L’incoerenza degli orlandiani

Ieri a Torino si sono riuniti i dirigenti del Pd che sostengono il ministro Orlando alla segreteria del partito. I giudizi che sono stati espressi nei confronti di Renzi, segretario/primo ministro, sono stati pesantissimi. Renzi, come segretario Pd, è stato definito un disastro da D’Ottavio, parlamentare democratico. Ancora più duro è stato Cesare Damiano che ha accusato Renzi di “non aver imparato nulla dalla sconfitta elettorale”, precisando che la sua conversione del Lingotto “non è  credibile”. La lista delle contestazioni di deputati e senatori, che fino a ieri hanno fatto parte della maggioranza, è stata lunga e precisa.

Parole giuste e condivisibili. Peccato che quando alcuni di questi giudizi venivano espressi dagli esponenti della ex minoranza, coloro che oggi denunciano le colpe e gli errori di Renzi, allora lo sostenevano. E questo avveniva sia al centro che in periferia, con pochissime eccezioni. Oggi criticano una buona parte delle scelte politico-programmatico compiute nei tre anni con argomenti che sono gli stessi usati da Bersani, Speranza, D’Alema e molti altri, ma questi stessi argomenti venivano criticati e contestati quando a sostenerli era la ex minoranza. Nessuno di coloro che oggi svolgono una analisi impietosa del renzismo ebbe il coraggio di alzarsi e dire che non era d'accordo con le scelte che venivano compiute.

È vero Renzi ha diviso il partito, come segretario non si è mai posto l’obiettivo di fare la sintesi e si e mosso con l'obiettivo di delegittimare la minoranza interna. Ma non c’era bisogno del Congresso per capirlo. Se le posizioni critiche di oggi fossero state sostenute allora, molto probabilmente  la situazione del Pd sarebbe diversa. Alcune decisioni sbagliate sarebbero state condizionate, alcuni madornali errori evitati e il Pd non si sarebbe renzianizzato, raggiungendo un punto di non ritorno. Ma soprattutto chi oggi critica Renzi e presenta un programma che mette in discussione le idee forza del renzismo, sarebbe molto più credibile nel proporsi come alternativa.

In ogni momento a gran parte dei sostenitori della mozione Orlando può essere mossa l’obiezione: ma se avete questa opinione perché in questi anni avete condiviso, difeso e sostenuto le scelte di Renzi segretario/presidente del Consiglio? Non credo che si possa rispondere a questa obiezione con l'argomento  che Orlando era al governo per almeno due ragioni: perché il discorso non riguarda solo Orlando, ma per esempio, la maggior parte dei parlamentari che si sono schierati con lui. In secondo luogo perché la responsabilità ministeriale non esclude affatto che un ministro possa partecipare al dibattito interno su posizioni autonome e, se necessario, critiche.

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