SANITÀ & POLITICA

Azienda Zero e assessorato,
no di FdI al megadirettore

Disco rosso dei meloniani a un solo manager per i due ruoli. Nel mirino c'è Picco, uomo forte della Sanità, oggi commissario della Super Asl che Cirio vede come successore di Minola. "Basta con il monopolio leghista, almeno pesi paritetici"

“Affidare la direzione regionale della Sanità e quella dell’Azienda Sanitaria Zero alla stessa persona non sta né in cielo, né in terra”. Il veto di Fratelli d’Italia all’ipotesi accarezzata dalla Lega e non di meno dal governatore, arriva a mezz’aria ovvero al quarantesimo piano del grattacielo dove tra le questioni poste ad Alberto Cirio dal coordinatore regionale di FdI Fabrizio Comba e dal capogruppo a Palazzo Lascaris, Paolo Bongioanni, quella sanitaria non è stata affatto marginale.

Un disco rosso, con tutto il peso dei voti del partito di Giorgia Meloni, all’ipotesi di portare l’attuale commissario della Super Asl Carlo Picco ad assumerne, nel giro di qualche mese, la piena e formale conduzione apprestandosi nel contempo a ricevere il testimone alla direzione generale dell’assessorato regionale alla Sanità da Mario Minola, seppur riluttante alla prospettiva di andare in pensione. Posti chiave egemonizzati dalla Lega, a partire dal titolare delle deleghe in giunta, Luigi Icardi.

Che Fratelli d’Italia incominciasse a mettere sul piatto della coalizione il peso acquisito alle ultime elezioni proprio dalla materia principe della politica regionale e di maggior peso sul bilancio e sull’opinione pubblica era pressoché scontato. Non altrettanto il muro eretto con debito anticipo alla scadenza di primavera quando si tratterà di scegliere la figura cui affidare il ruolo oggi di Minola, ma prima di lui di Danilo Bono e prima ancora di un personaggio del calibro di Fulvio Moirano, quindi dell’ex direttore del ministero Renato Botti, fino a risalire ai tempi del top manager del Gruppo Fiat Paolo Monferino che da quella poltrona passò poi a quella di assessore, per poi lascirla sbattendo la porta nell’ultima fase della giunta di centrodestra guidata da Roberto Cota. Un precedente non certo di buon auspicio, quest’ultimo, nel caso in cui Picco avesse messo nel conto (o, ancor più, altri per lui) un percorso sostanzialmente analogo con il transito dai vertici della dirigenza al ruolo politico dopo il 2024.

Nei disegni di FdI l’attuale direttore generale dell’Asl Città di Torino (incarico che dovrà comunque cedere), uomo di riconosciuta capacità professionale e peso nell’establishment leghista, potrebbe assumere la direttore generale dell’Azienda Zero, mentre opzionerebbero per un loro uomo o un manager di area la plancia di comando di corso Regina Margherita: operazione necessaria per rompere quel “monopolio” leghista della sanità piemontese ben evidenziato dallo stesso Bongioanni alla vigilia dell’incontro con Cirio.

Un riequilibrio dei pesi quello manifestato al governatore senza infingimenti e, come ammette lo stesso capogruppo all’uscita dal grattacielo, “non può che essere, almeno, paritetico”. Un assunto che, in controluce, fa intendere anche come per FdI la partita sanitaria non possa certo chiudersi con una “semplice” poltrona dirigenziale in un’Asl, sia pure importante come quella attualmente diretta da Picco. Quelle ripartizioni verranno dopo. Prima, in agenda ci sono le direzione della Super Asl e dell’assessorato, “dove nella prima è richiesta una figura manageriale, profilo diverso da quello di chi è chiamato a dirigere la sanità regionale”, osserva ancora “il caimano”, dopo l’incontro “cordiale e fattivo” con Cirio, sotto lo sguardo del suo avatar di peluche, l’opossum regalatogli per Natale proprio da Bongioanni. Un incontro dove il grande assente o convitato di pietra che dir si voglia è proprio quella Lega che presto dovrà rinunciare al monopolio sulla sanità piemontese.

print_icon