DOPO IL VOTO

Alessandria cambia colore e pronostica il ribaltone in Regione

Negli ultimi vent'anni l'avvicendamento dei sindaci nel capoluogo mandrogno ha anticipato l'alternanza destra/sinistra alla guida dell'amministrazione regionale. E ora in piazza Castello Cirio fa gli scongiuri (o gli scatoloni?)

Una elezione che diventa presagio. Alessandria ha cambiato di nuovo colore e già trema il centrodestra e non solo all’interno della cinta daziaria. Ormai si sa, prima viene il capoluogo mandrogno poi la Regione e con la sconfitta del leghista Gianfranco Cuttica a vantaggio di Giorgio Abonante s’allunga un’ombra anche su piazza Castello. Sono vent’anni che è così.

Quando Mara Scagni (Ds) nel 2002 conquistò Palazzo Rosso fece da apripista a Mercedes Bresso che nel 2005 divenne la zarina del Piemonte. Una nuova stagione s’apriva e il centrosinistra tornava protagonista. Ma il vento, si sa, ci mette un attimo a cambiare direzione e a ogni soffio butta giù un sindaco. Città volubile Alessandria, dove l’ultimo primo cittadino ad essere riconfermato dopo il primo mandato è stata Francesca Calvo della Lega, in carica dal 1993 al 2002. Poi è stato un continuo alternarsi tra destra e sinistra: quando cambiava Alessandria, poi toccava anche alla Regione. Scagni resta in sella solo un lustro, nel 2007 arriva Piercarlo Fabbio, Forza Italia, a capo di una coalizione che comprendeva anche Alleanza Nazionale, Udc e Lega Nord. Siamo negli anni del secondo governo Prodi, un rassemblement infernale di sigle, ogni partito una richiesta. Il professore tiene duro un paio d’anni finché nel 2008 un’inchiesta che coinvolge Sandra Lonardo, moglie dell’allora guardasigilli Clemente Mastella, fa saltare il banco. Due anni più tardi anche in Regione arriva il ribaltone: via Bresso, è il turno di Roberto Cota. Siamo nel 2010 e Alessandria s’appresta a indicare ancora una volta il futuro della Regione.

Alessandria, città tradizionalmente di sinistra ma dove i comunisti sono rimasti sempre ai margini. Per mezzo secolo – dal 1946 al 1993 – è stato il Psi a muovere i fili del potere e a esprimere tutti i sindaci della città. A tenere viva quella stagione, oggi, c’è ancora l’ex senatore Felice Borgoglio, lui fu sindaco negli anni Settanta, poi approdò in Parlamento. E oggi ancora dice la sua nelle dinamiche politiche cittadine.

Cota s’era insediato da un paio di anni quando le urne hanno decretato l’ennesimo cambio della guardia a Palazzo Rosso: è il 2012, Fabbio paga oltre i suoi demeriti la drammatica situazione finanziaria del Comune, i cittadini scelgono Maria Rita Rossa. Il centrosinistra festeggia, mentre in Regione la giunta di centrodestra inizia a scricchiolare sotto i colpi delle inchieste giudiziarie: Alessandria ha emesso il suo verdetto e Cota non arriverà nemmeno alla fine del mandato: nel 2014 anche in piazza Castello torna il centrosinistra, guidato da un arrembante Sergio Chiamparino. Si apre la stagione del renzismo, alle europee di quello stesso anno il Pd vola al 40%, ma è una parabola che s’arresta in pochi mesi: nel 2016 la coalizione perde Torino, nel 2017 Alessandria (assieme ad Asti) e fatalmente due anni più tardi anche la Regione: nel 2019 Chiampa si arrende senza neanche troppo combattere ad Alberto Cirio.

Mai negli ultimi vent’anni il sindaco di Alessandria è rimasto per oltre un mandato al uso posto e lo stesso è capitato ai governatori. Come detto l’ultima volta accadde con la leghista Calvo, tra il 1993 e il 2002, e guarda caso finché lei presidiò Palazzo Rosso, Enzo Ghigo rimase in piazza Castello alla guida di una coalizione di centrodestra. Camminarono a braccetto per dieci anni, il limite dei due mandati mise fuori gioco Calvo, segnando anche il destino di Ghigo.

Domenica scorsa Abonante, alla testa di una coalizione di centrosinistra, ha scalzato il sindaco uscente, il leghista Cuttica. Tra due anni ci saranno le regionali e pare che Alberto Cirio abbia già iniziato a fare gli scongiuri. Non ancora gli scatoloni.

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