EMERGENZA ECONOMICA

Effetto lockdown, in Piemonte bruciati 25 miliardi

Crolla il fatturato delle imprese nei primi sei mesi del 2020 (-22%). Va peggio che nel resto d'Italia. Tra le più penalizzate le province di Torino e Biella. La ricerca della Fondazione nazionale dei Commercialisti

Il Piemonte è tra le regioni che hanno sofferto e soffrono di più gli effetti del lockdown. Il fatturato delle imprese crolla di oltre il 22% nei primi sei mesi dell’anno (rispetto a una media nazionale del 19,7%). Bruciati oltre 25 miliardi di euro. Bastano questi dati per comprendere l’effetto del Covid-19 sull’economia reale di un territorio penalizzato particolarmente dalla propria vocazione industriale e soprattutto, focalizzando la lente sul capoluogo, sulla sua specializzazione nel settore automotive, tra i più colpiti. Sono i dati che emergono dall’Osservatorio sui Bilanci delle Srl nel 2018 con le stime sui primi sei mesi del 2020 curate dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionali dei Commercialisti.  Nell’analisi sono considerate circa 830mila società che fatturano complessivamente 2.700 miliardi di euro, l’89% di tutte le imprese e l’85% circa di tutti gli operatori economici.

La provincia più colpita è Biella, le cui aziende perdono il 24,5% del fatturato. Una contrazione di 766 milioni dovuta in particola alle difficoltà del tessile già ampiamente presenti prima dell’emergenza sanitaria e amplificate dal lockdown. Nell’area metropolitana di Torino, come detto, pesa la crisi dell’automotive e i ritardi che l’epidemia imporranno agli investimenti di Fca con ripercussioni su tutto l’indotto. Nei primi sei mesi dell’anno il fatturato è sceso dai 78,5 miliardi dei primi sei mesi del 2019 ai 61,2 miliardi nell’analogo periodo del 2020, con una riduzione del 22%. A Novara bruciati 1,7 miliardi (-23,3%), a Vercelli 579 milioni (-22%), nel Vco 382 milioni (-23,5%), ad Alessandria 1,5 miliardi (-21,3%), ad Asti 409 milioni (-21%). Riduce le perdite Cuneo dove evaporano 2,6 miliardi (-20,2%), una tenuta giustificata in buona parte dalla preponderanza del settore alimentare di quella economia.

“Quella che emerge dalle nostre simulazioni è una cifra impressionante che non può non destare enorme preoccupazione per il destino delle imprese italiane” commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. “Adesso – aggiunge – è urgente intervenire per spingere la ripresa, sia con interventi di alleggerimento della pressione finanziaria sulle imprese, a partire dal versante fiscale, sia con interventi che rafforzino il clima di sicurezza generale e quello più specifico nei settori produttivi. Non ci sembra appropriato l’eventuale intervento sull’Iva, oneroso per il bilancio pubblico ma molto poco stimolante per la ripresa di consumi e investimenti, mentre molto importanti appaiono gli interventi di stimolazione produttiva come l’ecobonus al 110%, a patto però che vengano lanciati velocemente in un quadro regolatorio il più chiaro e trasparente possibile”.

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A livello nazionale, il fatturato delle imprese italiane ha subito un crollo pari a quasi 280 miliardi (-19,7%). Maggiormente colpiti il Nord-Est (-21,3%) e il Meridione (-21,2%). Tiene il Nord-Ovest (-19,5%) grazie alle performance di Lombardia e Liguria, migliori del Piemonte, così come il Centro (-18,3%) e le Isole (-17,6%). Tra le province, ad accusare maggiormente gli effetti della pandemia, Potenza (-29,1%), Arezzo (-27,2%), Fermo (-26,3%), Chieti (-25,8%) e Prato (-25,3%) con performance peggiori del dato nazionale, mentre resistono meglio Siracusa (-13,7%), Cagliari (-13,8%), Roma (-16,1%), Genova (-16,5%) e Trieste (16,7%).

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