SOTTOGOVERNO

Finpiemonte, Milanesio bogianen: la Regione blinda il direttore

Dopo il pressing del governatore e della giunta, il dg della finanziaria regionale ritira le dimissioni. Sventate le "trame" di chi puntava su un interlocutore più docile su deleghe e consulenze

Milanesio bogia nen! Alberto Cirio e i tre assessori competenti (Fabrizio Ricca, Andrea Tronzano e Elena Chiorino) hanno chiesto e ottenuto dal direttore generale di Finpiemonte Marco Milanesio il ritiro delle sue dimissioni, date ufficialmente per motivi di salute ma in realtà collegate, secondo quanto confermano fonti di piazza Castello, ai contrasti con il vicepresidente Umberto Bocchino, indicato lo scorso anno direttamente dal governatore. Lo stesso Cirio però si è mostrato parecchio infastidito, per usare un eufemismo, di fronte alla girandola di consulenze (LEGGI) e alla richiesta assillante di ottenere deleghe non previste dallo statuto.

Il cda dovrebbe quindi prendere atto di questa mutata situazione, che fa tirare un sospiro di sollievo ai dipendenti di Finpiemonte (molto preoccupati dell’uscita del loro direttore) e agli interlocutori di Milanesio in Regione, che in questi due anni ne hanno apprezzato dedizione e spirito di collaborazione.

Pare da escludere il tentativo in extremis di uno o due consiglieri di provare a sostenere che le dimissioni, una volta date, non possono essere revocate. Non si trattava infatti, a quanto si apprende, di atti irrevocabili e in ogni caso il forte segnale arrivato ieri dalla Regione non potrà certo essere ignorato, a meno di voler creare una spaccatura fra società e azionista di cui nessuno sente il bisogno, soprattutto in questo momento. Del resto Bocchino stavolta non potrà contare sul sostegno dell’altro professore, quel Maurizio Irrera impegnato sul fronte della Fondazione Crt.

Le due partite si tengono l’una con l’altra, perché in caso di “promozione” nel cda di via XX Settembre Irrera lascerebbe Finpiemonte e la Regione potrebbe completare il progetto di ritorno del board a tre consiglieri. Progetto in cui l’unico punto fermo sembra essere l’attuale presidente Roberto Molina, a sua volta blindato dalla Lega al vertice di Galleria San Federico.