L’autonomia (a rischio) di Bankitalia

Il Pd di Renzi ha deciso di presentare una mozione per chiedere la sostituzione del governatore della Banca d’Italia. La richiesta è stata inserita in un atto di indirizzo proposto e votato dal Pd, cioè dal principale partito di governo non dal M5s, Salvini o Berlusconi.

La vicenda Bankitalia, l’unica istituzione che ancora gode di un certo prestigio internazionale, finisce così nel tritacarne della campagna elettorale. L’obiettivo è duplice: vendicarsi per la vicenda della Banca Etruria, che ha coinvolto il cerchio magico e la ministra più vicina a Matteo Renzi e non lasciare che la polemica sui crac bancari metta in difficoltà il Pd, individuando il colpevole nella Banca d'Italia.

Prodi, Letta, Veltroni, D’Alema, Bersani non avrebbero mai condiviso o incoraggiato una iniziativa come questa. Lo hanno fatto questo Pd e il suo segretario con una spregiudicatezza e una disinvoltura che fanno paura e che dimostrano l'assoluta mancanza di senso dello Stato.

Questo conferma che il populismo, la demagogia e l’irresponsabilità non sono soltanto una prerogativa del M5s, di Berlusconi o di Salvini, ma anche del Pd renziano. Intervenendo alla manifestazione per festeggiare i 10 anni del Pd, Matteo Renzi aveva indicato il suo partito come l’unico argine contro il populismo della destra e dei Cinque stelle, ma credo che ormai sia evidente come lo stesso Pd finisca per rappresentarne una delle tante versioni in circolazione. Con una aggravante però: che ha praticarlo è il principale partito di governo; un partito che nel giro di pochi giorni ha posto la fiducia sulla legge elettorale (in passato neppure il centrodestra aveva osato tanto) e ha chiesto la testa del Governatore di Bankitalia.

In passato il Pd considerava beni da preservare l’autonomia e l’indipendenza della Banca d’Italia e, proprio per questo, ha rappresentato un argine nei confronti di coloro volevano metterle in discussione, quello renziano non più.  Sia chiaro: è giusto e urgente individuare le responsabilità in ordine al crac bancario e pretendere che si faccia chiarezza ma non è questo lo scopo dell’iniziativa promossa dal Pd. È appena stata costituita una Commissione di Inchiesta (che non avrà la possibilità di concludere i suoi lavori e che comunque si è ben guardata dal decidere di convocare quell’amministratore delegato di Unicredit per chiarire una volta per tutte quale sia stato il ruolo della ministra Boschi nella vicenda della Banca Etruria), ma il Pd ha  deciso comunque di  muovere all’attacco dei vertici della Banca d’Italia non curandosi   minimamente di “quel bene e di quell’interesse generale” a cui ha fatto riferimento in queste ore  il Presidente della Repubblica.

Siamo in campagna elettorale e in via del Nazareno per una manciata di voti sono disposti a sacrificare qualsiasi principio.

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