Il rilancio non arriverà dal Sistema Torino

Caro Direttore,
da 50 anni i giornali sono i miei fedeli compagni di viaggio verso quegli anni che mi auguro distanti, anni che come dice il poeta diventeranno giorni. Senza i giornali non avrei fatto quel po’ di buono che ho fatto per la Comunità, da quando a fine‘’73 dopo la guerra del Kippur aumentò spaventosamente il prezzo del petrolio e quindi il costo della bolletta della luce. A partire da un mio studio, ero contrattista all’Enel di Settimo, sui consumi delle famiglie che abitavano in quel tempo il Villaggio Olimpia di Settimo, che spiegai e diedi al Ministro Donat-Cattin, il mio grande idolo politico. Dopo neanche un mese, l’ultimo grande Ministro della tradizione piemontese, concordò con i sindacati la “tariffa sociale” della energia elettrica che riduceva il costo della bolletta sino a 180 kWh: un provvedimento che durò ben 35 anni e che dimostrò la superiore capacità di Donat-Cattin a trovare le soluzioni ai problemi. Miei premi: un’intervista in prima pagina della Gazzetta del Popolo e la chiamata a collaborare con Donat-Cattin.

Se i parlamentari e gli uomini di Governo studiassero così i problemi del Paese non saremmo l’ultimo Paese in Europa per tasso di crescita economica.

Oggi i giornali sono molto meglio impaginati, sembrano infatti belle riviste, ma mi pare facciano più fatica a individuare la linea strategica per la città. Oggi sulla cronaca cittadina de La Stampa in prima pagina trovi uno splendido articolo di Petunia Ollister nel quale la prima Capitale d’Italia viene definita la bellissima e  enigmatica Città metafisica. Un articolo agostano, il mese nel quale in molti andiamo alla ricerca del tempo perduto, rileggendo Proust o rivedendo i nostri album fotografici.

Oggi però la città metafisica viene capita sempre di meno dai giornali, dalla politica, dal sindacato e soprattutto dal Sistema Torino. Sì, perché come dice un mio caro amico in pensione, illustre docente di Storia economica, la città continua ad essere governata dal Sistema Torino, quello che ha dato il via appunto alla candidatura di Castellani che come vedi è stato chiamato a fare il Padre Nobile della nuova Alleanza che, sponsorizzata da La Stampa, da Repubblica e dal Corriere Torino, vorrebbe ritornare a governare Torino dopo la esperienza insufficiente della Giunta Appendino.

Progetti nessuno. Unico obiettivo evitare che Torino cada nelle mani del centrodestra. Non interessa se proprio da Castellani sia iniziato il declino economico e sociale di Torino. L’Ires, come mi ha confermato il nuovo direttore, non elabora più la tabella che conferma la mia analisi, datata 2008, secondo la quale il Piemonte da oltre vent’anni cresce meno della media nazionale. Come se nella Juve richiamassero a giocare Tardelli o Platini anche se oggi corrono ad una velocità sensibilmente inferiore a Ronaldo e Dybala. 

Nessuno che faccia un bilancio degli ultimi 25 anni. È la somma che fa il totale direbbe il Principe De Curtis. Ed è solo il totale che ci può dire se le scelte strategiche fatte negli anni 93-95 hanno dato risultati positivi o meno. È  il primo lavoro che farebbe un buon manager cui si vuole affidare un’azienda da rilanciare. Invece chi ha governato Torino non ha mai fatto un bilancio sociale della propria attività e non si è accorto del declino come i tre illustri professori che scrivono nel 2020 un libro sulla Torino che si è fermata e leggendolo scopri che la città si è fermata nel 2008. Se lo capivano prima era meglio. Torino per rilanciarsi deve leggere meglio i numeri reali e deve avere una nuova vision non la paura che a Palazzo Civico arrivi il centrodestra, dopo che se ne saranno andati i barbari dei Cinque stelle.

Ma i bilanci pare non si possano fare al Sistema Torino. Per la grande informazione torinese, o così sembra dalla lunga sequela degli articoli nati sulla idea dell’ex genero di Castellani, figlio di un grande costruttore,  l’unico e il principale obiettivo è che non vinca il centrodestra, non i problemi pesanti del  commercio, delle partite Iva, degli artigiani, delle piccole imprese, della ricerca, del lavoro etc.

Il Sistema Torino, alleato con una parte del sindacato e gratificato dai resoconti di ogni tipo di incontro, anche quelli con 40 persone che se capitasse ad altri sarebbero definiti “flop”, decide gli incarichi nelle banche e nei posti di potere senza curarsi se le grandi banche torinesi negli ultimi 20 anni abbiano aiutato l’economia torinese, il lavoro torinese, il futuro di Torino, o abbiano beneficiato mostre, spettacoli che servono a rendere piacevolissima e non noiosa la vita in questa bellissima città solo alla metà della Città che sta bene. Incurante della metà della città che sta male, alla quale pensano solamente i miei amici Dovis della Caritas e  Olivero del Sermig.

Negli ultimi anni mentre il sindacato si batteva per il lavoro che c’è, per il lavoro che non c’è si è mossa solamente Sì Lavoro, fondata dal sottoscritto nel 2016. Eppure segnali per capire che questa storia è sbagliata sono tanti. Basta leggere i numeri che La Stampa oggi e Torino Cronaca ieri danno sulla crisi sociale quasi a preannunciare un Autunno Caldo che potrebbe favorire il ritorno dei Forconi cui questa volta si aggiungerebbero le partite Iva.

I giornali hanno accompagnato la vita della nostra bellissima Torino nel rilancio dopo la perdita della Capitale, nella nascita della industrializzazione, nelle guerre, l’hanno aiutata a riprendersi in modo particolare dopo la seconda guerra mondiale, ne hanno raccontato il Boom, raccontavano quando i nuovi arrivati coltivavano i pomodori sui balconi, l’hanno aiutata nell’Autunno Caldo del 69, hanno accompagnato il declino della Fiat, non l’hanno difesa dalla perdita di grandi aziende, l’hanno accompagnata nel sogno effimero delle Olimpiadi. Sapranno stimolare la politica a puntare sulle energie migliori e più coraggiose come quelle della piazza Sì Tav del 10 novembre 2018? In fondo quella Piazza a Torino ha dato un futuro certo per il 2030.

Torino per uscire dal declino non ha bisogno di minestre riscaldate ma di grande vision e di capacità di Governo. Lo capiranno le tante energie che ci sono nella città che è ora di fare squadra per offrire un programma per il rilancio a partire dal modo in cui si utilizzeranno i soldi a fondo perduto del Recovery Fund e sperando che l’alleanza Fiat-Peugeot dia una nuova linfa alla città che solo con la nuova manifattura e con le infrastrutture, come la Tav o quelle verso i porti, potrà ritornare ad attrarre investimenti esteri.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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