LE REGOLE DEL GIOCO

Legge elettorale, dopo la Puglia potrebbe toccare al Piemonte

Un atto congiunto dei parlamentari piemontesi Borghi (Pd) e Fornaro (Leu) impegna il Governo a intervenire qualora la Regione non si allinei alle norme sulla rappresentanza di genere. Sul tavolo anche l'abolizione del listino

Nell’attesa di scoprire se prevarrà la linea indicata dal presidente del Consiglio regionale, il leghista Stefano Allasia, che fissa a non prima di un anno e mezzo dalla fine della legislatura l’avvio dell’iter per la nuova legge elettorale, oppure si aderirà alla richiesta del capogruppo del Pd Raffaele Gallo che chiede di occuparsi subito della questione, il Piemonte resta l’unica Regione che deve ancora darsi un nuovo sistema di voto. E non si tratta di una scelta, bensì dell’obbligo di ottemperare alle norme sulla rappresentanza di genere.

La questione, irrisolta nella precedente legislatura e che l’attuale maggioranza pare intenzionata ad affrontare più avanti, approda intanto in Parlamento. Un ordine del giorno, presentato dal deputato del Pd Enrico Borghi e dal capogruppo di LeU alla Camera Federico Fornaro, prende proprio le mosse dall’anomalia piemontese.

L’atto dei due parlamentari piemontesi “impegna il Governo a valutare l’opportunità, al fine di garantire un livello omogeneo di tutela dei diritti politici in tutto il territorio nazionale, in assenza di una disciplina elettorale regionale di adeguamento ai princìpi fondamentali in materia di promozione delle pari opportunità tra uomini e donne contenuti nell'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, come modificata dalla legge 15 febbraio 2016, n. 20, di intervenire, per le regioni inadempienti, mediante l’esercizio del potere sostitutivo statale”. Insomma o la Regione si sveglia e vara in fretta la legge, oppure ci penserà lo Stato.

“Il Piemonte è rimasta l’ultima e l’unica regione che non ha recepito neppure una riga delle norme nazionali in materia elettorali per favorire le pari opportunità e la parità di genere”, osserva Fornaro, il quale avverte: “Non è più rinviabile che strumenti come la doppia preferenza di genere e il modello 60/40 nella composizione delle liste diventino legge regionale. Non si aspettino gli ultimi mesi prima delle prossime elezioni, lo si faccia in autunno e si cancelli tutti d’accordo questa ombra sull’istituzione regionale”.

Altrettanto ferma la presa di posizione di Borghi: “Il fatto che la Regione Piemonte, insieme con la Calabria, sia il fanalino di coda a livello nazionale in materia di pari opportunità nelle istituzioni elettive è un dato da cancellare”.

Per il parlamentare dem “il precedente della Puglia, con il Governo disposto ad intervenire per decreto al fine di garantire la doppia preferenza di genere, è un pungolo importante. Da oggi chi gioca al rinvio perenne per lasciare tutto invariato, come da sempre accaduto in Piemonte, non ha più appigli”.

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