Le istituzioni facciano bene i “conti”

I bilanci degli enti sono una polveriera sulla quale si alimenta la giusta indignazione dei cittadini. Ma la politica continua irresponsabilmente a sottovalutare il problema

La notizia data da Lo Spiffero l’11 maggio u.s.: “Bilancio falso, esposto alla magistratura” che informa circa la denuncia che l’opposizione intende presentare alla Procura della Corte dei conti sul bilancio della Regione 2012 rappresenta la classica goccia che fa traboccare il vaso dell’indignazione dei cittadini (certamente dei “pistini” come me, per usare il linguaggio della nota dello Spiffero) verso le istituzioni che (si fa per dire!) ci governano: Comune e Provincia di Torino e Regione Piemonte.

 

Comune di Torino: il più indebitato d’Italia. Eppure coloro che hanno determinato questo disastro (smettiamola, per cortesia, di parlare sempre e solo di spese per le Olimpiadi, di debiti virtuosi – inesistenti in natura perché i debiti sono, sempre e comunque, buchi da tappare -, ma parliamo anche, ad esempio, delle rocambolesche operazioni sui derivati che hanno un padre ed una madre, ma non risulta che abbiano mai avuto censure da nessuno) si sono brillantemente ricavati altri spazi o in famose aziende, o nel governo di prestigiosi enti bancari. In un’azienda privata, sarebbe successa la stessa cosa, oppure non si sarebbe scelta la strada dell’allontanamento a vita? E il cittadino si chiede: ma non ci sono responsabilità per tutto ciò? La risposta è: NO! Ed io pago, come diceva Totò (ma se a Torino avviene questo, non diversamente accade a Roma, dove un Sindaco si è lasciato dietro una montagna di debiti, dicendo che sarebbe andato definitivamente in Africa a fare il missionario, ma è tutt’ora ben presente sulla scena nazionale). Poi vediamo un Assessore al bilancio che si dà un gran da fare per risanare le finanze con le multe, ma avalla felicemente operazioni di privatizzazioni dagli opachi contorni, con buona pace del principio della trasparenza delle amministrazioni pubbliche. E, da ultimo, non paga debiti di importo non trascurabile.

 

Provincia di Torino: e chi si preoccupa di dare applicazione all’articolo 23 del Decreto Monti “Salva Italia” sulla soppressione delle Province? La vera preoccupazione è di non applicarlo per salvare rendite e prebende (ovviamente sempre nel superiore interesse dei cittadini, che non potrebbero sopravvivere senza le Province!). E tutto questo nonostante che il decreto Monti cominci ad operare e ben nove Province italiane (5 di Regioni a Statuto ordinario e 4 di quelle a Statuto speciale) siano state ormai commissariate. Nella recente tornata elettorale s’è parlato di tutto, ma questa notizia è stata volutamente taciuta per favorire l’opera dei “conservatori ad oltranza” delle Province, altro che progressisti-riformisti.

 

Regione Piemonte: la notizia prima riferita - e data da Lo Spiffero (unica fonte benemerita di informazione su questi fatti), in altri tempi avrebbe fatto scattare, oltre che la paralisi amministrativa dell’Ente, anche inchieste, dibattitti, ecc. E questo non perché i cittadini sono malvagi, ma perché in questi fatti ci sono macroscopiche violazioni di legge. Se il bilancio è falso, come si garantisce la “buona amministrazione”? E se è falso, si perseguano senza indugio gli autori, poiché il falso nel bilancio pubblico non è stato depenalizzato, ma dovrebbe comportare pesanti responsabilità personali. Un imperante torpore mentale fa, ormai, accettare tutto come normalità. E quella del bilancio è soltanto l’ultima (in ordine di tempo) delle “brillanti” operazioni della gestione della Regione.

 

Per concludere. E’ sotto gli occhi di tutti che i cittadini si stanno rivoltando contro i malgoverni. Tutti (a parole) dicono di temere derive eversive, non sconosciute al Paese. Ma in Piemonte “tutto va ben, Madama la Marchesa!”. E non serve, come fanno Ministri, invocare il “senso dello Stato”: dove l’avevano questo senso i tesorieri dei partiti quando gestivano allegramente i nostri soldi? Di rivolte popolari per tasse sul sale e sul macinato è piena la storia, e le conseguenze per i governanti non furono sempre indolore. Il crollo del consenso per i partiti politici non è già un’avvisaglia, o la colpa è sempre dei cittadini che non capiscono come i loro governanti proteggano sempre con amore i lori interessi?

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