Alessandria, rifacciamo bene i conti

La recente pronuncia della Corte dei Conti contiene una serie di rilievi ai quali la Giunta e il Consiglio comunale dovranno a breve rispondere per affrontare le criticità ancora presenti e che non potevano essere risolte in un arco temporale breve. Il Comune di Alessandria deve semplicemente continuare il lavoro iniziato nell’estate del 2012 scrivendo un bilancio di previsione 2019 che sappia esprimere una scala di priorità sugli interventi da finanziare e presentare un consuntivo 2018 che risponda alle richieste della Corte dei Conti. Al gruppo consiliare PD interessa che l’enorme lavoro svolto nel quinquennio 2012 – 2017 non vada perso e non venga strumentalizzato o banalizzato pertanto sarà a disposizione nelle commissioni consiliari e in Consiglio comunale per dare una mano, se sarà chiamato a collaborare.

Sullo sfondo, la politica nazionale che continua a massacrare i Comuni mitizzando il ruolo delle Regioni che, semmai, sono uno dei problemi da risolvere. Le Autonomie Locali così non possono andare avanti quindi o il legislatore interviene con una riforma fiscale a vantaggio dei Comuni oppure le politiche di bilancio locali  saranno l’eterna chimera della nostra e di altre  comunità. Alla luce di questa situazione paradossale che mette in causa l’unico Comune in Italia che ha affrontato seriamente la sua necessaria ristrutturazione, al contrario di Comuni che annaspano da anni in situazioni di pre dissesto o dissesto sostanziale, l’unico binario praticabile per il Comune di Alessandria è da un lato continuare sulla strada della sua riorganizzazione e, dall’altro, battere i pugni a Roma affinché finisca il mortale andazzo dei tagli.

Chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo questo articolo apprezzerà numeri e contenuti di quanto è stato fatto dal 2012 al 2016 per restituire al Comune, a tutte le forze politiche e  ai cittadini la possibilità di tornare a programmare le spese e gli investimenti. Quel che segue è frutto di dati riscontrabili nei bilanci e negli atti ufficiali riassunti nella relazione di fine mandato 2017 inviata alla Corte dei Conti come da normativa vigente.

Offriamo questi dati, ufficiali, non per riprendere tecnicismi che ai più possono dire poco, ma semplicemente per restituire il lavoro fatto dall’amministrazione comunale soprattutto a beneficio di quei cittadini che possono sentirsi smarriti o delusi di fronte alla nuova pronuncia della Corte dei Conti. Pronuncia che non solo deve essere rispettata ma alla quale occorre dare risposte credibili qui ed ora. Nel merito significa evitare di tornare alla situazione del 2011, anno in cui erano oltre sessanta le ingiunzioni di pagamento piovute sul Comune. Inoltre, oggi a preoccupare è anche la condizione del Gruppo Amag che è la gamba su cui si regge il sistema dei servizi pubblici locali di Alessandria, attenzione che deve essere  contestuale  a quella riservata al Comune.

Sintesi sulle politiche di bilancio 2012/2016 del Comune di Alessandria

Grave crisi di liquidità. Anticipazione di tesoreria pari a 24.839.038,00 euro pressoché utilizzata per intero (saldo disponibile al 15 maggio 2012 inferiore a un milione di euro appena sufficiente a coprire le spese stipendiali lorde del mese) e un flusso annuo di entrate per la tariffa rifiuti (TIA) già anticipato per oltre il 90% da Equitalia (in allora possibile), ma non utilizzato per saldare i debiti nei confronti dei Soggetti partecipati dall’Ente comunale della filiera dei rifiuti (raccolta, trasporto e smaltimento finale).

In secondo luogo, il fallimento legato alle operazioni straordinarie di riequilibrio finanziario del bilancio, programmate nella seconda metà dell’anno 2010 e il successivo omesso intervento dei conseguenti tagli alla spesa corrente dell’esercizio 2011 – intervento che avrebbe, al contrario, dovuto esserne lo sviluppo consequenziale – portarono alla definitiva divaricazione tra entrate e spese correnti del bilancio comunale. Così come attestato da due deliberazioni della Sezione Controllo della Corte dei Conti piemontese durante l’anno 2011 e che portarono, inutilmente, all’obbligo di riapprovare il rendiconto della gestione 2010 e il bilancio di previsione 2011 nel mese di dicembre 2011.

Giova ancora ricordare come l’ammissione del mancato rispetto del patto di stabilità 2011 a cui fu costretta l’Amministrazione nei primi mesi dell’anno 2012 a seguito della riapprovazione dei relativi bilanci mise in evidenza l’impossibilità di opporsi alla dichiarazione di dissesto finanziario.

