Un futuro per i nostri figli e nipoti

Caro Direttore,
arrivano altri dati non brillanti  per la situazione economica e sociale di Torino che interpellano la nostra coscienza di genitori. A Torino ci sono 32.000 bambini poveri ma, ecco il punto, il dato è superiore alla media nazionale. Anche la disoccupazione giovanile a Torino è più alta della media nazionale. I minori in difficoltà non parlano e noi li dimentichiamo.

L’economia alterna alti e bassi ma il suo trend è modesto e soprattutto non è strutturale. Non capisco perché i giovani disoccupati non protestino o non vadano a protestare civilmente contro i No Tav o i No alle Olimpiadi 2026.

Questa situazione negativa è il risultato della bassa crescita del Pil piemontese che come dice l’Istat dal 2000 al 2016 è cresciuto 4 punti in meno rispetto alla media nazionale e 10 punti in meno rispetto a Lombardia.

Nel 2008 segnalai per primo questo dato. La Bresso e Chiamparino fecero finta di nulla. Se mi avessero ascoltato avrebbero potuto prendere le contromisure, come fanno i buoni amministratori delle aziende private, e in dieci anni le cose avrebbero potuto migliorare. Negli ultimi anni si sono fronteggiate le letture ottimistiche sulla situazione torinese (Fassino, Chiamparino, la maggioranza dei giornali e dei professori che consigliavano il Palazzo) e la lettura amara dei dati veri (l’Arcivescovo, io stesso, la Fondazione Rota). Se guardiamo i dati di oggi purtroppo hanno avuto ragione i real-critici.  Il Pil procapite piemontese è sceso all’undicesimo posto. I giovani disoccupati sono molti di più che nelle altre città, un bambino su quattro vive in povertà. La Fondazione Rota dice che Torino è in un labirinto, cioè è paralizzata, ma Tu sai che se uno è indietro nella classifica se vuole recuperare deve incominciare a correre più degli altri. E invece Torino e il Piemonte continuano a crescere più lentamente.

Il prezzo delle analisi sbagliate, o capite in ritardo, lo pagano però i giovani disoccupati e i bimbi in povertà. Pensa come stanno male le famiglie con uno o due figli che in questi ultimi 15 anni hanno visto diminuire il Pil procapite di 3.000 euro a testa.

Ecco perché avendo tre figli e due nipotine, e avendo una notevole esperienza maturata a fianco di Donat-Cattin, Ghidella, Berlusconi e Gianni Letta, io continuo testardamente a cercare di far capire che è ora di cambiare ritmo economico a Torino e in Piemonte.

Ecco perché, malgrado gli insulti dei No Tav e dei No alle Olimpiadi, continuo a dire che solo un maggiore e strutturale sviluppo darà più lavoro e più benessere a tutti senza mostrare il dato Isee. Uno sviluppo strutturalmente più forte lo possono dare solo gli investimenti produttivi e in  infrastrutture come la Tav e il Terzo Valico che invece rischiamo di perdere.

Forse è l’ora di parlare più chiaro ai torinesi e ai piemontesi. Ti ringrazio molto dell’attenzione.

*Mino Giachino, già Sottosegretario ai Trasporti

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