Fare tesoro di ciò che abbiamo vissuto

La storia testimonia troppe occasioni in cui l’uomo non ha saputo far tesoro del passato come invece avrebbe dovuto, al fine di evitare le conseguenze della ripetizioni dei medesimi errori. La vita si impreziosisce delle esperienze già vissute, ma non sempre vi si dà il giusto valore. La pandemia di Covid-19 ha rappresentato un importante quanto inaspettato banco di prova per la Sanità nazionale, specie per quella pubblica, in cui mi onoro di operare da qualche anno. A febbraio ero tra quelli che sommessamente sussurravano che il Coronavirus non avrebbe fatto i danni che in pochi prevedevano, probabilmente come forma di autonoma tranquillizzazione per il mio animo. Avevo appena ricevuto l’incarico di Direttore di Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione di Rivoli e la sfida si prospettava già avvincente. Cominciai a metter da parte la leggerezza dei primordi e a subodorare la mole della situazione in arrivo, quando un sabato iniziarono ad arrivare i primi input riguardanti una fantomatica Unità di Crisi, in cui tutti i Direttori della mia specialità avrebbero da lì a breve garantito una presenza continuativa di coordinamento fino al termine dell’emergenza.

In pochi giorni siamo stati costretti a reinventare e riorganizzare i nostri servizi, del tutto efficienti per le attività ordinarie, ma impreparati allo tsunami Coronavirus. Le misure di igiene e protezione individuale sono state innalzate al massimo livello, con filtri invalicabili come le frontiere tra le nazioni e con coperture di protezione pressoché complete, incrementando del 50% la fatica del nostro lavoro. Il primo paziente negativo, il secondo pure e così via fino al primo caso positivo accidentale, la trasformazione della Rianimazione da non-Covid a Covid ed il trasferimento dei pochi negativi. Poi il lazzaretto di pazienti Covid+, in crescita rapida, più rapida di quanto potessimo permetterci: la rinascita del vecchio blocco operatorio ormai in disuso, il luogo più simile ad una Terapia Intensiva che potessimo prendere in considerazione. Carta bianca dalla Direzione, le maestranze all’opera, tempi record per la realizzazione di una Rianimazione bis, esattamente sottostante alla principale. Da 5 posti letto disponibili siamo riusciti a ricavarne 19, ed i pazienti hanno cominciato a fluire imponentemente. Tra le rimanenze archeologiche ma funzionali dei magazzini ed il supporto della Protezione Civile, siamo riusciti a dare assistenza ad un ingente numero di pazienti gravi: molti sono sopravvissuti e sono stati restituiti alle loro famiglie ed alle loro vite. Molte soddisfazioni ma anche molta tristezza e ferite psicologiche forse indelebili.

Infine la morsa si è allentata e stiamo tutti ricominciando gradualmente a vivere, per tornare a nostra volta alle nostre vite, sia familiari che lavorative. Partivamo con meno di 300 posti letto di Terapia Intensiva, li abbiamo raddoppiati in “guerra” con mezzi di fortuna, ci accingiamo a stabilizzarli e a predisporci per un eventuale rapido incremento in caso di necessità come nello scenario appena passato, per non farci più cogliere di sorpresa.

Si fa tesoro delle esperienze e si garantisce alla Sanità Pubblica il plauso per la battaglia vinta contro tutto e contro tutti. Come accennavo però, la storia non sempre ė magistra vitae, e chi deve decidere non lo fa sempre con il supporto dei dati reali e complessivi. Le annunciate bocciature dei nostri Direttori Generali tengono conto del solito ignorante criterio economico-finanziario anziché di valutazioni oggettive di performance e di valore dei servizi sanitari offerti dalla Sanità Pubblica, la migliore del mondo, universale e gratuita. Lo scenario appena superato ha richiesto l’allocazione di ingenti risorse, superiori a quelle usualmente disponibili, ma con risultati evidenti in termini di salute pubblica per la popolazione del Piemonte e dell’Italia intera. L’amministratore deve, a mio modesto parere, farsi guidare da dati incontrovertibili e il più possibile completi nel prendere decisioni importanti per la salute di tutti noi: la logica grettamente economico-finanziaria e, ancor peggio, quella politica ci consegneranno un futuro di incertezze e forse inadeguatezze, costringendoci a ricominciare daccapo nei nostri percorsi locali di crescita e miglioramento con ottimizzazione delle risorse.

Non si può pretendere un risparmio in guerra: la prossima volta saremo armati con fionde e cerbottane, le vittime sul campo saranno maggiori e, alla fine, caccerete i nostri Generali per le troppe spese e non per i risultati raggiunti. La guerra costa, se la si vince si festeggia, non si castrano gli eserciti dopo la pugna vinta. In questo sì, purtroppo, la storia si ripete e sempre si ripeterà con la leggerezza che tutto fa sembrare lieve nonostante tutto. Al domani ci penseremo poi. Forse ci penseranno altri.

*Dr. Michele Grio, Direttore SC Anestesia e Rianimazione di Rivoli

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