TRAVAGLI DEMOCRATICI

Tutti sul carro di Bonaccini 

Fassino strappa a Franceschini l'AreaDem piemontese e s'appresta a consegnarla al governatore. Schierati anche il sindaco di Torino Lo Russo e la maggioranza dei consiglieri regionali. Sinistra fredda (e rassegnata) su Schlein. Furia e Canalis, c'eravamo tanto amati

“Arriva il momento in cui scatta l’effetto tutti a bordo”. Lo ricordano bene quelli che stavano con Walter Veltroni e poi con Matteo Renzi infine con Nicola Zingaretti. Il bus è in partenza, ultima chiamata poi solo posti in piedi. Qualcuno ancora aspetta alla fermata. “Vorrei ma non posso” sembrano dire tanti su cui maggiorenti e minorenti avevano riposto le loro speranze. “Tutti parlano” ma l’unico che s’è messo in moto è Stefano Bonaccini. In Piemonte mezzo partito è già con lui.

Chi sta con Elly Schlein? La domanda rimbalza da un paio di giorni, da quando cioè la giovane neo deputata arcobaleno ha messo in agenda l'happening romano al Monk, il circolo che tanto piace anche a Zingaretti. Dicono che ci saranno Peppe Provenzano e Dario Franceschini, simpatizza da posizione terza anche Enrico Letta. Praticamente la nomenclatura dell'ultimo tragico Pd. Ma chi li seguirà? “Se questo congresso servirà a qualcosa sarà a scompaginare vecchi gruppi di potere e conventicole che da anni lo infestano” sbotta un militante. Generali senza truppe avanzano sul campo. In Piemonte pare che AreaDem, la corrente con cui Franceschini ha fatto il bello e il cattivo tempo per un decennio abbondante sia fedele a Piero Fassino e se l’ex ministro della Cultura dovesse davvero affidarsi a Schlein allora buona fortuna. Tra loro ci sono il capogruppo dem in Consiglio regionale  Raffaele Gallo, che a scanso di equivoci si è sempre definito fassiniano, e pure l’ex sindaca di Alessandria Rita Rossa, l’ex sottosegretario Franca Biondelli di Novara e un po’ di sindaci e amministratori sparsi qua e là. Fassino è pronto a salire sul carro di Bonaccini e loro pure. Ci sarebbe l’ex deputato europeo Daniele Viotti, arcobaleno come lei, insieme erano nella mozione di Pippo Civati, ma a sentirlo adesso pare piuttosto freddo nei confronti della ex sodale. Elly ci ha provato anche con il consigliere regionale Diego Sarno, con cui aveva fatto #OccupyPd, quante speranze in quei giovani che volevano cambiare il partito. Ma niente, anche lui va da Bonaccini. Insomma, pare siano tutti diventati grandi.

Tutti a bordo! Con il governatore dell'Emilia-Romagna c’è pure il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che tanto si è speso per costruire un ponte tra Firenze e Bologna e se Dario Nardella, come sembra, domenica annuncerà il ticket con Bonaccini il risultato sarà raggiunto. E poi il parlamentare  Mauro Laus, il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, i colleghi Monica Canalis (che ci arriva assieme a Stefano Lepri per il tramite di Graziano Delrio) e Alberto Avetta che viaggia a braccetto con l’ex deputato Davide Gariglio (e loro di bus se ne intendono). Si parte! E il Chiampa che fa, sale? Insomma con chi sta? “Con nessuno” risponde al whatsapp. “Osservo”. Ma cosa vede non lo dice.

Qualcosa sembra poter raccattare, almeno sfruttando la sua rete di sindaci, Matteo Ricci che ieri avrebbe incassato il sostegno dei primi cittadini di Settimo Torinese (Elena Piastra, eletta alla guida di Ali Piemonte) e Collegno, Francesco Casciano. Ma si candiderà? Nessuno ci scommetterebbe un soldo bucato.

Mai come in questa fase a restare a piedi rischia di essere la sinistra, anzi le tante sinistre in cui quell’area si sta dividendo. Andrea OrlandoBrando BenifeiPeppe Provenzano: tutti insieme in ordine sparso e i loro luogotenenti sul territorio che si guardano spaesati. “Potrebbe esserci Gianni (Cuperlo ndr) ma bisogna capire se gli altri lo appoggiano”. E sennò? “Ci toccherà la Schlein” allarga le braccia un alto dirigente della sinistra dem un po’ refrattario alla giovane deputata italo-svizzero-statunitense. Ma Orlando ha detto che Ricci… “baggianate, lo fa solo per indebolire lei”. 

Intanto incombe anche il congresso regionale e il segretario uscente Paolo Furia, a cui tanto piaceva definirsi “zingarettoso”, pare aver perso per strada anche la sua vice, Canalis, con cui pure aveva costituito quella coppia di fatto che ai più sembrava così politicamente indecente. Dopo aver deciso insieme di non recepire il cambio dello statuto nazionale, che ha ridotto da tre a due il confronto finale ai gazebo, durante l’ultima  commissione statuto lei ha fatto sapere di aver cambiato idea. Ci si adegua al Nazareno. E lui, per non restare solo, s’è adeguato a sua volta: unanimità. Ma il segnale è arrivato forte e chiaro.

Tra chi sta in mezzo al guado c’è Mimmo Rossi, consigliere regionale novarese che qualcuno vorrebbe segretario in Piemonte: recentemente s’è affiancato a Benifei ma non è disposto a seguirlo qualunque scelta faccia. Lui, l'eurodeputato tentenna perché d'altronde il coraggio non basta metterlo sull'etichetta per darselo. E anche lui come gli altri capataz della sinistra sta lì e s’interroga. Che fare? Se lo chiedeva Lenin, se lo chiedono anche loro.

print_icon