Tav, riflessioni di un (ex) agnostico

Nel seguire il dibattito corrente sul tema della (o del) Tav, un “cittadino” non ideologizzato sullo specifico tema rischia di trovarsi scaraventato in una sorta di gioco del Monopoli dove, a seconda della casella in cui i dadi lo fanno cadere, sembra di aver compreso qualcosa come l’esatto opposto, con la sola prospettiva di maledire infine i dadi.

Paolo Foietta, nominato nel 2015 presidente dell’Osservatorio Tav e tacciato di partigianeria dai grillini in combutta con altri No Tav, viene “licenziato” in questi giorni dal governo dopo aver incassato, nel corso degli anni, fior d’accuse per le sue posizioni. Conseguentemente, Marco Ponti, presidente della Commissione che ha elaborato l'analisi costi-benefici sulla Tav Torino-Lione per conto del governo grillino-leghista, fa la sua comparsata sugli schermi tv illustrando le conclusioni alle quali sono approdati gli studi “contro”. Ora, a vedere le espressioni facciali del professor Ponti nell’illustrare, indipendentemente dagli argomenti portati, i contenuti delle analisi, viene la voglia incontenibile di contattare la Curia alla ricerca di un esorcista (non ridete; la Chiesa ancora nel 2019 ne contempla il ruolo!).

A sentire però Chiamparino e Fassino con tanto di elucubrazioni, cifre e argomenti alla mano, la posizione grillina appare a dir poco sballata quanto autolesionistica. Costoro, i grillini, continuano a ipotizzare quale alternativa alla Tav un utilizzo più intensivo della attuale linea ferroviaria incappando, così, nella controreplica dei Si Tav i quali sostengono come il vecchio percorso sia inadeguato per gli standard attuali e quanto una “attualizzazione” delle antiche infrastrutture ottocentesche comporti sì e no il medesimo sforzo finanziario con, però, un impatto ambientale devastante, quello sì, rispetto al “buco” della Tav.

Ancora, i sostenitori No Tav portano un elemento che anche l’agnostico fa difficoltà a non considerare: lo Stato perderà oltre un miliardo di pedaggi autostradali a causa del trasferimento su ferrovia dei container. Evviva, verrebbe da strillare. Invece la commissione “grillina” inserisce il dato tra i costi. Ma come! Liberare le strade da migliaia di Tir impiegati nel trasporto di milioni e milioni di tonnellate di merci, inquinando di particolati, di Co2, di polveri tossiche prodotte dagli pneumatici l’intera valle padana è un costo? Se qualcuno accusai grillini di essere strumento della lobby dei Tir, sta sbagliando?

Per rendere il concetto di come si possa pilotare un “parere”, chi scrive porta a esempio una propria personale esperienza di quando da “addetto ai lavori” assistette, non quale semplice testimone, a una singolare (ma non troppo) vicenda: un assessore regionale inoltrò all’ufficio legislativo della propria Regione una richiesta di parere circa la legittimità di un provvedimento da adottare. Ebbene, dopo alcuni giorni, un avvocato dell’ufficio legislativo contattò “per le vie brevi” l’assessore regionale rivolgendogli la seguente domanda: “Lei vuole che esprimiamo un parere positivo o negativo?”.

Insomma, i grillini la smettano di sbandierare l’analisi costi-benefici quale oggettiva determinazione di un gruppo di tecnici avulsi dal contesto. Non ci vengano a turlupinare. Le scelte sono esclusivamente politiche e nessun drappo “tecnico” potrà celare le vergogne di un governo le cui peculiarità sono l’incompetenza conclamata e la palese cialtroneria. L’inutile ministro grillino Toninelli asserisce che è preferibile la manutenzione delle opere esistenti a un buco nella montagna. Peccato che la “profonda” considerazione dell’inutile ministro ignori, a detta dei Sì Tav, che i quattrini dell’opera in questione derivino in buona parte da stanziamenti europei non “riciclabili” per attività diverse da quelle per le quali fu deliberato il finanziamento. Dunque, o fai la Tav o addio ai quattrini e, di conseguenza, a decine di migliaia di posti di lavoro nonché del contesto in generale, senza, peraltro, alcuna contropartita. Leggendo e rileggendo, guardando e ascoltando di Sì Tav e No Tav, l’agnosticismo di chi scrive inizia a vacillare.

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