Tutto ciò rendeva improponibile ogni tentativo di impostare un’azione amministrativa e finanziaria in regime di ordinaria gestione (con le norme in allora vigenti che non prevedevano ancora l’istituto relativo agli enti locali deficitari, c.d. “pre-dissesto”) senza interrompere gran parte dei servizi pubblici essenziali e generare una crisi sociale di immane rilevanza per la città a seguito di oltre trecento licenziamenti tra i dipendenti dei Soggetti partecipati. Di tutto ciò si accorse la Sezione Controllo della Corte dei Conti piemontese e l’allora Prefetto di Alessandria che intimarono, ai sensi dell’art. 6 secondo comma del D. Lgs. 6 settembre 2011, n. 149, al Consiglio Comunale di procedere alla dichiarazione di dissesto finanziario. Dichiarazione che avvenne il 12 luglio 2012.

Solamente più tardi, nel corso del 2013, dopo aver effettuato una radicale revisione contabile e in occasione dell’approvazione del Rendiconto della gestione 2011 (mai in precedenza approvato) emerse la reale dimensione del dissesto finanziario. A fronte di 91 milioni di euro di proventi gestionali, i relativi costi furono superiori a 119 milioni. 28 milioni di risultato negativo della gestione confermarono che la gravità del disequilibrio rischiava di aumentare di anno in anno in misura esponenziale. La revisione straordinaria effettuata peggiorava ulteriormente la situazione chiudendo il 2011 con una perdita di esercizio di oltre 53 milioni di euro.

Non fu difficile osservare che la grave crisi finanziaria aveva finito per incidere negativamente anche sull’assetto patrimoniale dell’Ente al 31 dicembre 2011. A fronte di un patrimonio netto di 138,6 milioni di euro (ma dei quali 28,6 milioni per beni demaniali inalienabili) il differenziale del circolante (crediti + cassa – debiti) era salito a – 197,4 milioni di euro, addirittura superiore al valore complessivo patrimoniale lordo dei beni demaniali. Il totale complessivo dei debiti (oltre 312 milioni di euro) non solo superava di molto il valore dei beni alienabili, ma addirittura si avvicinava al valore complessivo delle immobilizzazioni materiali (340,7 milioni di euro) rendendo false tutte le valutazioni fatte dalla precedente Amministrazione in merito alla possibilità di onorare i debiti alienando il patrimonio immobiliare disponibile. Peraltro, proprio i tentativi di collocare sul mercato immobiliare, in grave crisi dopo il 2009, parte del patrimonio disponibile trasferito a due Società veicolo, avevano nel tempo determinato un ulteriore deficit extra bilancio che superava i 10 milioni di euro.

Alcuni Soggetti partecipati dell’Ente comunale avevano artatamente continuato ad iscrivere crediti nei propri bilanci, al fine di mantenere nominali pareggi economici, nei confronti dell’Ente comunale socio per prestazioni di sevizio che non erano riconosciuti all’interno del bilancio comunale. Si trattava, cioè, di debiti fuori bilancio nei casi in cui le prestazioni fossero state effettivamente rese. Di ciò si accorse anche la precedente Amministrazione negli ultimi mesi di mandato operando un goffo tentativo di approvare una deliberazione di Giunta a riconoscimento di tali partite, ma omettendo – in violazione della norma di cui all’art. 194 del D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 – di indicare una qualsivoglia fonte di finanziamento dei nuovi debiti in via di riconoscimento.

Tutto ciò premesso, apparve indispensabile, per la nuova Amministrazione, progettare e attuare un disegno straordinario di risanamento economico – finanziario che costrinse per il quinquennio 2012 / 2016 ad operare avendo come principale se non unico obiettivo il ripristino di condizioni minime di solvibilità dell’Ente, di stabilità dei servizi pubblici storicamente erogati o prodotti e di salvaguardia dei livelli occupazionali.

