Mi sento un ciula

Un classico detto piemontese recita “Esi trop bun as pasa per ciula” (scusate il mio maccheronico piemontese) che tradotto in italiano corrisponde a “essere troppo buoni si passa per bonaccioni”. Purtroppo questa frase mi sta ronzando per la testa e più il tempo passa e più apprezzo la saggezza di questa affermazione. Forse causa la mia veneranda età, forse per carattere, forse perché concettualmente sono un “ciula” trovo difficoltà a riconoscermi nel mondo in cui viviamo.

È pur vero e lo devo riconoscere che la mia generazione proviene da un periodo, anche se travagliato, ha usufruito delle potenzialità del boom economico degli anni 60, fenomeno economico che ha generato risultati positivi percepibili fino al 2007, anno della crisi finanziaria globale generata dall’uso sconsiderato di strumenti e iniziative finanziare più creative che di sostanza che, causarono un aumento vertiginoso dei debiti pubblici nelle economie avanzate, accumulatisi ovviamente già a partire dai precedenti decenni. La preoccupazione crescente sul possibile default, in particolare per stati con economie deboli in fase di sviluppo, con sistemi di politiche sociali e welfare deboli e onerosamente pesanti, come Italia, Grecia, Spagna ecc., subirono e subiscono le più nefaste conseguenze. L’aggiustamento fiscale richiesto anzi preteso, tramite misure di austerity, è stato senza precedenti, ma soprattutto inaspettato e non pianificato provocando recessione e disoccupazione, ovvero CRISI.

La tanto auspicata “Europa Unita”, ritenuta la panacea per la risoluzione di tutti i problemi a conti fatti a tutt’oggi ha generato più problemi che soluzioni. Il progetto previsto dai Grandi Padri Fondatori: Konrad Adenauer, Winston Churchill, Alcide De Gasperi e soprattutto dal precursore Altiero Spinelli aveva ben altri obiettivi e finalità come: pace, unità e la prosperità di tutti gli stati aderenti. Preciso comunque che, anche se non entusiasta ritengo il futuro non potrà essere che un’unica reale e concreta federazione di stati europei. Per l’Italia l’avvio non è stato semplice, gli effetti di decisioni non sufficientemente valutate hanno provocato le prime pesanti difficoltà, l’economia già non particolarmente brillante, grazie ad una sovra valutazione della lira sull’euro (ricordo 1936 L uguale 1 €) ha iniziato, dopo primo e breve periodo di euforia a balbettare e perdere colpi. Aziende non più competitive, pensionati con pensioni dimezzate (in termini di valori d’acquisto), improvvisamente da una situazione dignitosa il pensionato medio italiano si è trovato a dover lottare per la sopravvivenza, il futuro per i giovani è sfumato nell’indeterminatezza più totale legata alla precarietà ed al lavoro nero, esodati, co.co.co, drammaticamente abbandonati a se stessi. Certamente la Fornero avrà avuto e avrà dovuto intervenire con sistemi di thatcheriana memoria, dimenticando forse che l’Inghilterra era ed è tuttora in situazione economica da sempre molto più florida dei Paesi mediterranei, Itali a in primis.

Monti, Letta, Renzi e Gentiloni ora, ci hanno ammannito certezze su un prossimo, più remoto che prossimo futuro. Intanto il Pil è aumentato, alleluia, il governo mostra tutta la sua soddisfazione e annuncia “è iniziata la ripresa” purtroppo dimenticando che contemporaneamente il debito pubblico, bestia nera dell’Italia, è fuori controllo e inesorabilmente continua ad aumentare. Il problema migranti ci tormenta e finanziariamente ci dissangua a parte coloro e non sono pochi, che ci marciano…!!. anche questa è purtroppo l’Italia. Lo Ius soli pur essendo un principio di civiltà da risolvere ritengo sia opportuno affrontarlo in momenti più sereni, in particolare quando avremo dato concrete soluzioni ai: terremotati, alluvionati, agricoltori distrutti dalla siccità, piccoli commercianti e chi più ne ha più ne metta.

Il tempo delle promesse è scaduto servono i fatti. Per non farci mancare nulla in questo quadro non troppo idilliaco ci troviamo ad essere governati da una pletora di personaggi a dir poco originali, circa il 50 per cento dei parlamentari in questi 3 anni ha cambiato partito, siamo praticamente senza legge elettorale ma non importa, importante è arrivare alla scadenza della legislatura per maturare la pensione e i benefit legati alla carica. Parliamo di reddito di cittadinanza, parliamo di pensioni, intanto quasi il 50 per cento dei pensionati vive con 500-600 €, il limite per accedere alla pensione è salito a 68 anni, ai giovani per contro viene garantito il precariato o l’espatrio. Ultimamente in un sussulto di dignità si è parlato in Parlamento di annullare i vitalizi parlamentari. Lodevole iniziativa, solo che un improvviso ostacolo è emerso, “impossibile”. Il consiglio di stato annullerebbe il provvedimento.

