Processo torture in carcere, in aula testimonia garante Gallo

A un detenuto che amava trascorrere il tempo in cella disegnando furono gettati via di prepotenza i pennarelli: c'è anche questo fra i presunti episodi di arbitrio da parte della polizia penitenziaria nel carcere delle Vallette, a Torino, ricordati oggi in tribunale da Monica Gallo, garante comunale per i diritti delle persone private della libertà, nella testimonianza resa al processo per presunti casi di tortura. Alcune delle vicende elencate da Gallo non compaiono nei capi di imputazione, perché non sono state considerate reato o perché non sono stati individuati i presunti autori. Il processo, che riguarda 22 imputati, si riferisce agli anni 2017-18. Gallo ha ricordato di avere inoltrato diverse segnalazioni al vertice del carcere ma che, con il passare del tempo, il rapporto di fiducia con il direttore dell'epoca si incrinò. "Nel febbraio del 2018 - ha detto - scrissi che, secondo quanto si era stato riferito, un agente ubriaco aveva colpito con un pugno un detenuto. Non ricevetti risposta. Poi chiesi notizie su una circostanza che ci era stata segnalata dal cappellano: il direttore mi rispose che stava partendo per le vacanze e di rivolgersi a un capo area". L'udienza di oggi è stata interrotta quando uno degli avvocati difensori ha manifestato la necessità di allontanarsi per via di un incidente che ha coinvolto un familiare.

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