OPERE & OMISSIONI

"Cairo ora acquisti lo stadio"

Grazie al nuovo decreto Semplificazioni sarà assai meno gravoso ammodernare l'impianto Olimpico. L'appello dell'assessore comunale Finardi: "Sediamoci attorno a un tavolo". L'on. Giacometto (FI): "Un'opportunità". Ma il presidente del Toro si deciderà a investire?

Un emendamento votato da una parte della maggioranza – con la sola eccezione del Movimento 5 stelle – e da tutto il centrodestra apre nuovi spiragli sul futuro dello Stadio Olimpico di Torino con la possibilità di un’acquisizione vantaggiosa da parte del Toro di Urbano Cairo. Il provvedimento in questione è il 55 bis contenuto nel cosiddetto decreto Semplificazioni e consente ai proprietari di impianti sportivi utilizzati da società professionistiche di intervenire per il loro ammodernamento in deroga ai vincoli architettonici imposti dalla Soprintendenza. L'ex Comunale è tra gli impianti d'Italia sottoposti a vincolo. 

Come noto è di proprietà del Comune e il club granata ha un contratto di concessione fino al 2025 con canone annuale di poco superiore ai 600mila euro (nel 2019 ha pagato 633.872 euro): a carico di Palazzo Civico c’è la manutenzione straordinaria mentre quella ordinaria grava sulle casse del concessionario. “La Città non ha nessun interesse a conservare la proprietà dell’Olimpico – afferma l’assessore allo Sport Roberto Finardi –. Ormai ovunque le società calcistiche puntano ad avere il proprio stadio per incrementare i tifosi e trasformarlo in una sorta di casa del club, con strutture e servizi collegati”.

A fare da apripista in Italia fu la Juventus nel 2011, con la realizzazione di quello che oggi è l’Allianz Stadium nell’area della Continassa, e a distanza di quasi dieci anni si può dire si sia rivelato un affare per le finanze della società bianconera: nei primi sette anni ha fruttato infatti poco meno di 600 milioni. Stessa operazione è stata successivamente messa a segno da Udinese, Sassuolo, Frosinone e in ultimo Atalanta. La prima a usufruire del provvedimento appena adottato è la Fiorentina di Rocco Commisso che ormai freme per poter investire sull’Artemio Franchi ma lamenta i troppi ostacoli di burocrazia e, appunto, i lacci della Soprintendenza. E poi ci sono Roma, Napoli, Cagliari, Empoli e Pescara. Insomma, la direzione in cui gran parte dei club si muovono è quella.

Ora c’è uno strumento in più: “La legge approvata – spiega il deputato di Forza Italia Carlo Giacometto che ne ha seguito l’iter – consentirà alle amministrazioni comunali o direttamente alle società sportive di dare il via libera all’ammodernamento dei loro stadi, finalizzando tali interventi a garantirne la fruibilità in termini di sicurezza, salute e incolumità pubblica, nonché di adeguamento agli standard internazionali e della loro sostenibilità economico-finanziaria”. Il “Grande Torino” potrebbe rientrare in un progetto ambizioso solo se Cairo decidesse di acquisirlo perché è evidente che il Comune oggi non avrebbe né l’interesse né i quattrini per realizzare un piano di riqualificazione. “Credo sia una buona occasione per sederci attorno a un tavolo – conclude Finardi – da parte nostra c’è massima disponibilità, e non da oggi, per offrire un tempio del calcio al Toro e ai suoi tifosi”.

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