ENERGIA

Idroelettrico, il golden power affonda la legge della Lega

Scudo del Governo contro scalate straniere. Naufraga il federalismo energetico del Carroccio piemontese. Marnati: "Procederemo con i partenariati", ma anche su questo grava il possibile veto di Palazzo Chigi. Passa la linea Borghi (Pd) critica verso le gare

Il federalismo delle acque (per produrre energia elettrica) affoga nel golden power e alla Lega, principale fautrice delle gare in capo alle Regioni per affidare le concessioni idrolettriche, tocca prepararsi a un ritorno in capo al Governo delle decisioni su un asset strategico e, in quanto tale, sottoposto allo scudo protettivo contro “incursioni” straniere.

La decisione tradotta in legge nel decreto Ucraina Bis approvato ieri dalla Camera, frutto di una proposta del Pd, avrà pesanti conseguenze in un settore connotato da molte concessioni scadute da tempo e altre in procinto di terminare. Proprio questo scenario aveva indotto il centrodestra al governo del Piemonte, una delle regioni con il più alto numero di impianti sul territorio, a seguire la Lombardia nella predisposizione di una legge per aprire alle gare con cui affidare le concessioni degli impianti, senza far troppo caso a quelle potenziali scalate di gruppi esteri contro le quali, invece, oggi Palazzo Chigi è pronto ad alzare lo scudo del golden power, come già accade per altri comparti strategici.

Una legge, praticamente una fotocopia di quella lombarda, che oggi il Piemonte rischia di vedere ridotta a un libro dei sogni a fronte del possibile e ancor più probabile intervento dello Stato con lo strumento che consente “dettare specifiche condizioni all'acquisito di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni”, qualora si ritenga sia a rischio la sicurezza nazionale.

E a comprendere il settore della produzione di energia idroelettrica nell’ambito della sicurezza nazionale era stato, ai primi di gennaio, il Copasir. Nel dossier del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica era messo nero su bianco, evidenziando le necessità di vigilare su possibili acquisizioni straniere che minerebbero, appunto, un asset strategico”. Non era ancora scoppiata la guerra in Ucraina, ma i rincari dei costi dell’energia erano già una questione evidente nella sua gravità.

Come conciliare le spinte regionali, Piemonte e Lombardia in primis, verso l’apertura al mercato con la necessità di tutelare un settore cruciale per l’economia, ma anche come detto per la sicurezza dello Stato? 

Matteo Marnati, assessore regionale all’Ambiente, si dice abbastanza tranquillo sul percorso e soprattutto sull’applicazione della legge, peraltro in corso di modifica dopo l’impugnazione da parte del Governo (anche in questo accomunata al testo lombardo). “Nel nuovo testo introdurremo la possibilità di attuare il partenariato pubblico-privato – spiega Marnati – e questo consentirà agli attuali gestori di avere possibilità ulteriori di mantenere le concessioni”. In sintesi, il partenariato prevede che il titolare della concessione proponga un project financing, un piano di finanziario e di investimenti, la Regione lo valuti e lo metta a gara con la possibilità per il concessionario a fronte di offerte più vantaggiose di mantenere a parità di condizioni l’impianto. Basterà questo ad evitare gli effetti del golden power? Difficile dirlo.

“Invece di procedere lancia in resta verso le gare meglio sarebbe stato e sarebbe ancora meglio negoziare aumenti e investimenti con gli attuali concessionari in cambio di una proroga delle concessioni in attesa che la situazione europea presenti quelle reciprocità e quell’uniformità che ad oggi non ci sono”, così si esprimeva qualche mese addietro Enrico Borghi, deputato del Pd e componente del Copasir.

Il proposito della Lega è quello di modificare il testo, “possibilmente entro l’estate” come auspica Marnati, e quindi di procedere con il sistema del partenariato pubblico-privato, facendo comunque la gare per le quali la giunta regionale ha già affidato il compito a Scr, la società di committenza regionale. Gare che, però, lo stesso leader della Lega aveva messo in conto di accantonare proponendo (restando peraltro senza risposta) come aveva fatto alcuni mesi fa di chiedere un contributo “per le necessità del Paese a quelle società che con l’idroelettrico stanno straguadagnando, offrendo in cambio un allungamento delle concessioni”.

Una navigazione difficoltosa quella della legge annunciata con enfasi dal capogruppo leghista a Palazzo Lascaris Alberto Preioni come “un provvedimento rivoluzionario, molto positivo anche per le casse del Piemonte perché arriveranno decine di milioni di euro”. È arrivato prima lo scudo pronto ad essere alzato da Mario Draghi. E il federalismo dell’idroelettrico pare destinato a finire contro la diga del golden power.