CENTRODESTRA

Fratelli d'Italia mostra i muscoli, la Lega chiede aiuto a Cirio

Scontri sui territori (da Novara a Vercelli) e tensioni nella giunta regionale (su sanità e rifiuti). "È evidente che c'è un problema politico", ammettono i salviniani che avvertono il governatore: "Non si appiattisca, non gli conviene"

L’inusuale ruolo del pompiere che Matteo Salvini si è ritagliato negli ultimi giorni sulle vicende più calde e complicate che riguardano il Governo, dalla questione Cospito in giù, sembra essere seguito anche dai vertici regionali piemontesi. Ma è un abito che certo non calza a pennello quello che i leghisti paiono indossare di fronte a Fratelli d’Italia che, al contrario, apre continue faglie all’interno della coalizione in una prova muscolare che anticipa il ribaltamento dei rapporti di forza ampiamente prevedibile nella prossima legislatura.

Insomma, mentre dal partito di Giorgia Meloni partono ogni giorno bordate nei territori (da Novara a Vercelli, passando per la Sala Rossa di Torino) e si coglie ogni occasione per chiedere maggiore peso nelle decisioni e più posti negli assetti di governo, la Lega mugugna, mastica amaro, si lamenta, ma non alza la voce. Una “resistenza passiva” che però inizia a mostrare le prime crepe, su quel sostrato di rancori personali e animosità politiche che è una miscela pronta a incendiarsi.

Difficile trovare un periodo, come quello che ormai dura da alcune settimane, in cui i rapporti tra i due alleati siano stati così tesi. Le rivendicazioni sulla sanità, con la ferrea ipoteca posta sulla direzione regionale è soltanto una di quelle questioni, sia pure tra le più importanti, che segnano una demarcazione sempre più profonda. E se non lascia spazio a interpretazioni o trattative la dichiarata intenzione dei meloniani, con il loro capogruppo, il “caimano” Paolo Bongioanni, di porre fine all’“egemonia leghista” nella sanità piemontese, non meno evidente ai fini di definire il quadro nel centrodestra è quanto successo in un’altra materia di competenza della Lega, con l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati. La richiesta di utilizzare l’inceneritore di Torino per smaltire i rifiuti del Biellese, arrivata da Elena Chiorino, assessore di FdI e nome più volte indicato come potenziale candidato alla presidenza della Regione nel 2024, non è certo passata indenne da nervosismi e pesanti reazioni del Carroccio.

Al punto che nella Lega più di un esponente di spicco parla esplicitamente di un “problema politico” all’interno della Giunta il cui titolare, Alberto Cirio, starebbe “gestendo male”, addirittura “appiattendosi” sulle posizioni di Fratelli d’Italia. La vicenda relativa al “sovranismo dell’immondizia” è, da questo punto di vista esemplare: chiamato in causa, il governatore ha sostenuto le ragioni della Sorella d’Italia biellese (molto vicina al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro) nei fatti delegittimando l’operato dell’assessore leghista, responsabile della partita rifiuti. Più d’uno, tra i leghisti, nutre la pesante sensazione di essere stato abbandonato dal presidente e, con un sussulto d’orgoglio, chiede se davvero a Cirio convenga tenere questo atteggiamento. “Ci pensi bene, qualora diventasse il candidato di Fratelli d’Italia salterebbe tutto”, ragiona un alto papavero salviniano, arrivando a preconizzare una crisi di coalizione dagli esiti imprevedibili. Cirio aveva dato la disponbilità a incontrare i nuovi segretari provinciali usciti dalla recente tornata elettorale, ma poi ha lasciato cadere la cosa, alimentando di altri sospetti le sue reali intenzioni.

Tra la sindrome di Calimero e i propositi di tenere duro, il partito di Salvini sembra vivere con crescente difficoltà e calante spirito di reazione il rapporto con i Fratelli, coltelli tra i denti. Dimenticando recenti trascorsi anche a Palazzo Lascaris, dell’alleato condannano quella tracotanza che i leghisti non possono più permettersi. E sembra di sentire la sinistra quando giudicano (male) la “natura” intrinsecamente “fascista” di FdI al punto che anche i loro esponenti di estrazione moderata (tipo il federale di Novara Gaetano Nastri) “si devono uniformare”, praticando “metodi squadristi”, alzando il tiro con “continue provocazioni” e, addirittura, “intimidazioni”.

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