POLITICA & SANITA'

Sanità alla resa dei conti, ecco i bilanci di tutte le Asl

Confermato il disavanzo complessivo di 157 milioni nel 2019, ma la situazione varia da azienda ad azienda. Maglia nera alla Città della Salute di Torino, Cuneo1, To4 e To5. E ora per molti direttori si avvicina il capolinea, la Regione deciderà prima della pausa estiva

La cura ha funzionato, anche se qualche caso continua a rimanere grave. Sei mesi di terapia d’urto e qualche attenzione maggiore rispetto al passato hanno fatto scendere la febbre delle aziende sanitarie del Piemonte dai 450 milioni che ai primi di luglio dello scorso anno avevano acceso tutti gli allarmi rossi ai 157, cifra con cui si chiude il rosso del 2019.

“Qui rischiamo un nuovo piano di rientro”, avvertiva in quei giorni l’assessore alla Sanità Luigi Icardi e di “un quadro preoccupante” parlava il governatore Alberto Cirio, sulla stessa linea del ministero dell’Economia che qualche mese dopo avrebbe definito il comparto sanitario piemontese “strutturalmente debole”. Esagerazioni? Nient’affatto. La situazione era estremamente grave e, pur con la decisa riduzione del disavanzo complessivo che allontana lo spettro di un ritorno al commissariamento della sanità piemontese, resta decisamente pesante.

È, però, una mappa in chiaroscuro quella disegnata dai bilanci consuntivi delle Asl e delle Aso. Non solo ci sono aziende che hanno chiuso l’anno passato con buchi profondi e altre con cifre positive, ma le differenze importanti si notano anche tra aziende che sono riuscite in quei sei mesi a ridurre di molto il disavanzo e altre dove il segno meno precede numeri molto pesanti. E proprio su alcune di queste cifre dove il rosso, considerato il disavanzo in rapporto alla dimensione dell’azienda, si muoveranno le decisioni sulla permanenza dei direttori generali fino a alla scadenza naturale di primavera. Nell’agenda di Icardi il probabile commissariamento di alcune Asl è fissato prima delle ferie. Questione di un paio di settimane al massimo.

Da poco in corso Regina si sono messi in colonna i numeri che portano ai 157milioni e 395mila euro di buco del 2019, rispetto ai 161milioni 914 dell’anno precedente. Tra le Asl il record, in termini assoluti, di disavanzo spetta alla To4, diretta dal dimissionario (lascerà a fine agosto) Lorenzo Ardissone con 24milioni 848mila contro i 18milioni e 895mila del 2018. In lizza per la nomina a commissario almeno due manager: l’attuale direttore amministrativo delle Molinette Valter Alpe e quello dell’Asl di Alessandria Luigi Vercellino.

Con il segno meno hanno chiuso il bilancio l’Asl Città di Torino, retta da alcuni mesi dal commissario Carlo Picco (8milioni 326 mila contro i 10 dell’anno prima), la To3 con 1 milione e 814mila, sostanzialmente stessa cifra del 2018, mentre raddoppia il disavanzo la To5 dove si è passato da 7milioni 822mila a 14milioni 460mila. Passando alle altre province è qui che si trovano i primi bilanci chiusi in attivo: è il caso dell’Asl Biella con 21mila euro contro i 195mila dell’anno precedente, di quella di Novara (1 milione 236mila contro 1 milione 729mila), della Cuneo2 (165mila rispetto a 211mila) e Asti che chiude con il segno più davanti a 1milone 142mila incrementando di alcune centinaia di migliaia di euro l’attivo rispetto all’anno precedente.

L’Asl, delle province, che segna la maggior perdita è la Cuneo1, con 5milioni 488, che è comunque riuscita a ridurre il disavanzo di un milione. Dimezzato il buco rispetto al 2018 anche a Vercelli dove il meno sta davanti a 2milioni 477mila, un risultato che non è però valso al direttore generale Chiara Serpieri ad evitare la bocciatura da parte dell’assemblea dei sindaci che molti indicano come preludio a una fine anticipata del suo mandato, peraltro chiesta a gran voce dalla Lega con il parlamentare e sindaco di Borgosesia Paolo Tiramani. Accusa una perdita di 2 milioni 421mila rispetto all’attivo di 84mila euro del 2018 l’Asl Alessandria dove però il commissario Valter Galante è riuscito a ridurre in maniera considerevole il disavanzo previsto a metà dello scorso anno nella cifra allarmante di 11 milioni.

Numeri positivi, eccetto che per la Città della Salute di Torino che si trascina il vecchio passivo chiudendo a 102milioni e mezzo riducendo il buco precedente di 18 milioni, nelle aziende ospedaliere. Segno più per il San Luigi di Orbassano (45mila), per l’Aso di Novara con un picco che porta l’attivo a 1 milione 813 mila rispetto al precedente di 344mila, così come per il Santa Croce e Carle di Cuneo (1.620), l’Aso Alessandria (8.858) e il Mauriziano che mette il segno più davanti a 510mila euro rispetto alla perdita di 3milioni 817mila dell’anno prima.

Evidente la differenza, con l’eccezione delle Molinette, tra lo stato di salute finanziario delle aziende ospedaliere e quello delle Asl. Questo va, almeno in parte, attribuito al diverso sistemata di finanziamento: per quota capitaria per le seconde, per tariffe e Drg per le prime. L’esigenza di trovare un equilibrio tra un aumento, talvolta eccessivo, delle prestazioni (soprattutto non di alta specializzazione e di eccellenza) erogate dalle Aso a scapito dei presidi ospedalieri dell’Asl sullo stesso territorio è una delle questioni non del tutto risolte.

Ma sono molteplici le ragioni di quel disavanzo che in alcuni casi permane preoccupante e che sarebbe stato più diffuso e ancor più grave se giusto un anno fa la Regione, appena insediata la nuova giunta, non avesse fatto scattare un allarme giustificato dai numeri che, senza correttivi, avrebbero potuto realmente condurre il Piemonte verso un nuovo piano di rientro. Questa eventualità è scongiurata, ma il problema di far tornare i conti senza conseguenze negative per i cittadini resta. Insomma, la terapia ha funzionato, ma deve proseguire. 

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