RETROSCENA

Una lista Conte per Torino 2021

L'assessore Giusta e l'ex Pd Tricarico, oggi tra i consigliori di Appendino, stanno lavorando al progetto. Un contenitore in grado di intercettare un elettorato moderato che si riconosce nel governo in carica per replicare sotto la Mole l'alleanza giallorossa

Tra i sepolcri (imbiancati) di Torino prende vita una lista figlia di Pd e M5s. I contatti sono appena iniziati, sottotraccia com’è uso in queste situazioni, ma il disegno inizia a delinearsi. A capo dell’impresa l’assessore Marco Giusta, che tra le altre ha la delega ai cimiteri, e Roberto Tricarico, una vita nel centrosinistra e oggi a capo di Afc, la società, appunto, che gestisce i servizi cimiteriali per conto di Palazzo Civico. Qualcuno è già stato avvicinato e messo a parte di un piano che sta prendendo forma: costruire un contenitore elettorale in grado di intercettare da una parte l’elettorato grillino moderato e dall’altra quell’area progressista non direttamente legata ai partiti tradizionali. C’è chi la chiama già la “lista Conte”, sfruttando un brand che oggi raccoglie il consenso di una fetta considerevole dell’elettorato. Nei suoi primi contatti, Tricarico avrebbe ammesso che l’iniziativa nasce su input diretto di Chiara Appendino.  

Lo scenario nel quale questa formazione potrebbe vedere la luce è quello di una imposizione da Roma di un’alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle in grado di replicare anche fuori da Montecitorio e Palazzo Madama un asse che molti vorrebbero stabilizzare, nell’ottica di un centrosinistra che ampli il proprio perimetro sino ad abbracciare i pentastellati. Un disegno che vede tra i suoi più influenti teorici Goffredo Bettini, pezzo forte del Pd romano, un tempo braccio destro di Walter Veltroni, fortemente sponsorizzato dai piani alti del Nazareno a partire da Nicola Zingaretti, passando per Dario Franceschini e Andrea Orlando.  È il modello Liguria e semmai dovesse essere replicato anche a Torino è necessario muoversi per tempo così da rendere l’operazione il meno traumatica possibile. Un'operazione attraverso cui la sindaca intenderebbe lasciare una dote importante a un eventuale candidato sindaco espressione di questo schema, sia esso il rettore del Politecnico Guido Saracco, il ministro Paola Pisano o altri. E chi meglio di Tricarico e Giusta potrebbero attuare questa strategia?

Il primo, in fondo, è un esperto di trasformismo politico: sin da quando, giovane socialista, scaricò Giusi La Ganga alla vigilia di un congresso per aderire alla componente “etnica” di Gabriele Salerno, figlio del vecchio ras delle tessere, Totò Salerno. Allora Tric giustificò il voltafaccia parlando di una “adesione ai valori ideali” di colui che non a caso il vecchio ras craxiano definiva con disprezzo l’enfant betè. Passata la buriana di Tangentopoli, Tricarico ricomparve sotto le insegne dei Verdi, con cui approdò in Sala Rossa, non prima di essere stato portaborse a Palazzo Lascaris dell’allora consigliere regionale Pasquale Cavaliere. Nel primo mandato di Sergio Chiamparino diventa assessore, poi confermato anche al secondo giro: intanto nasce il Pd e lui si lancia nella nuova avventura scalando le gerarchie fino a ottenere l’incarico di vicesegretario piemontese, dopo aver perso le primarie in cui era candidato per la mozione Marino. Lo stesso Marino (Ignazio) che poi lo portò con sé a Roma quando diventò sindaco, con l’incarico di capo della segreteria, finché fu proprio il Pd a disarcionarlo. Di qui il rancore di Tric verso il suo ormai ex partito e quella voglia di rivalsa che l’ha portato a voltar nuovamente la gabbana, accettando – unico politico del centrosinistra – un incarico da Appendino. Ai cimiteri, appunto. Di Giusta, invece, si sa che fino a poche settimane dalle elezioni del 2006 cercava un ruolo nella coalizione di Piero Fassino (ci fu un incontro a Palazzo Nuovo, cui partecipò assieme al sedicente filosofo Roberto Mastroianni, lo stesso che poi è stato designato dalla prima cittadina grillina a capo del Museo della Resistenza), salvo poi ritrovarsi nella nuova giunta grillina.   

La formazione cui Tricarico e Giusta starebbero lavorando mira a occupare quel centro della coalizione che potrebbe essere lasciato libero da forze come i Moderati, Italia Viva o Azione che hanno già fatto sapere di non essere disponibili a un’allenza (per quanto edulcorata) con il M5s e quindi tenterebbero la perigliosa strada del terzo polo. Non è un caso che i primi contatti di Tricarico e soci siano avvenuti proprio con le prime file del partito di Mimmo Portas.

Tutto dipende dall’esito delle elezioni regionali, dalla tenuta del Governo e più in generale del Paese nonché dalla reale intenzione di Pd e M5s di intraprendere un percorso comune che vada oltre l’esecutivo nazionale. 

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