Il senso di giustizia dei grillini
Alfredo Quazzo 08:00 Domenica 28 Giugno 2020 0
Emilio Fede, già direttore dei telegiornali Rai 1 e Mediaset Rete 4 è stato condannato in via definitiva nell’aprile 2019 a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione in seguito al processo Ruby bis sulle cosiddette serate a luci rosse nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. Lo scorso ottobre, il tribunale di sorveglianza di Milano aveva deciso di accogliere l’istanza presentata dai legali del giornalista che chiedeva di non andare in carcere a causa di alcune gravi patologie. Lunedì 22 giugno, in attesa dell’autorizzazione, che sarebbe giunta in giornata, del giudice del tribunale di sorveglianza milanese, Emilio Fede, dopo aver informato i carabinieri di Segrate, è partito in treno per Napoli per raggiungere la famiglia e festeggiare, mercoledì 24 giugno, il proprio compleanno (89 anni!) e quindi, il giorno successivo, far ritorno a Milano.
Il giornalista, proprio il 24 giugno, è stato arrestato nel capoluogo partenopeo per evasione dagli arresti domiciliari mentre cenava in un ristorante-pizzeria del lungomare in compagnia della moglie, l’ex senatrice di Forza Italia Diana De Feo e di alcuni amici. Fede ha detto: “Ero convinto di aver concluso il periodo dei domiciliari e che mi potessi spostare”. Ha avvisato il comandante dei carabinieri di Segrate ed è partito senza avere alcun riscontro né dai militari dell’Arma né dal tribunale di sorveglianza di Milano.
Data la natura del reato per il quale è stato condannato (favoreggiamento alla prostituzione) e di cui Fede si è sempre dichiarato innocente, trovo aberrante per una persona di 89 anni il carcere, arresti domiciliari compresi. Tuttavia è anche singolare non rispettare gli arresti domiciliari pensando di aver finito di scontare la pena, ma certo alle soglie dei novant’anni tutto può succedere, anche di dimenticare qualcosa di importante.
In tutta questa vicenda la cosa più sconcertante e penosa è Il commento, ovviamente su Facebook, del presidente della Commissione antimafia Nicola Morra (5 Stelle) che recita: “A 89 anni il rispetto delle regole non è dovuto? Ricordo che dopo le cene eleganti si lamentava di esser rimasto al verde. Poverino". Affermazione che getta una preoccupante zona d’ombra su questo ex professore di Storia e Filosofia nei licei Scorza e Telesio di Cosenza. Nel 2013, a 49 anni, Morra fa il suo ingresso in Parlamento come neopresidente della commissione Antimafia. Morra ama la storia e la filosofia, e ama esibire ciò che sa a colpi di citazioni dotte e disquisizioni colte. Qualche tempo fa, replicando al rischio dittatura in Italia evocato da Berlusconi, ha affermato: “La dittatura ci sarà, e sarà durissima: la dittatura della legalità”.
Nicola Morra, a parole, sembra voler interpretare Louis Antoine Léon de Saint-Just uno dei più “intransigenti” rivoluzionari ( periodo del Terrore durante la Rivoluzione Francese del 1789) e membri del Comitato di Salute Pubblica presieduto da Maximilien De Robespierre(detto l’Incorruttibile). Louis Antoine Léon de Saint-Just mori all’età di 27 anni sul patibolo della “Ghigliottina”, così come il suo amico e presidente Maximilien De Robespierre che di anni ne aveva 36. Il nostro ex professore di Storia e Filosofia, invece, è approdato alla sua “Rivoluzione” all’età di 49 anni… diventando, con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, senatore della Repubblica Italiana e senza il rischio di dover perdere la testa!