In sintesi, le direttrici d’azione furono le seguenti:

conseguimento dell’obiettivo di patto di stabilità perduto nel 2010, anche a discapito degli investimenti che, comunque, furono per Legge impediti fino all’approvazione del bilancio stabilmente riequilibrato (obiettivo raggiunto nel 2014 e a tutt’oggi mantenuto);

ristrutturazione organizzativa dell’Ente comunale (obiettivo raggiunto con la drastica riduzione delle unità di direzione e con sacrifici economici da parte di tutti i Dipendenti; sacrifici conseguenti alla riduzione del lavoro straordinario a pagamento, dei buoni pasti e del loro valore, degli incentivi alla produttività, etc.);

liquidazione di tutti i Soggetti partecipati non ritenuti essenziali per le attività istituzionali dell’Ente e inderogabile programma di raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario per quei Soggetti ritenuti strategici nell’erogazione di servizi pubblici locali (obiettivo raggiunto col fallimento delle aziende decotte e con l’introduzione di sistemi di controllo sui piani strategici e industriali dei Soggetti partecipati);

salvaguardia dei livelli occupazionali (obiettivo raggiunto sia per quanto concerne l’Ente comunale per il quale non si sono registrati esuberi in disponibilità, sia per i principali Soggetti partecipati ad eccezione di quei contratti parasubordinati o a tempo determinato che, per Legge, non poterono essere riconfermati);

ricerca di finanziamenti privati (sia a debito che in partecipazioni societarie) al fine di mantenere un livello minimo di investimenti produttivi in condizioni critiche di bilancio (obiettivo raggiunto con la creazione del Gruppo societario multi utility AMAG in grado di reggere il confronto concorrenziale, di attuare politiche industriali di territorio e di affiancarsi ai partner privati per lo sviluppo infrastrutturale della Città, leggasi teleriscaldamento, trasporti pubblici, rete idrica e impianti di depurazione);

salvaguardia della presenza pubblica nell’ambito delle attività socio – culturali, museali e teatrali in condizioni drammatiche a seguito della chiusura del Teatro comunale per danni ingenti arrecati da lavori effettuati durante il precedente mandato amministrativo (obiettivo raggiunto con la creazione dell’Azienda Speciale Multiservizi “Costruire Insieme”);

riorganizzazione del settore scolastico educativo per il recupero di efficienza e di produttività preservando i buoni livelli qualitativi che storicamente il settore aveva garantito in città (obiettivo raggiunto anche mantenendo attivi i servizi di asili nido fortemente a rischio di chiusura l’indomani della dichiarazione di dissesto finanziario).

Si potrebbe continuare parlando del miglioramento dei tempi medi di pagamento (182,08 giorni nel 2016 contro gli oltre 360 giorni del 2011), delle procedure di pagamento della massa passiva del dissesto finanziario, della risoluzione di importanti problemi ereditati in tema di liquidità vincolate che non risultavano più in Tesoreria, della forte spinta al digitale e all’informatizzazione dei sistemi, ma vale la pena ricordare solamente che, grazie all’opera effettuata nel quinquennio 2012/2016, è stato possibile attuare le prime azioni di ripresa delle politiche pubbliche cittadine e degli investimenti.

A riprova del raggiungimento degli obiettivi sopra citati, parlano i risultati del Rendiconto della gestione 2016. Il patrimonio netto dell’Ente salito a 238,2 milioni di euro (+ 71,8% rispetto al 2011). I debiti complessivi scendono da 312 milioni a 276 milioni (- 11,5%).

Il valore patrimoniale delle immobilizzazioni finanziarie chiuso a 82,1 milioni nel 2016, dopo aver toccato il minimo storico di 66,4 milioni del 2015 a causa dei fallimenti societari che l’Amministrazione ha dovuto subire; segnale inequivocabile, quest’ultimo, del successo ottenuto nella ristrutturazione di tutto il Gruppo societario dell’Ente.

È col risultato relativo al contenimento della spesa corrente (85,3 milioni di euro nel 2016 rispetto ai 105,2 milioni del 2011; – 18,92%) che si registra il dato più significativo relativo ai programmi di riequilibrio finanziario dell’Ente comunale.

I punti di debolezza esposti:

la presenza di 2 parametri strutturalmente deficitari sui 10 previsti (nel 2011 erano 4) relativi alla difficoltà di liquidità dell’Ente (smaltimento dei residui passivi) e alla difficoltà di adeguare le riscossioni di entrata alle previsioni e agli accertamenti di bilancio per la parte corrente;

le questioni aperte relative alla liquidazione delle due Società di cartolarizzazione (SVIAL e VALORIAL) costituite dalle precedenti Amministrazioni che non hanno potuto concretizzare il piano di dismissioni immobiliari coerente con l’indebitamento a suo tempo contratto a favore degli equilibri di parte corrente del bilancio comunale; piano che, peraltro, si dimostrò insufficiente e inefficaci allo scopo.

(Quelli esposti sono dati e contenuti scritti e inviati alla Corte dei Conti nella relazione di fine mandato 2017)

* gruppo consiliare Pd Comune di Alessandria

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