Una timida riflessione mi attanaglia, gli esodati, i pensionati, ai giovani a cui hanno cambiato le carte in tavola non dovrebbero avere il medesimo trattamento. Evidentemente sono proprio un “ciula” ma non capisco e siccome non capisco, mi domando, mettere un tetto alle pensioni ad esempio di 5 o 6mila €, sarebbe poi tanto indecoroso, l’Italia è alle prese con un crollo dell’attività economica e, dunque si trova di fronte alla ragionevole necessità di alleggerire una spesa per le pensioni che, al netto delle altre prestazioni sociali offerte dall’Inps, supera oramai la colossale cifra di 270 miliardi all’anno. Circa un terzo dell’intera, spesa pubblica italiana. Ma come reagisce l’intero sistema politico-burocratico a questa vera e propria emergenza default? Male direi, anzi malissimo. Penso che qualcuno ha letto l’agghiacciante inchiesta di Gian Antonio Stella sulla misteriosa manina che avrebbe surrettiziamente cancellato il tetto dell’80 per cento, introdotto con la tanto bistrattata legge, alle pensioni dei circa 160 mila mandarini di Stato. E così, in assenza di provvedimenti, di nuovo molti titolati scalda-sedie potranno andare a riposo col 115 per cento dell’ultimo stipendio. Un trattamento sconosciuto, ad esempio, nella odiata e invidiata Germania, nella quale il socialista Schröder abbassò dal 48 per cento il rapporto tra il vitalizio e l’entità dell’ultima retribuzione.

Ammetto che mi sento sempre più ciula ovviamente assieme ad altri 60 milioni di Italiani. A quanto pare sono in buona compagnia. Siccome la credulità ha un limite e di fronte a questi pochi ma significativi esempi, ritengo che sia finito il tempo dei guitti, ed è tempo di ritornare ai De Gasperi, ai Einaudi, ai Sella, ai Berlinguer, ai Almirante, ai Pertini, ai Moro ecc., insomma ai Politici con la P maiuscola. Oltre tutto l’essere rappresentanti dei cittadini in situazione difficili come quelle attuali significa affrontare la realtà con la mente scevra da ideologie partitiche ovviamente nel rispetto di ciascuno per i propri principi politici ma modulati nel trovare soluzioni idonee a superare l’emergenza per ristabilire condizioni di vita, prospettive di lavoro e serenità sociale, evitando teatrini e sceneggiate all’italiana. Nel rileggere quest’ultima frase mi suona come rileggere la fiaba Alice nel paese delle meraviglie. La fantasia alle volte può anche avere riscontri nella realtà, anche se molto raramente succeda veramente.

A questo punto diventa veramente difficile scegliere a chi dar la fiducia. Abbiamo una sinistra partito di governo dilaniato e incapace di trovare una identità, dove con estrema difficoltà si barcamena dimostrando di non comprendere e soprattutto capire cosa si aspettano gli Italiani dalla politica, un classico esempio è la notizia che Errani attuale Commissario dell’operazione terremoto dà le dimissioni dall’incarico per partecipare alle prossime elezioni della prossima primavera. Ritengo che la notizia si commenti da sola, mi permetto di ricordare semplicemente che l’abbandonare un incarico (ovviamente retribuito) di così elevata valenza morale, civile e sociale, dimostri i limiti dell’uomo, penso che difficilmente Berlinguer o Pertini avrebbero approvato (uno dei tanti esempi e delle molte incongruenze del mondo di sinistra).

Movimento 5 stelle, la novità. Qualche perplessità sta emergendo, sulla scarsa consistenza e capacità di governo. La poco chiara la linea politica oltre tutto dettata in forma coercitiva da una persona esterna senza incarichi politici ma con il potere assoluto di decidere di indirizzare, sanzionare, escludere qualsiasi aderente al movimento che non si adegui alle sue direttive mi lascia molto perplesso. Se a questo si aggiunge che il tutto è occultamente pilotato dal figlio di un Richelieu che detta: i tempi, le scelte del movimento, diventa difficile non pensare al paternalismo (Grillo) e nepotismo (Casaleggio junior). Ciò non esime dal non riconoscere che dai 5 stelle è emersa la vera nuova novità della politica di questi ultimi anni.

La destra, ovvero Berlusconi, personaggio politico incredibile e capace, ovviamente con tutti i suoi pregi e difetti che non sono pochi, ma con un limite fra un mese taglia il traguardo dei ottanta anni, benché ci provi difficilmente riuscirà a trovare la pietra filosofale capace di produrre “l’elisir della lunga vita”. Ciò non toglie che sia l’unico in grado di aggregare il mondo della destra e tenere a bada i suoi irruenti e focosi partner di area politica. Il delfino non se ne vede manco l’ombra. Tanti piccoli furbetti sgambettano ma al momento opportuno ci deve essere lui, ma poi…

A questo punto cosa fare, come reagire, che possibilità si ha nel interagire noi cittadini con il sistema dai noi generato, ma di fatto diventato un qualcosa di avulso e incontrollabile. Non mi si dica che il frutto di queste considerazioni sia populismo, lo rifiuto anzi non l’accetto: è semplicemente il pensiero di un uomo libero, forse un po’ disorientato ma, e lo ripeto libero, che riesce ancora vedere con serenità e concretezza la vita, cosa che ben pochi fanno quando raggiungono la stanza dei bottoni dimenticando, come sempre, che l’essere eletti non avviene per volontà divina ne tanto meno si viene “unti dal Signore” ma bensì si è uomini eletti da altri uomini con il compito di rappresentarli.

Come nelle favole, dopo aver ricordato Alice nel paese delle meraviglie non mi resta che concludere con “e vissero contenti e felici”, purtroppo anche questa volta mi viene difficile dirlo e molto di più pensarlo veramente.

Ps. Chomsky ci dà un’ottima definizione: “Populismo significa appellarsi alla popolazione“. Chi detiene il potere vuole invece che la popolazione venga “tenuta lontana dalla gestione degli affari pubblici”. Chomsky ritiene al contrario che “la popolazione dovrebbe essere partecipe e non spettatrice”. Personalmente mi accontenterei che i cittadini fossero per lo meno ascoltati. A Voi trarre le conclusioni.

*Roberto Serra, ex sindaco Olimpico di Cesana Torinese

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