VERSO IL 2021

"Cerchiamo il sindaco non un candidato": patto del carciofo tra Chiamparino e Laus

Attovagliati al Vintage l'ex governatore e il senatore hanno delineato la strategia per individuare il nome su cui puntare. Evitare strappi e lacerazioni, ma le primarie non sono un problema (tanto il Chiampa ha già convinto Saracco a parteciparvi)

La politica è quella del carciofo. Togliere le parti più indigeste e spinose, tagliare le punte e arrivare al cuore della questione: chi candidare a sindaco di Torino la primavera prossima. E se le scelte gastronomiche della politica hanno un senso (e spesso ce l’hanno) – dalle ruspanti cene degli ossi dei leghisti che sognavano di spolpare il centralismo con la secessione, alla zuccherosa crostata dell’incontro tra Gianni Letta e Massimo D’Alema che addolcirà il lider Maximo sul conflitto di interessi del Cav – il carciofo comparso ieri sulla tavola del Vintage suggerisce la metafora più calzante per raccontare la strategia che Sergio Chiamparino e Mauro Laus avrebbero delineato gustando una piccola tagliata. Sotto lo sguardo premuroso del patron Umberto Chiodi Latini è stato tracciato un percorso per arrivare, senza troppe lacerazioni, alla scelta su chi puntare per riconquistare Palazzo civico.

Sfogliare e arrivare al cuore della questione, appunto. Il che per l’ex presidente della Regione, sindaco per un decennio, si sostanzia nella frase, destinata ad assurgere a manifesto condensato in slogan, che egli ha ripetuto più volte, attovagliato non per puro caso con uno dei big del Pd torinese: “Cerchiamo un sindaco, non un candidato sindaco”. Come dire: se diamo la stura a ogni ambizione personale o fomentiamo le pur legittime esigenze di piantare bandierine di corrente la corsa sarà davvero affollata e l’esito ancor più incerto. Quindi bocce ferme.

Tra un sorso di Nebbiolo e l’attesa della granita di gelsi a chiudere il pranzo, il grande mazziere di scopone ha calato un’altra delle sue carte. E lo ha fatto avendo davanti uno a cui piace l’azzardo e la vittoria in politica. Per quanto i due appaiano quasi agli antipodi – per cultura, tradizione, formazione – e persino antropologicamente antitetici, hanno convenuto sul fatto che occorra una decisione di “grande discontinuità”. Certo con gli ormai cinque anni di Chiara Appendino ma anche con quella stagione ultraventennale che ha visto ininterrottamente il centrosinistra (e con le sue due massime figure) alla guida del Comune.

L’idea che Chiamparino traduce in strategia non coglie certo impreparato il senatore, non è la prima volta che il Chiampa in qualche modo la indica come unica strada per contrastare un centrodestra arrembante e raccogliere il maggior numero di consensi nell’elettorato “perduto”, quello che è stato decisivo per la sconfitta di Piero Fassino. Da qui la necessità di concentrarsi il più in fretta possibile su una candidatura che quello stacco col passato (e pure col presente) lo possa incarnare, così come un reale allargamento dello schema classico, aprendo le porte con la chiave del civismo. Un Chiappendino, insomma, ma con il tratto dell’alleanza giallorossa assai più sfumato, relegato volutamente (e tatticamente) sullo sfondo. Impraticabile, per ora, il cartello elettorale, ma non per questo si deve rinunciare ad allargare il perimetro del consenso, soprattutto in vista di un probabilissimo secondo turno.

Mancava solo che a fine pasto comparisse il Magnifico Rettore del Politecnico. Chi più di Guido Saracco, nello scenario prospettato da Chiamparino, può incarnare la tesi offerta dall’uomo abituato a scalare montagne dosando parole e silenzi al vulcanico politico self made man, in quell’attovagliarsi di contrasti, compresi quelli tra i due quando il primo era governatore e il secondo presiedeva il Consiglio regionale?

A questo punto che fare delle primarie? Chiamparino e Laus hanno convenuto sul fatto che sarebbe auspicabile una grandissima convergenza di tutte le forze del centrosinistra e civiche su un unico candidato, ma non sarebbe un dramma passare attraverso le urne dei gazebo della coalizione, dalle quali far arrivare un’ulteriore legittimazione alla figura con già l’ampio viatico dell’alleanza. Non a caso è saltato fuori il nome di Giuseppe Sala. Mister Expo, nel 2016 pur essendo il candidato praticamente certo del centrosinistra, affrontò le primarie e uno dei suoi avversari Pierfrancesco Majorino sarebbe diventato uno dei suoi assessori. Semmai, guardando il bicchiere mezzo pieno, potrebbero essere un mezzo ulteriore per avvicinare il candidato all’elettorato, cosa non solo utile ma addirittura indispensabile nel caso in cui si tratti, come con tutta probabilità si tratterà, di una figura delle società civile, ma per molti aspetti un po’ “lontana” da ampi strati della cittadinanza.

Al tavolo del Vintage non si è condiviso solo il menù. Laus, che non ha mai fatto mistero di una sua possibile discesa in campo se la partita fosse da giocarsi nel partito e nei confini della coalizione tradizionale, ha concordato con Chiamparino sulla necessità di dover allargare il più possibile il campo di gioco. Questo non significa affatto un’alleanza con i Cinquestelle al primo turno, esclusa e ritenuta impossibile dallo stesso ex presidente della Regione, semmai rappresenta la necessità di individuare la persona che quell’allargamento lo possa favorire in maniera credibile. Per farlo, è il ragionamento del Chiampa, non deve avere troppe “eredità” sulle spalle ed essere lontano a sufficienza da simboli e legami di partito. Con questa consapevolezza, l’uomo abituato a camminare in salita e superare ostacoli, ma anche a pedalare quando la stagione lo consente, ha invitato a pranzo chi potrebbe mettere il bastone tra le ruote della sua bicicletta. Scambio di opinioni, richieste di consigli reciproci, convergenza sulla necessità di “cercare un sindaco e non un candidato sindaco”. Con buona pace di chi farà presto la fine delle foglie più dure: è il patto del carciofo.

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