Un Piemonte da Recovery

A leggere i giornali si vedono almeno due Torino e due Piemonti. Dalla parte pubblica si vive alla giornata quasi a sperare di vincere al Super Enalotto. Dall’altro lato vediamo imprenditori, grandi e piccoli, che difendono con i denti la loro azienda e lavorano per un futuro positivo, ultimo il Piano investimenti delle Industrie Cornaglia.

Intanto, come ci ha detto recentemente Bankitalia l’area metropolitana di Torino sarà quella che perderà di più dalla crisi economica generata dalla pandemia e dal lockdown. Sì perché la crisi non è solo il frutto del blocco delle attività deciso dal Governo ma anche il frutto della paura generata dal Covid 19. Basta guardare la grave difficoltà di bar e ristoranti a riprendere la loro attività per capire che sin qui il Covid ci ha cambiato in peggio e il conto lo paga soprattutto la domanda di consumi e il commercio. I consumi però nel nostro Paese valgono quasi il 65% del Pil. Ecco che se le amministrazioni pubbliche e le aziende non ridurranno drasticamente lo smart working o lavoro agile faremo molta fatica a riprenderci.

In questa situazione la Politica con la P maiuscola dovrebbe pensare in grande per difendere e per rilanciare economia e lavoro, ma in giro non si vedono tante idee. Eppure oggi avremo la opportunità di candidarci a ricevere una parte dei fondi europei del Recovery Fund. Un’opportunità unica perché la Tav, che al di là dell’opinione del sindaco di Lione l’abbiamo definitivamente salvata con le nostre manifestazioni e con il voto del Senato del 7 agosto 2019, da sola non basta anche perché arriverà solo nel 2030. Eppure Torino e il Piemonte debbono rinnovare e completare la rete infrastrutturale e debbono finanziare il rinnovamento della nostra manifattura. Ma le finanze pubbliche sono scarse.

Il Piemonte non è solo vecchio dal punto di vista anagrafico è anche vecchio dal punto di vista del suo sistema infrastrutturale e manifatturiero. Tutte le autostrade piemontesi, costruite negli anni 50 e 60 salvo l’autostrada del Frejus, sono interessate da lavori di manutenzione straordinaria, tutte. Verso la Liguria la situazione è drammatica. La A6 nella parte montuosa non è messa bene, la A 26 da Ovada al mare un disastro, la A7 idem. Delle 14 corsie di marcia, A e R, delle tre autostrade da tempo ne funzionano solo 6. Eppure la Liguria non è solo la terra turistica ma è anche la capitale della logistica italiana con tre porti che movimentano il 55% del traffico merci italiano. Finalmente hanno alzato la voce anche gli imprenditori milanesi dopo che il Sole 24 ore ha messo in prima pagina la foto del blocco del traffico. Non parlo della A5 anch’essa interessata da lavori sulla quale pesa come un macigno la frana di Quincinetto.

Secondo il direttore di Banca d’Italia per il Piemonte il 2020 rischia di essere l’anno peggiore dalla Unità d’Italia. In una città che da anni parla, appunto si limita a parlarne, di Manufacturing Center, con una Camera di Commercio che mesi fa si è divisa sul finanziamento del Center che dovrebbe rilanciare la manifattura piemontese, il primo settore economico della nostra Regione. Una città e una regione in cui si è persa la concretezza che invece altre città hanno in misura importante, per le quali questo 2020 rischia di essere pesantissimo. Una città che ha un’area bellissima come quella che dal Valentino va sino al Palazzo del Lavoro, il capolavoro di Luigi Nervi, da anni in grande abbandono, e che invece occorrerebbe rilanciare puntando a grandi manifestazioni fieristiche internazionali.

In questa situazione un’opportunità che la politica torinese e piemontese dovrebbe assolutamente cogliere è il Piano italiano del Recovery Fund che il Governo deve presentare in Europa a Settembre. Ne ho già parlato su queste colonne senza ricevere risposta.

Torino e il Piemonte preparino, come stanno facendo altre aree del Paese, una proposta affinché dentro il Piano italiano del Recovery Fund sia previsto un “Pacchetto Torino-Piemonte” che comprenda la linea 2 della metropolitana, la tangenziale Est, gli interventi per una politica dell’auto e della mobilità del futuro e la ristrutturazione di Torino Esposizioni e Palazzo Nervi.

Torino e il Piemonte non possono perdere la opportunità che questo grande pacchetto di fondi europei ci dà per rilanciare economia e lavoro dopo vent’anni di declino. Se non si hanno grandi idee non è peccato prendere spunto da altri.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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