Un Paese che non crede più nel futuro

Il nostro è un Paese che si sta svuotando, un Paese che non si riconosce. Senza più orgoglio ne voglia di cambiare. Molte delle nostre realtà economiche se ne sono andate via, hanno preferito i paesi ex comunisti, oggi fiori all’occhiello per crescita economica e operosità. Siamo diventati come quel burocrate incallito di una certa età che vive tra le scartoffie giallognole in un vecchio archivio comunale, il quale non si accorge che il tempo è passato, che il mondo è cambiato ed insieme al mondo le persone che lo abitano.

Da molti anni la politica è assente da tutto, più assomigliante a un consiglio di un vecchio condominio decadente, che a un parlamento nelle piene funzioni istituzionali. Un paese in bilico tra un voto e un altro, tra un Sì! e un No!, questa è l’Italia, fin quando non ci renderemo conto di essere rimasti soli in un deserto senza acqua, nulla potrà cambiare, rimarremo il fanalino di coda di un treno globale in acceleramento, un treno che non guarda più in faccia nessuno, che rischia di non fermarsi nemmeno davanti al rosso; Il treno delle grandi potenze mondiali che stritoleranno tutto e tutti, anche i copiosi lamenti di un popolo autolesionista, incapace di vivere la realtà per quello che è.

print_icon