ECONOMIA DOMESTICA

Un "sistema" per rialzare la testa

La politica non può pensare di agire da sola, è ora di fare squadra per rilanciare il Piemonte. La ricetta del segretario regionale Cisl Ferraris che manda un messaggio chiaro alla giunta Cirio: "Basta contributi a pioggia, servono investimenti strutturali"

Se uno dei più abusati tòpos sindacali definisce l’autunno perennemente caldo, quest’anno dopo il Covid rischia di essere addirittura rovente. I dati macroeconomici parlano di una regione in ginocchio, così come il resto del Paese, quelli sull’occupazione restano drogati dal blocco dei licenziamenti, ma quando il tappo salterà è difficile immaginare quale sarà la reazione e se davvero le città, come ha prospettato più volte Chiara Appendino, diventeranno delle bombe sociali. I rappresentanti dei lavoratori chiedono ammortizzatori sociali, ma l’unica strada che porta verso lo sviluppo sono gli investimenti e con essi il lavoro.

Alessio Ferraris, segretario generale della Cisl Piemonte, cosa si aspetta dopo l’estate?
È difficile da prevedere, di certo la nostra regione ha bisogno di uno scatto e per farlo sarà necessario che inizi ad agire come sistema, in cui tutti gli attori in campo si alleino per progettare il futuro”.

Faccia degli esempi…
Innanzitutto partiamo dalle infrastrutture e quindi dalle grandi opere, come Tav e Terzo Valico ma anche le piccole e medie. Il Piemonte è una grande regione esportatrice, ma se non procederemo spediti sulla realizzazione delle linee che possano portare i nostri prodotti verso il Nord Europa ricco rischiamo di rimanere isolati. Non solo: ci sono circa 400 piccole e medie opere che potrebbero essere immediatamente cantierabili e che potrebbero arrivare a occupare 60mila persone. Che aspettiamo?

Intanto, però, secondo Confindustria un’impresa su tre potrebbe non riaprire e il blocco dei licenziamenti rischia di trasformarsi in un boomerang. È d’accordo?
La situazione è drammatica, lo sappiamo bene ma in questo momento non possiamo perderci per strada migliaia di persone, lasciandole senza stipendio al proprio destino. C’è una differenza tra la spesa e gli investimenti: l’Italia ha le risorse per l’una e per l’altra, coniugando ammortizzatori sociali e sviluppo”.

A proposito di lavoro: la fusione tra Fca e Peugeot potrebbe tagliare fuori una parte rilevante dell'indotto che rappresenta l'ossatura del settore dell’automotive. L’accordo prevedrebbe che le city car si producano sulla piattaforma francese Psa-Cmp. Questo sarebbe un ulteriore colpo per l’economia del n ostro territorio.
Abbiamo messo al lavoro le diplomazie e ora si attendono segnali positivi. Fca ha emesso un comunicato distensivo, per quanto ci riguarda la nostra federazione dei metalmeccanici ha sollecitato le organizzazioni datoriali per sapere quale potrebbe essere la dimensione dell’impatto. Parliamo di 60mila persone potenzialmente coinvolte, un’enormità”.  

Come giudica fin qui la politica della Regione sui tavoli di crisi? C’è chi imputa ad Alberto Cirio e alla sua giunta un eccessivo utilizzo della propaganda, continui attacchi al governo nazionale e ritardi nella gestione dei problemi.
Poco prima del Covid era stato messo a punto il Piano Competitività che avrebbe dovuto rilanciare una regione già molto in difficoltà prima dell’emergenza sanitaria. Poi la giunta si è ritrovata a dover tamponare rispetto a un’emergenza. Ora però non è più tempo dei contributi a pioggia; i soldi ci sono, ci pioveranno sulla testa centinaia di milioni che dobbiamo saper spendere con investimenti mirati su energie rinnovabili, sanità, edilizia scolastica, infrastrutture, innovazione”.

Sulla Sanità è stato appena sottoscritto un protocollo d’intesa con la Regione
Finalmente in piazza Castello hanno scoperto il confronto con i sindacati e ne sono contento. Il potenziamento della medicina territoriale, la tutela dei pazienti nelle Rsa, le cure domiciliari sono solo alcuni dei punti sottoscritti, ma per ora si tratta di un elenco di buoni propositi cui bisogna dare gambe con atti concreti”.

Così il Piemonte potrà rialzarsi?
Il Piemonte tornerà competitivo se imparerà a fare sistema. Continuo a ripeterlo: abbiamo un tessuto imprenditoriale credibile e laborioso, eccellenze in grado di creare un valore aggiunto per la nostra economia e rivendico anche un ruolo responsabile dei sindacati. I grandi progetti di rilancio nessuno può farli da solo e la politica deve dialogare di più con i corpi intermedi, altrimenti resteremo marginali”.

Attorno alla scuola, intanto, si sta consumando l’ennesima disputa tra Governo e Regione. Come se ne esce?
La buona notizia è che nei giorni scorsi è stato sottoscritto l’accordo con i sindacati per le nuove assunzioni ma è troppo poco: la direzione regionale del Miur ha richiesto 4mila docenti in più e 6.200 ingressi di personale ata, in base alle risorse finora stanziate il riparto per il Piemonte copre circa un terzo di quella richiesta”.

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