Coerenza è rimanere nel Pd

Il congresso per un partito come il Pd è come il ritorno al voto per i cittadini. Si fa un bilancio del mandato concluso e si propone un programma e un candidato per i prossimi 4 anni. Di solito chi vince dopo una elezione usa la formula "sarò il sindaco /presidente di tutti" e i perdenti "faremo una opposizione costruttiva nell'interesse dei cittadini". In un partito, almeno quelli che ho conosciuto io, si usava anche la formula "il congresso è finito, adesso lavoriamo tutti insieme!", ovviamente sulla linea di chi aveva vinto. Renzi ha vinto alla grande il congresso del 2013, con una maggioranza che lui ha usato tantissimo. Infatti nessun passaggio politico non ha visto almeno la convocazione della Direzione Nazionale o dell'Assemblea. Tutte trasmesse in streaming e tutte concluse con votazioni, nessuna delle quali ha visto Bersani o Speranza votare a favore o, spesso, anche solo votare. Io ho fatto parte, insieme agli orlandiani, di coloro i quali avevano votato per Cuperlo e già allora il tema non era il sostegno al governo a guida Pd, ma il doppio incarico del segretario e il tema delle alleanze politiche e sociali. Tema che si ripropone tutti intero oggi, anzi più pesante dopo tre anni di gestione del segretario Renzi che al partito non ha dedicato nessuna attenzione.

Ecco perché non mi sento affatto incoerente, anzi ripropongo insieme ad Orlando di riformare lo Statuto del Pd e ribadire che in Italia abbiamo bisogno di un segretario che lo faccia davvero perché il nostro partito è una comunità che ha bisogno di un leader che insieme al gruppo dirigente la faccia crescere, la mantenga unità e la metta a disposizione del Paese per migliorare l'Italia. Nella mozione di Orlando questo c'è e a me dispiace che una parte di chi ha pensato le stesse cose, invece di fare qui e ora la battaglia congressuale, abbia giudicato meglio andare via, dando così ragione a Renzi che ha sempre detto che una parte del Pd non ha mai ammesso la sconfitta e ha sempre remato contro.

Io e gli "orlandiani" non solo pensiamo che questo partito sia davvero democratico e quindi contendibile, ma ci candidiamo a guidarlo ed Orlando lo può guidare tenendolo unito, pur nel confronto di idee e di proposte. Quindi, non solo c'è una alternativa al Pd di Renzi, ma abbiamo l'occasione per farla vivere oggi al congresso dove in modo democratico ci confronteremo e ci conteremo. La questione dell'idea di partito e di segretario non è l'unica differenza tra Renzi ed Orlando. La proposta di un centrosinistra ampio e che considera legata all'emergenza la maggioranza attuale di governo è molto diversa dalla proposta dei responsabili di Franceschini così come alcune proposte che spostano dal sostegno all'impresa al sostegno al lavoratore le risorse a disposizione propongono una agenda diversa e sulla quale vale la pena confrontarsi e discutere. Noi lo facciamo con lo spirito che il Partito Democratico non debba avere al suo interno solo logiche di maggioranza. Abbiamo capito, soprattutto dopo il 4 dicembre, che è meglio fare una cosa in meno, ma farla bene ed insieme. Il 30 aprile alle primarie del Pd sceglieremo il nuovo segretario nazionale e le politiche che porterà avanti e avremo bisogno di tutti, anche di Wilmer Ronzani.

*Umberto D’Ottavio, deputato del Partito democratico

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