Non penalizzate il gioco legale

Scrivo questa lettera da cittadino e da imprenditore per denunciare quello che sta accadendo in Piemonte e in Italia sulla questione del gioco lecito.

Sono un imprenditore che ha investito nel settore del gioco e che ha fortemente creduto a quel processo di legalizzazione che, dopo il 2003, ha introdotto un prodotto di gioco statale, le Awp, ovvero congegni che si azionano con moneta metallica (puntata massima 1 euro - vincita massima 100 euro) con lo scopo di sostituire i videopoker clandestini che, nel 2000, avevano raggiunto il numero di 800mila, generavano un volume di affari stimato in 40mila miliardi di lire totalmente sottratto al fisco e avevano un bacino di utenza di svariati milioni di persone.

Oggi assisto paradossalmente al processo inverso: un nuovo approccio proibizionista che va a colpire esclusivamente quelle awp, il prodotto light di Stato con cui bar e tabacchi riescono a pagare qualche bolletta o parte dell’affitto dei locali.

Oggi mi sento fortemente discriminato perché quando sento discutere di riforma del gioco o di regolamentazione del settore, sento parlare solo di slot, di come o quanto ridurle, a quale distanza devono stare dai luoghi sensibili o quante ore possono rimanere accese.

Poi mi chiedo come sia possibile che un unico segmento di gioco, quello meno aggressivo, quello che rappresenta solo il 26% dell’intera offerta di gioco possa essere dipinto come il problema da eliminare quasi fosse l’unica causa del gioco patologico.

Mi chiedo come sia possibile non riuscire a capire che, limitando esclusivamente l’offerta di awp, non si fa altro che spostare la domanda verso altre offerte di gioco (pensiamo solo al gioco online che non soffre né il distanziometro né i limiti orari).

Mi chiedo come sia possibile non vedere che, imponendo la rimozione forzata delle slot, si faciliti l’installazione di congegni illegali, molto aggressivi e privi di qualsiasi controllo e tutela per i giocatori.

Mi chiedo come sia possibile non vedere come queste misure – proibizioniste – siano anche inefficaci visto che tutti i territori che le hanno adottate non hanno censito neanche una minima flessione nella percentuale dei malati di gap, anzi: mi ha colpito la segnalazione dei vigili di Novara che hanno assistito alla presa d’assalto degli esercizi “autorizzati” da parte dei giocatori perché “la voglia di gioco risulta difficile da arginare” con un distanziometro (e molto di più con azioni mirate di prevenzione) o le dichiarazioni degli esercenti di Asti che sottolineano come, da quando è stato imposto lo stop alle slot, “siano più che raddoppiate le vendite dei Gratta&Vinci”.

Oggi mi chiedo come sia possibile che un Governo di sinistra (quello della mia Regione), non abbia a cuore la sorte delle migliaia di lavoratori del gioco lecito: da imprenditore che opera per conto dello Stato, che ha assunto giovani (e non solo) con contratti a tempo indeterminato, che non conosce i voucher come forma di retribuzione, oggi non riesco a pagare le tredicesime o gli stipendi dei miei ragazzi.

Credo che la Politica debba iniziare ad approcciarsi al gioco in maniera diversa: serve razionalità quando vengono fatte delle scelte e non impulsi alla ricerca di un ‘facile consenso’, perché altrimenti si rischia di mandare in frantumi quell’opera di legalizzazione che fino ad oggi ha costituito un muro contro il ritorno del gioco illegale e degli interessi criminali che gravitavano intorno ad esso.

* Luciano Rossi, imprenditore piemontese nel settore del gioco lecito e Consigliere As.Tro

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