AUTUNNO CALDO

I sindacati tornano in piazza:
"Ora investire sulla ripresa"

Il 12 settembre mobilitazione delle organizzazioni confederali per riaccendere i riflettori sul Piemonte e il suo capoluogo. Cortese (Uil): "Servono riforme indicando priorità nell'impiego delle risorse. Sta per passare l'ultimo treno"

A dispetto delle temperature decisamente miti di questa coda d’estate l’autunno in Piemonte (e non solo) si preannuncia particolarmente caldo, tra incognite legate al Covid e crisi aziendali. Finora il blocco dei licenziamenti e la cassa in deroga hanno disinnescato una miccia che presto potrebbe tornare a bruciare fino a detonare negli ultimi mesi dell’anno. I sindacati hanno già annunciato una mobilitazione per il 12 settembre quando, nel rispetto delle norme anti Coronavirus, “torneremo a manifestare per chiedere al Governo un confronto volto a sfruttare al meglio le risorse in arrivo dall’Europa perché questo è l’ultimo treno che passa. Finora abbiamo parlato di Vertenza Torino per porre l’attenzione sulla crisi della nostra manifattura, vorrei che presto si possa discutere di come far rinascere questo territorio”. Parola di Gianni Cortese, segretario generale della Uil Piemonte e promotore dell’iniziativa assieme a Cgil e Cisl.

Segretario Cortese, cosa s’attende dalle prossime settimane per una realtà, come quelle torinese e piemontese già fortemente in crisi ben prima della pandemia?
“I dati non sono incoraggianti. Nella nostra regione abbiamo perso 92mila posti di lavoro nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019; abbiamo avuto un calo del 26,5% delle assunzioni e tra chi ha trovato lavoro in otto casi su dieci è precario. Il quadro è a dir poco allarmante”.

Ora, però, c’è chi si attende un rimbalzo dell’economia, sfruttando anche il bazooka messo in campo dall’Europa con il Recovery Fund…
“È un’occasione unica per rilanciare l’Italia e il Piemonte, che tra le regioni del Nord è quella che fatica di più vista la sua atavica dipendenza dall’automotive e le incognite che persistono attorno alla fusione tra Fca e Psa”.

Come andranno spesi questi soldi?
“L’importante è evitare una distribuzione a pioggia che sul breve periodo accontenta tutti ma sul lungo non serve a nulla. Bisogna individuare settori strategici e investire lì il grosso delle risorse che avremo a disposizione”.

E quali sono i settori strategici?
“Innanzitutto le infrastrutture e mi riferisco a quelle materiali ma soprattutto di quelle digitali giacché il Piemonte deve recuperare terreno rispetto alle grandi regioni del Nord sull’accesso a internet. Dunque parliamo di banda ultralarga e 5G. Inoltre dobbiamo investire in settori che presto diventeranno trainanti come l’economia circolare, lo sviluppo sostenibile, le energie rinnovabili senza tralasciare quelli tradizionali di questo territorio”.

Si riferisce alla manifattura e in particolare all’automotive?
“Certo. Ma da declinare in modo innovativo e in questo senso spero che oltre alla 500 Elettrica presto Fca possa produrre a Mirafiori nuovi modelli elettrici e ibridi così da dare un po’ di respiro anche a tutto l’indotto”.

Un indotto che ormai dovrebbe però diversificare i propri committenti mettendo le proprie competenze sul mercato internazionale…
“È ciò che sta avvenendo, le aziende torinesi e dell’area metropolitana hanno saputo, negli anni, diversificare molto e superare la dipendenza da Fca. A parte poche eccezioni il grosso dell’indotto si rivolge ormai al mercato internazionale a partire da quello tedesco. Un processo che deve essere accompagnato dalle associazioni datoriali e dalla Regione che devono aiutare le piccole aziende ad associarsi per fare innovazione e ricerca ed essere sempre più competitive sul mercato”.

Abbiamo parlato di fondi europei, tra i quali ci sono anche quelli del Mes, su cui il Governo non ha ancora preso una decisione. Lei è favorevole al loro utilizzo?
“Certo. Sono risorse fondamentali che otterremmo a tassi bassissimi e che potremmo utilizzare per rinforzare la nostra rete territoriale e accelerare sulla realizzazione del Parco della Salute di Torino e della Città della Salute di Novara”.

Intanto, però, l’emergenza è tutt’altro che finita. Cosa s’aspetta dal Governo dal punto di vista degli ammortizzatori sociali?
“La cassa in deroga è ormai uno strumento desueto e in questi mesi abbiamo visto tutti i suoi limiti. Serve una riforma complessiva che introduca una misura universale in grado di essere utilizzata per tutti coloro che perdono il lavoro e contestualmente riformare le politiche attive del lavoro così da formare figure professionali utili al mercato”.

Quale sarà il ruolo del sindacato?
“Noi cerchiamo costantemente delle alleanze con le forze sociali e produttive per convincere i decisori nazionali che le risorse vanno investite bene e velocemente. Il Governo e la Regione devono coinvolgerci per creare un nuovo patto in grado di far rinascere un territorio che soffre sempre di più”.

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