocciatura in assemblea dei sindaci. Richiesta non certo avanzata per la prima volta, giacché in piena emergenza Covid era stato ancora una volta Tiramani ed altri esponenti della Lega ad attaccare in maniera durissima la manager, di fatto commissariata dalla Regione con l’affiancamento di Pietro Presti.

Che l’aria per i vertici delle Asl non tirasse per il verso giusto era noto, almeno da un anno, da quando quei bilanci preventivi avevano fatto scattare campanelli d’allarme in tutte le province e, caso assai raro, visto più di un collegio sindacale rifiutarsi di approvarli, neppure con riserva.

Se chiedere le dimissioni di un direttore generale da parte dei sindaci del territorio è un forte atto politico e un segnale di profonda sfiducia nel suo operato, la decisione di rescindere il contratto che è nelle potestà della Regione resta lo strumento più adeguato e decisivo. Lo userà, in tempi brevi, l’assessore Icardi? E quali saranno i parametri per mantenere oppure mandare a casa i vertici delle Asl? Nessuno oggettivamente può pensare che, con quei conti preventivi in profondo rosso, siano soltanto Vercelli e la Torino 4 a dover cambiare testa con un anno di anticipo sulla scadenza dei contratti.  

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