ALTA TENSIONE

No Tav "solo teppisti, non rivoluzionari"

La Cassazione nega le attenuanti per “motivi di particolare valore morale” o “sociale” a sette antagonisti, condannati per l'assalto al cantiere del luglio 2011. Per un ottavo il reato è stato dichiarato prescritto

I reati commessi durante un attacco al cantiere della Tav in Val di Susa non meritano attenuanti legate ai “motivi di particolare valore morale” o “sociale”. È quanto si ricava da una sentenza con cui la Cassazione ha confermato la condanna di sette attivisti e simpatizzanti No Tav per episodi avvenuti la sera del 17 luglio 2011 nel corso di una manifestazione: alcuni partecipanti danneggiarono dei betafence che erano stati sistemati per proteggere l’accesso al perimetro del futuro cantiere della Torino-Lione nella zona della centrale elettrica di Chiomonte.

“I fatti oggetto del processo – ha spiegato la Corte – che sono espressione della volontà di opporsi alle forze dell’ordine, alla esecuzione di un’opera pubblica, ovvero di riprendere il controllo di una parte del territorio dello Stato, non possono considerarsi direttamente funzionali all’affermazione di motivi sociali genericamente condivisi quali il diritto all'ambiente o il diritto alla salute”. Un ottavo imputato, figlio di un magistrato torinese ora in pensione, era accusato di resistenza a pubblico ufficiale per avere rivolto un puntatore laser verso gli occhi di un poliziotto: per lui il reato è stato dichiarato prescritto.

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