ECONOMIA DOMESTICA

Crolla il Pil in Piemonte: -15,9% (ma va un po' meglio dell'Italia)

Il Covid contagia un'economia che era già pesantemente in sofferenza. Il lockdown rischia di darle il colpo di grazia. Il secondo trimestre dell'anno è il più duro. Il presidente della Camera di Commercio Gallina: "Importante capire come sarà la ripresa"

Come ampiamente atteso anche il Pil del Piemonte, così come quello nazionale, sprofonda nel secondo trimestre dell’anno, quello in cui gli effetti del lockdown sono risultati più incisivi. Dopo una flessione del 6% nei primi tre mesi del 2020, tra aprile e giugno il raffronto con lo stesso periodo dell’anno precedente registra una contrazione del 15,9%. La buona notizia, se così si può dire, è che rispetto alla performance nazionale (-17,3%) il Piemonte sembra avere un pizzico di resilienza in più.  

Il calcolo è a cura dal Comitato Torino Finanza presso la Camera di commercio di Torino. “La variazione negativa era ampiamente attesa, ora attendiamo a novembre i dati del terzo trimestre, per capire se la ripresa sarà a U, quindi più lenta, oppure, come auspichiamo, a V, più veloce e immediata” afferma il presidente di Palazzo Birago Dario Gallina.

La ricerca evidenzia, inoltre, come il Piemonte si sia presentato al cospetto del Covid già in difficoltà: l’ultimo anno di crescita dell’economia piemontese è stato il 2018, mentre già nel 2019 si sono registrate le prime flessioni. Lo scorso è stato un anno di recessione (-0,9% in media annua) con le esportazioni in costante riduzione, dal -3% del primo trimestre al -5% dell’ultimo trimestre dell’anno. Il Pil del Piemonte è così entrato nel 2020 con un trascinamento negativo, sul quale hanno poi pesato i due trimestri del lockdown, con tassi di variazioni tendenziali (ossia sullo stesso trimestre dell’anno precedente) pari a -6% e -15,9%.

Il tasso tendenziale di variazione del secondo trimestre dell’anno è peggiore del primo, per via del maggior numero di giorni di lockdown del secondo trimestre (32 giorni nel secondo trimestre contro 21 nel primo trimestre). I dati sono allineati o un po’ migliori di quelli nazionali (-17,3%), della Francia (-19%) e della Spagna (-22,1%). Nell’Unione europea (-14,4%) sembra aver fatto meglio la Germania (-11,7%), ma anche lei ha concluso il II trimestre con un segno meno, nonostante la manovra fiscale espansiva più ampia di tutti i paesi europei.

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