Allarme verde sulla Tav

Avevo descritto la questione Tav come un nervo scoperto nel rapporto Lega e 5 Stelle. Le posizioni dei due alleati di governo sono antitetiche e proprio per questo inconciliabili. La Lega  è  vincolata dal Contratto di governo a rimettersi alla valutazione costi-benefici ma si sta rendendo conto che Di Maio e Toninelli, potrebbero avergli teso un trappolone; per di più proprio in concomitanza con le elezioni europee e del Piemonte. È consapevole che un No al completamento dell’opera avrebbe effetti devastanti in tutto il Nord e compromettere il suo rapporto con il mondo delle imprese e le forze sociali. A cascata questo potrebbe rendere assai più problematica la possibilità di tornare al governo del Piemonte, fino a ieri data quasi per scontata.

I temi della sicurezza e dell’immigrazione su cui Salvini ha raddoppiato i consensi possono far breccia in una vasta opinione pubblica, meno tra le imprese che considerano prioritarie altre questioni: dalla legge di stabilità alla Tav. In più potrebbe alienargli una parte dei consensi provenienti da Forza Italia. Per questo è scattato l’allarme “verde”. La linea finora seguita – “attendiamo le conclusioni dei lavori della Commissione” – di fronte a un eventuale parere negativo non regge, così come non basta dichiararsi a favore dell’opera. Da qui la decisione di aderire alla manifestazione di sabato organizzata dal movimento pro-Tav.

È il segno della difficoltà in cui forse per la prima volta è venuto a trovarsi il partito di Salvini, ma anche della debolezza della sua posizione. Perché un partito che ha responsabilità di governo non può pensare di cavarsela così;  se davvero è favorevole all’opera deve  compiere gli atti conseguenti. Questo però aprirebbe un conflitto con il M5s che dopo i numerosi dietrofront di questi mesi non può cedere anche sulla Tav.

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